Giovanna Mezzogiorno torna al cinema ed esordisce alla regia di un cortometraggio dal titolo “Unfitting”, ovvero “Inadeguata”. Un progetto particolarmente apprezzato alla “Festa del cinema di Roma”. “Unfitting” è una storia autobiografica, protagonista è Carolina Crescentini che veste i panni di Giovanna Mezzogiorno. Il corto ha tra gli interpreti anche Ambra Angiolini, Marco Bonini, Massimiliano Caiazzo e l’agente Moira Mazzantini nei panni di se stessa. Si parla di “dittatura estetica” e bodyshaming, quello che ha subito l’attrice. “Ho preso 20 chili durante la gravidanza dei miei due gemelli – ha spiegato Giovanna Mezzogiorno in conferenza stampa – Poi, è pure un alibi: sono stata grassa 10 anni anche per pigrizia, perché ho fatto più vita casalinga che lavorativa, era più facile andare a svuotare il frigo. Bisogna essere onesti”.
“Nessuno mi ha aiutata, a parte i medici che mi hanno seguita”
La regista ha dichiarato di essere stata messa da parte anche dalle persone che riteneva amiche che le hanno voltato le spalle. “Nessuno mi ha aiutata – ha dichiarato – a parte i medici che mi hanno seguita”. “Nemmeno quell’attore che consideravo un fratello – ha aggiunto senza fare nomi – ma è sparito nel nulla quando il cinema ha iniziato a tagliarmi fuori e a ricamare leggende infondate su di me: è malata, non tornerà mai più in forma… Perfino una cisti sull’occhio che ho mostrato in un programma tv è servita ad alimentare le cattiverie su di me”. Giovanna Mezzogiorno, figlia del compianto attore Vittorio Mezzogiorno, prende spunto dal suo progetto per denunciare una condizione che l’ha molto segnata come donna e come professionista. Dice tutto, ma senza fare nomi: “Ma in futuro potrei cambiare idea…Devono sentirsi scomodi sulle loro sedie. Conosco uno per uno quelli che mi hanno derisa, discriminata, offesa”.
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“Alla fine ce l’hanno fatta a farmi perdere venti chili, ma a che prezzo…”
“Volevo raccontare la mia storia – ha svelato Giovanna Mezzogiorno a “Il Messaggero” a proposito del corto presentato alla Festa di Roma – che somiglia a quella di tante altre donne penalizzate perché non sono fisicamente perfette. Io, che ho quasi 50 anni, sono stata molto male. Ma per una ragazza questo tipo di pressione può essere devastante”. Una condizione di emarginazione che le ha fatto prendere la decisione di dimagrire in modo drastico. “Mi sono lasciata condizionare dal mio ambiente – ha confessato – dalla società. Stavo impazzendo. Così ho intrapreso un dimagrimento violento che ha avuto gravi conseguenze sulla salute. È stata una debolezza di cui mi pento. Alla fine ce l’hanno fatta a farmi perdere venti chili, ma a che prezzo…”. “Essere schietti e diretti non può diventare un’arma degli altri per offendere, denigrare, ricamare leggende su una mia malattia… sono cose gravi da dire, possono rovinare la vita di una persona – ha sottolineato – Le offese sul corpo possono essere devastanti in fase adolescenziale, tanto da indurre a gesti gravi. A me è successo in un’altra età e posso dire che fa male comunque, fa male sempre”.
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“Le donne sono state molto più crudeli degli uomini, la solidarietà femminile non esiste”
Giovanna Mezzogiorno ha parlato di un ambiente ostile e di cattiverie: “Le donne sono state molto più crudeli degli uomini. La solidarietà femminile non esiste. È uno slogan di cui ci si riempie la bocca perché fa figo, si sbandiera perché richiama l’aria del tempo (…) Le donne sono le prime schiave della dittatura estetica che richiede la perfezione fino a 80 anni”. L’attrice ha fatto anche riferimento ai suoi figli che hanno visto il corto perché “non devono azzardarsi a fare commenti sull’aspetto fisico delle ragazze. Adesso si preoccupano che io mi nutra. E se mangio, lo faccio anche per loro”. La regista ne è uscita grazie alla sua forza e al suo spirito di resistenza “che mi ha salvato in tutte le prove difficili della vita. Sono sempre andata avanti a testa alta, sono un’attrice generosa e ho portato a casa ottimi risultati. Non mi hanno fatto lavorare perché ero ingrassata? Peggio per loro”.