Gigi D’Agostino, ospite a “Supernova”, podcast di Alessandro Cattelan, è tornato a parlare della sua malattia ma non solo. Uno dei deejay più iconici tra gli anni ’90 e 2000 è conosciuto tra i suoi fan come “Il capitano” per il suo look. Dopo gli ultimi due anni difficili a causa dei problemi di salute, il deejay svela di vivere e dormire nello studio dove produce musica e lavora le sue canzoni: “La casa e lo studio sono lì insieme. Io sperimento continuamente. Questo è proprio il mio respiro. Mi dà qualcosa di bello a me principalmente e poi vengono fuori delle cose si provano in serata e si suonano e poi diventano magari produzioni, però non c’è nulla di programmato. Lo studio è molto incasinato, il disordine è essenziale per me. Ho le cose che mi servono e devono essere pratiche per me. È molto semplice. Quanto tempo ci passo dentro? Quasi tutto”. “Io ho il letto dove ho lo studio – aggiunge – quindi dormo proprio nello studio. Questa è una figata. Io voglio dormire nel posto migliore per me. A volte mi piace svegliarmi prestissimo. I primi anni quando lavoravo sempre in discoteca non potevo. Poi è cambiato tutto, dipende dai giorni però mi piace dormire. Sì, sono un dormiglione”.
“Il brano nasce subito, solo che nel mio caso, per esempio, durava 18 minuti”
Gigi D’agostino spiega al conduttore come nasce la sua musica. Le sue canzoni sono lunghissime ma tutto ha una logica. “Il brano nasce subito, solo che nel mio caso, per esempio, durava 18 minuti – dice – Nei mesi successivi cercavo di dargli un taglio. Nel ’99 ho pubblicato quella che doveva essere una compilation ma poi è diventato un album perché ha avuto molti consensi. Lì c’erano i brani nelle versioni almeno di 7-8 minuti. Per me erano già super cortissime. E l’ho fatto uscire così come era poi. È stato un album particolarmente fortunato e poi si sono create le radio edit”. Poi aggiunge: “Decellerare è un’altra mia passione che ho scoperto da piccolino, un mondo nuovo. La dance in Italia mi ricordo era velocissima, 140-145, e poi c’era l’hardcore in Europa a 160. Riuscivo a suonare certi brani, che magari mi piacevano melodicamente. Venivo a Milano. Mi alzavo la mattina presto, c’era un posto dove praticamente stampavano i transfer per i vinili, potevi farti una copia unica. La facevo incidere ai giri che interessavano a me e questo era l’unico modo perché diversamente era difficile”.
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“L’intelligenza artificiale in musica? E’ una grande opportunità”
La musica oggi è molto cambiata così come il mercato musicale. “Questo è un problema proprio di un’evoluzione di mondo skip – afferma il deejay – cioè hai troppe cose. Però questo è un altro tipo di problema. Poi io ovviamente ho vissuto diciamo la radio da ragazzino. Alla fine degli anni settanta dove addirittura andavano in onda anche le parti con gli assoli. Ora c’è molta più scelta. Io sono sempre stato un grande ascoltatore, ho delle playlist differenti perché sennò torni sempre sulle stesse”. Alessandro Cattelan chiede al suo ospite come si concilia la creatività con l’avvento dell’intelligenza artificiale nella musica. “Nelle canzoni dei cantautori secondo me sgami l’ingenuità dell’intelligenza artificiale se parliamo di brani – replica il producer -. La dance magari semplice viene fatta anche dagli umani. Secondo me c’è una grande opportunità. Un conto è se viene utilizzata così solo per clonare Random. Però se invece un artista la utilizza per espandere quello che già ha dentro, allora diventa il tuo collaboratore. Mi ci devo mettere perché mi incuriosisce molto perché può estendere veramente. Hai una visione che un altro a fianco te la estende”.
Gigi D’Agostino ricorda i primi anni nelle discoteche: “Sono stato molto frequentatore. Mi sono fatto proprio del male perché io stavo da quando alle dieci e mezza facevano l’apertura ai DJ, erano gli anni ’80. Uscivo quando ci cacciavano fuori. A me piaceva proprio ballare, ma in maniera estrema quindi io ho vissuto prima da cliente, poi ho cominciato da dj che faceva tutte le serate e lì impari come devi intrattenere tutti”.
