Nell’acceso dibattito sulla carenza di personale nei ristoranti e nei locali entra a gamba tesa Sandro Bonvissuto, cameriere e scrittore. Un suo articolo pubblicato dal quotidiano “La Repubblica” sta facendo riflettere e discutere.
“Alla gente comune non resta altro da fare che emigrare”
“Negli ultimi trent’anni in Italia gli stipendi sono calati – esordisce – Ma solo in Italia. Hanno lievitato ovunque. Tranne che qui. Gli analisti si sono avventurati in cerca di spiegazioni, ma ci vorrebbero speranze adesso (…) Davanti ad un’economia ora in crescita, ma che incomprensibilmente si accompagna ad un lavoro che non da prospettive, di fronte a aziende che aumentano i fatturati mentre gli stipendi restano inchiodati, per via di prezzi che salgono a dispetto delle buste paga, alla gente comune non resta altro da fare che emigrare”.
“Il problema sono gli stipendi bassi, i giovani non sono scansafatiche”
“Il capitalismo nazionale dovrebbe farsi un esame di coscienza – sentenzia – ed ammettere di aver sbagliato, almeno negli ultimi tre decenni. Intanto la fine del concetto di sindacato lascerà ogni lavoratore completamente solo nella giungla dell’impiego. Questo per quello che riguarda gli adulti. I giovani, invece, scapperanno da questo Paese. E non perché i ragazzi siano dei viziati ai quali ‘non gli va di lavorare’. Il problema sono gli stipendi bassi, che è un’invenzione vostra, non che i giovani sono ignoranti o scansafatiche o che preferiscano percepire il reddito di cittadinanza. L’idea che si debba lavorare comunque anche con uno stipendio ridicolo altrimenti sei un fancazzista è un’idea fortemente oscurantista e conservatrice”.
“La gente è uscita rinnovata da una profonda crisi esistenziale”
“E prendersela col reddito di cittadinanza è una cosa reazionaria – conclude – Se un imprenditore soffre la concorrenza del RDC (che per un lavoratore giovane sarà sui 500 euro al mese), mi immagino a quale stipendio la sua azienda stia facendo riferimento (…) E se nessuno vuole andare a lavorare per l’elemosina è perché la gente sta uscendo rinnovata da una profonda crisi esistenziale: la pandemia ha insegnato di nuovo alle persone il valore del proprio tempo. Il lavoro nel tempo diventerà una cosa da ricchi, qualcosa che potranno praticare (per ripulirsi la coscienza) solo i figli di papà, i quali avranno studiato nelle migliori scuole del mondo, ma se non potranno dire sui social di aver lavorato almeno mezza giornata in una catena di montaggio, nella vita non saranno mai nessuno”.