16 Novembre 2023, 12:49
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Guillermo Mariotto, testimonial del Moige contro il bullismo, è stato a sua volta vittima dei bulli. E’ lui stesso a parlarne in un’intervista al “Corriere della Sera” in cui ripercorre l’inferno vissuto a scuola, a Caracas, la città di cui è originario. “Stare chiusi in un bagno e non sapere a chi potersi rivolgere, non ai genitori, non a un fratello, non a un amico, è una tortura, un incubo – spiega lo stilista 57enne al “Corsera” – A me andò bene, reagii, picchiai i bulli che mi dicevano che ero gay. Ero forte, battagliero. Ma non tutti hanno questo carattere, c’è chi si chiude in se stesso, penso a quel povero ragazzino che si è tolto la vita a Palermo. Penso ai suoi genitori, al loro dolore”.
Guillermo Mariotto racconta di come mise il capo dei bulli all’angolo affrontandolo a scuola, su un campo di calcio. “Ero sui 13 anni e quel giorno giocavo in difesa – ricorda – Come sempre ero bersagliato da insulti irriferibili. All’ennesimo, esplosi. Raggiunsi a centrocampo il boss del gruppo con cui avevo già questionato, un malandrino, tale Muniz, e gli montai sulle spalle, strappandogli i capelli dalla testa. Fu spettacolare, una scena davanti a genitori e professori (…) Divenni un intoccabile. Avevo vinto la mia guerra, quando Muniz mi vedeva cambiava strada”.
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Il giudice di “Ballando con le stelle” spiega perché era finito nel mirino dei bulli: “Si capiva che ero gay, vestivo in un certo modo, forse più elegante degli altri. I bulli sbroccavano perché ero forte nello sport, ciò li mandava letteralmente in bestia: figurarsi, un omosessuale (…) Primeggiavo nella ginnastica a corpo libero. Eravamo a metà degli anni Settanta e mi sbeffeggiavano dicendomi che parevo Nadia Comaneci, l’olimpionica rumena”. “Mi picchiavano regolarmente – aggiunge – mi aspettavano sotto casa. Se sono andato bene nell’atletica, con buoni tempi nei 100 metri, è perché ho imparato presto a scattare e scappare”.
Guillermo Mariotto aveva dalla sua parte la “favolosa nonna materna Leonor”. “Le volevo un gran bene – confessa – Ripeteva: ‘Guarda che non sei sbagliato, sei solo nato nel posto sbagliato. Prenditi una laurea e vai via da qui’”. Lo stesso non si può dire del resto della sua famiglia: “Mio fratello arrivò a dirmi che ero la macchia del nostro cognome, papà e mamma… mah, siamo lì. Seguii il consiglio di nonna Leonor, andai in California, oasi di libertà, e mi laureai al College of Arts in disegno industriale”.
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16 Novembre 2023, 12:49