“In cucina è importante anche l’armonia dei colori. A volte il sale non serve”
Si cambia discorso e si parla di cibo. “Per me la cucina è fondamentalmente – svela – la scelta di cosa mangerò, della preparazione in base anche i colori e all’armonia. Quindi colori e sapori, anche lì c’è una parte creativa importante. Prima quando sentivo fame mangiavo, quando stavo in studio e disgraziatamente c’era vicino una pasticceria o una panetteria. Ho imparato a fare le cose che gradisco, come le gradisco. Quello che mi ha spinto a perdere più tempo è proprio evitare di pasticciare troppo. Le combinazioni evitano di dover come dire creare una sorta di monotonia monotonia culinaria. A volte anche il sale non è non serve”. “Uno capisce che non è solo un problema perché fa male alla salute, ma è proprio che tu stavi come dire uniformando il tutto – afferma -. Se tu quella cosa non la gradisci senza sale, iniziati a chiedere se ha un gusto”.
Poi aggiunge: “Per me ci sono molte verdure che hanno un gusto particolare e io le uso come combinazione perché sono loro stesse che danno un gusto. Poi ci sono altre cose che hanno bisogno di un pizzico di sale”.
“Tagliavo i fili del campanello della porta e del citofono, perchè mi urtano”
Gigi D’Agostino parla poi del suo rapporto con la fama e con il pubblico. “Ancora quando vivevo con i miei mi ricordo di aver tagliato i fili della corrente che facevano suonare il campanello della porta e così anche per il citofono. Perché queste due cose a me proprio mi urtano. Quando sei a casa tua deve essere fuori dal mondo. Per me non può esistere che uno viene a citofonare. Poi le segreterie telefoniche per fortuna. Facevo i messaggi un po’ così, sembrava che io rispondevo a chi chiamava. mi ricordo quando è nato il primo telefonino, non c’era il numero. Io non rispondevo fine. Poi sono nati questi telefonini di nuovo la stessa storia. Allora la segreteria telefonica. Secondo me ti rende creativo è bellissima. Io non ho le suonerie del telefono, non ho nessuno che può citofonare”.
Riguardo al rapporto con i fan dice: “Non mi piacciono gli abbracci. Io torno un po’ indietro nel tempo e nei club siamo un po’ tutti sudati. Voglio dire vado avanti o indietro, si generano delle situazioni poco armoniche”.
Gigi D’Agostino sull’annuncio della malattia: “Ho dovuto fare il post per evitare i chiacchiericci”
Dopo l’annuncio della malattia e le cure, il deejay spiega perché ha dovuto rivelarlo: “Ho dovuto fare il post per evitare i chiacchiericci e perché c’era un concerto in Lituania. Ho dovuto comunicarlo perché sennò che ne sai cosa veniva fuori. Allora ho preferito essere io a farlo. Ho dovuto farlo. La malattia ti cambia totalmente, la sofferenza, la paura. Insomma sono quelle cose che ovviamente ti spostano proprio da un’altra parte, quindi dopo la percezione totale ma anche le decisioni sono prese in modo differente. A me è andata abbastanza bene”. Ma i fan non lo hanno mai abbandonato. “L’affetto dei fan esiste davvero poi in quei momenti lì. Quella cosa fa piacere. Arriva molto forte questa parte di umanità. Tutti abbiamo quella cosa potentissima che evidentemente lì a me è arrivata tantissimo”.
“Poi mi hanno scritto per diversi mesi anche delle mail – svela- è stato bello per tutto il periodo finché poi non ho ricominciato. Ricevi talmente tanto che rimane un po’ quell’ansia, chissà se riuscirò a restituirlo”.
“Hanno utilizzato la melodia di una mia canzone per dei cori razzisti in Germania”
“È vero che sei stato escluso da Sanremo?”, chiede Alessandro Cattelan. “Qualche settimana fa è uscita fuori una roba che ero stato escluso a Sanremo. Ma io manco ci sono stato – risponde – Però gli dai l’importanza giusta. Ma anche se fosse”. Poi racconta un episodio inedito: “Molti mesi fa hanno utilizzato la melodia di una mia canzone per dei cori razzisti in Germania, sembrava una roba di quartiere. Poi è diventato invece una cosa politica e poi si è estesa anche alla UEFA che l’ha vietata. Io ovviamente ho fatto l’intervista solo per dire quantomeno che si erano confusi tutti perché la mia era una canzone d’amore. Però al di là di una risposta non ho voluto aggiungere”.
“Stiamo parlando di razzismo, io non ci avevo niente a che fare ok? Si è ingigantito. Lì era diventato un problema politico. L’unica soluzione, non so se la più giusta, è proprio di non buttare altra benzina. Ho risposto solo a due giornali nazionali ma giusto dando il mio pensiero”, conclude.