27 Gennaio 2024, 10:53
2' DI LETTURA
La storia di Marco è quella di un caso unico in Italia. Marco nasce donna ma non si riconosce nel suo corpo e intraprende quindi un percorso di trasizione. Ma a complicare tutto arriva una notizia inaspettata. Quando ormai mancava l’ultimo step, i medici che lo hanno in cura in una clinica di Roma scoprono che Marco è in dolce attesa di cinque mesi. La storia è stata resa nota da “La Repubblica” ed è diventata oggetto di studio per i medici che trattano questo tipo di percorso. Marco ha affrontato una lunga terapia psicologica per ottenere la diagnosi di disforia. Poi anche la terapia ormonale che aveva già dato i primi frutti.
Dopo essersi sottoposto alla mastectomia, stava per affrontare l’ultimo intervento, l’isterectomia, cioè l’asportazione dell’utero, ma la scoperta della gravidanza ha bloccato il percorso. Una situazione delicata da gestire per i medici che hanno in cura il ragazzo, soprattutto dal punta di vista psicologico.
CLICCA E SEGUICI SU FACEBOOK
La certezza in questo momento è che l’intervento di isterectomia non è praticabile. Sono state inoltre sospese le cure ormonali in attesa degli accertamenti sulla sua salute e su quella del bambino. Come ha spiegato Giulia Senofonte, endocrinologa romana esperta di percorsi di terapia gender affirming su “La Repubblica”: “Un volta scoperto che Marco è incinta la prima cosa da fare è sospendere immediatamente la terapia. Se l’interruzione della terapia non è stata immediata, possono esserci conseguenze soprattutto nel primo trimestre di gravidanza, momento delicato per l’organogenesi del nascituro. È difficile ragionare in astratto: dipende tutto dalla tempistica di sospensione e dal dosaggio di testosterone che la persona sta assumendo”.
La scoperta della gravidanza è stato un duro colpo per il giovane che ha anche valutato un’interruzione di gravidanza che in Italia è possibile i primi novanta giorni, soltanto davanti a gravi malformazioni del feto o al pericolo di vita durante la gravidanza o durante il parto per chi lo porta in grembo. Una condizione non ancora verificata. Sempre secondo l’endocrinologa, i rischi maggiori per Marco e il nascituro “sono dovuti alla combinazione di valori elevati di entrambi gli steroidi sessuali (testosterone ed estrogeni) con ripercussioni sulla salute generale ad esempio sullo stato coagulativo, l’ipertensione arteriosa e così via”.
Ma come è successo che Marco sia incappato in una gravidanza durante il percorso? “La terapia ormonale blocca il ciclo mestruale ma non è un contraccettivo – ha spiegato ancora la dottoressa – La persona può continuare ad ovulare e, di conseguenza, incorrere nel rischio di gravidanze. Chi si occupa di transizione di solito consiglia pillole contraccettive che si possono usare durante la terapia ormonale”. Quello di Marco è un caso rarissimo e comunque diverso da quello dei “papà cavalluccio marino”, persone che per scelta portano avanti una gestazione, molto rari all’estero, ma inesistenti in Italia.
Pubblicato il
27 Gennaio 2024, 10:53