08 Dicembre 2024, 16:04
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Gino Cecchettin commenta la condanna all’ergastolo inflitta in primo grado a Filippo Turetta, assassino di sua figlia Giulia, in un’intervista esclusiva rilasciata a Gianluigi Nuzzi per “Quarto Quadro”. “Quei pochi minuti durante la sentenza mi hanno cambiato totalmente il punto di vista – esordisce – Come padre non è cambiato nulla perché da un anno a questa parte non ho Giulia e non c’è giorno che non sia uguale all’altro. Mi sveglio la mattina con il dolore di una mancanza forte che si sente come non mai. Anzi più passa il tempo, quando penso a Giulia, ho un dolore più profondo. Da quel punto di vista lì, sapevo che la sentenza non avrebbe fatto differenza”.
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I giudici non hanno riconosciuto l’aggravante dello stalking perché a loro dire Giulia Cecchettin non avrebbe avuto paura e ansia nei confronti dell’ex fidanzato Filippo Turetta. “Noi non possiamo sapere che cosa ha attraversato Giulia – afferma il padre – Una pressione di presenza sia sui social che reale è da considerarsi stalking. Quando arrivano centinaia se non migliaia di messaggi al giorno, te lo ritrovi di fronte alla fermata dell’autobus…sicuramente Giulia non deve aver attraversato dei momenti felici. Non possiamo dire che non aveva paura. Magari Giulia quando vedeva Filippo tranquillo non aveva paura, poi quando mandava migliaia di messaggi magari si preoccupava”.
Allo stesso mondo è caduta l’aggravante della crudeltà. “Cos’è la crudeltà? È infierire oltremodo sulla persona che stai conducendo alla morte e penso che Giulia l’abbia attraversata tutta – sentenzia Gino Cecchettin – Questo non sarebbe neanche da discutere”. La sentenza prevede un risarcimento economico e Gino Cecchettin trova tutto questo “avvilente”. “Questo è il momento dove forse ho sentito più disgusto perché la vita viene paragonata ad una cifra – spiega – Non c’è cifra che possa riparare l’affetto mancato di una figlia. Forse ho iniziato a sentirmi male quando ho sentito Giulia paragonata a delle cifre come se tutto fosse quantificabile in questa vita”.
Il padre di Giulia Cecchettin si esprime così sulla cosiddetta giustizia riparativa che prevede un confronto tra chi è rimasto vittima e chi è carnefice: “Ci vorrà del tempo ma potrebbe essere una tappa nel momento in cui il percorso viene fatto da entrambi nel modo giusto. Quindi ci deve essere un perdono sincero e un percorso riabilitativo di un certo tipo. Immagino che ci voglia del tempo perché si arrivi a questo ma io non lo escludo. Filippo dovrebbe aiutare a capire il fenomeno che l’ha portato a fare quello che ha fatto. Cosa si scatena nella mente di chi arriva a fare un gesto di questo genere. Lui l’ha provato, quindi con onestà e sincerità, unito ad un professionista che riesca a far breccia sul suo percorso, potrebbe aiutare veramente chi come lui è in quella condizione”.
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“La casa in cui viviamo ci ricorda dove Giulia e Monica (la moglie scomparsa prematuramente, ndr) hanno vissuto con noi – conclude Gino Cecchettin – È intrisa di ricordi e per questo ancor più di valore. Cercherò di non cambiare l’arredamento perché so che su questi mobili Giulia e Monica hanno messo mano, ci hanno messo cura. È un po’ vuota, soprattutto ci sono delle stanze vuote dove si sente la mancanza e quella fa eco”.
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08 Dicembre 2024, 16:04