Gino Paoli dichiara che quest’anno non guarderà il “Festival di Sanremo” e lo fa nel corso di un’intervista al podcast “Tintoria” con Daniele Tinti e Stefano Rapone. La puntata è stata registrata a Genova davanti alla platea sold out del Teatro Sant’Agostino. Il cantante l’anno scorso ha partecipato come ospite alla kermesse più attesa dell’anno. Quest’anno invece neanche lo guarderà in tv e spiega anche le sue ragioni, come si evince da un video pubblicato da “Rolling Stone”. Gino Paoli parla di un Festival che non guarda più alla qualità delle canzoni, ma solo al contorno e allo spettacolo. Alla domanda diretta del conduttore risponde: “No, non guardo Sanremo”. E aggiunge: “Una volta le case discografiche mandavano la canzone migliore che avevano, arrivavano le migliori canzoni. Era il Festival della canzone, non era neanche importante chi la cantasse. Poi le case discografiche si sono accorte del potere rituale che Sanremo ha per l’Italia e adesso fanno il prodotto finito e lo mandano a Sanremo”.
“Sanremo è una spettacolo squallido, contano gli scandali”
Un meccanismo totalmente diverso dal passato, come denuncia il cantante che dà la colpa anche alla televisione: “La televisione a un certo punto si accorge che lo spettacolo di Sanremo funziona, arriva non solo in Italia ma anche fuori, e allora si appropria di Sanremo e lo fa diventare lo squallido spettacolo che è adesso. Nani e ballerine, c’è un po’ di tutto. Lì contano gli scandali per far parlare”. Gino Paoli non usa mezzi termini e sottolinea che oramai si tratta solo di un’evento che poco ha a che fare con la qualità delle canzoni. “Prima era tutta un’altra cosa – aggiunge – era un fatto anche economico globale quello delle canzoni che andavano a Sanremo, perché erano state scelte da un editore, quindi avevano dei filtri già talmente importanti che la canzone di m*rda non arrivava a Sanremo, invece adesso ci arrivano soprattutto quelle di m*rda”.
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“Lucio Dalla era un talento naturale, te ne accorgevi anche solo parlando con lui”
Nel corso dell’intervista, Gino Paoli parla anche della sua autobiografia “Cosa farò da grande. I miei primi 90” scritta con Daniele Bresciani. Il cantante racconta una serie di aneddoti sulla sua vita e sulla sua lunghissima carriera ammettendo di essere diventato un cantante suo malgrado. Quindi ricorda la sua amicizia con Luigi Tenco e Lucio Dalla: “Lucio era un talento naturale, che te ne accorgevi anche solo parlando con lui. Un giorno stavamo incidendo in sala di registrazione e lui si era messo nudo, con le mutande in testa e cantava. Si trovava ben così”. Poi svela: “Lui era a Sanremo il giorno in cui Luigi Tenco si è sparato, era nella stanza accanto. Se ci fossi stato io a Sanremo si sarebbe fermato tutto, perché se muore un operaio in una fabbrica si ferma tutto. Noi facciamo un mestiere e il mestiere va rispettato”.