La virologa Ilaria Capua in un’intervista rilasciata a “La Repubblica” ha parlato di una nuova epidemia dopo il Covid. “Non si può fare finta che non accadrà”, sentenzia. La ricercatrice e divulgatrice scientifica, conosciuta nel mondo per i suoi studi sui virus influenzali, introduce il concetto di “Salute circolare”, fondato nel principio di One health per cui la salute dell’uomo è interconnessa a quella degli animali e a quella dell’ambiente, e a cui si aggiungono le potenzialità dei “big data” e le discipline non biomediche.
“Un’emergenza sanitaria attuale è l’antibiotico resistenza – esordisce – provocata da batteri che sono diventati resistenti agli antibiotici che usiamo. Le istituzioni stanno già lavorando per contrastarla. La Commissione europea ha emanato delle linee guida che hanno ridotto il consumo di antibiotici nel settore veterinario e umano. Per affrontare il problema in maniera adeguata però, serve uno sforzo dal basso: lavarsi bene le mani quando si entra ed esce dalle strutture sanitarie, dalle RSA o dagli asili, da comunità dove è più alto il rischio di infezioni”. Poi insiste su una punto: “Usare gli antibiotici il meno possibile, non per un mal di gola per cui sono sufficienti medicinali da banco. Poi bisogna smaltire i farmaci portandoli nelle farmacie anziché buttarli nei rifiuti urbani. Perché hanno un effetto negativo sulla biodiversità microbica, e scaricati nell’ambiente facilitano l’insorgenza di nuovi ceppi batterici resistenti”.
CLICCA E SEGUICI SU FACEBOOK
Ilaria Capua sulla nuova epidemia: “L’intervallo interpandemico è tra gli 11 e i 40 anni”
Dopo il Covid il rapporto tra la gente e gli scienziati è cambiato. “C’è stata una polarizzazione del dibattito – spiega – chi era scettico è diventato un estremista antiscientifico, mentre chi credeva poco adesso ci crede di più. La pandemia è stato un evento trasformazionale, ha scosso determinati equilibri che riguardano anche la fiducia nella scienza. Io credo che i progressi della scienza siano sotto gli occhi di tutti, e perciò nonostante il dibattito continuerà a polarizzarsi per alcune visioni poco equilibrate, è importante continuare a fidarsi del metodo scientifico”.
Sul quando potrà arrivare un’altra pandemia dice: “Dall’inizio del secolo scorso, tra le pandemie influenzali ci sono state la Spagnola, l’Asiatica, la Hong Kong, e poi nel 2009 c’è stata l’influenza cosiddetta suina che è stata una pandemia leggera perché quel virus aveva un cugino circolato negli anni ‘50, e quindi alcune persone fragili come gli anziani avevano gli anticorpi, e poi perchè ci hanno lavorato sin da subito”. “Anche altre emergenze sanitarie come la Sars 1 e l’Ebola sono state fermate grazie al lavoro degli operatori della sanità pubblica – sottolinea -. La storia insegna che l’intervallo interpandemico delle pandemie influenzali è tra gli 11 e i 40 anni. Poi dobbiamo ricordarci, come ci ha mostrato il Covid, che noi homo sapiens siamo vulnerabili, abbiamo una fragilità connaturata col nostro essere vivi”.
LEGGTI ANCHE: “Ilaria Capua: “I no vax risarciscano gli ospedali in caso di ricovero”
“Bisogna avere cura degli ultimi, la forza della catena è legata all’anello più debole”
Ilaria Capua parla poi del ruolo della donna nella scienza di oggi: “Donne nella scienza ce ne sono molte, tra i ruoli nelle istituzioni scientifiche e i lavori dietro le quinte. Il problema è che non si arriva facilmente ai vertici, e io auspico la parità nella dirigenza. Ho fiducia nella generazione successiva alla mia, le giovani che vedo oggi non si sentono inferiori rispetto ai loro colleghi, e secondo dati recenti le ragazze iscritte a medicina e veterinaria sono più del 70%. Credo che il traguardo non sia lontano ma la strada bisogna che ce la spianiamo noi, perché la parità di genere è essenziale per la qualità dei risultati”.
“Alle nuove scienziate dico di non perdere mai quella fiammella che muove la nostra missione – aggiunge -. Rimanendo sempre concentrate sulle proprie capacità; poi, saper scegliere le battaglie da combattere – alcune risucchiano le energie senza possibilità di riuscita – ed altre invece bisogna portarle avanti fino in fondo”. La virologa infine lancia un appello: “Bisogna avere cura degli ultimi, e nel mio piccolo cerco di rendere disponibili a tutti i contenuti scientifici, diversificando tra i vari linguaggi. L’abbiamo visto durante la pandemia: la forza della catena è legata all’anello più debole, ed è responsabilità del mondo scientifico cercare di arrivare a tutti, perché le sfide che abbiamo davanti, come il cambiamento climatico, riguardano ciascuno di noi”.