19 Novembre 2024, 18:27
7' DI LETTURA
Gigi Buffon ha parlato della sua vita privata, della moglie Ilaria D’Amico ma anche dell’ex moglie Alena Seredova. L’ex portiere della Nazionale di Calcio italiana, nella sua carriera, ha collezionato il record assoluto di 176 presenze, ha partecipato a 5 Mondiali e 4 Europei. Si è ritirato ufficialmente dal calcio giocato il 2 agosto 2023 e attualmente ricopre il ruolo di Capo Delegazione della squadra azzurra. In un’intervista al “Corriere della Sera” ha ricordato gli inizi: “Ho esordito in Nazionale che non avevo ancora compiuto 15 anni. Fui convocato con la Under 16 per giocare a Edimburgo, contro la Scozia. Era la prima volta in uno stadio britannico: gli spalti in legno, tifo indiavolato, un muro di trentamila persone addosso. Nebbia. Ero in panchina. Si mise a nevicare. Prato tutto bianco. Il mister mi chiamò: ‘Buffon, tocca a te’”. L’ex campione ha scritto la sua autobiografia con Mario Desiati. Pubblicata da Mondadori si intitola: “Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi”.
“C’è qualcosa di masochista, nel portiere – ammette –. I campi della mia giovinezza erano gli stessi degli anni 70: l’area dura come il cemento. I vecchi portieri li riconosci dalle mani ferite, dai fianchi dolenti, dalle tante volte che sono caduti fino a sanguinare. Ho avuto un solo procuratore nella vita, Silvano Martina. E l’ho scelto perché aveva le mani piene di cicatrici. Mani da portiere”.
CLICCA E SEGUICI SU FACEBOOK
Gigi Buffon ammette che ogni portiere ha in sé una vena di follia: “Parla da solo. Parla con i suoi guantoni. Io ho sempre avuto una buona dose di strafottenza. Senza di quella, non sarei sopravvissuto”. L’ex portiere racconta un momento difficile che ha attraversato nel corso della carriera. “Era la fine del 2003, il campionato era cominciato bene, poi cominciammo a perdere colpi e stimoli – ricorda – Eravamo reduci da due scudetti di fila: dopo l’up, il down. Mi si spalancò davanti il vuoto. Cominciai a dormire male. Mi coricavo e mi prendeva l’ansia, pensando che non avrei chiuso occhio”. Poi sono arrivati gli attacchi di panico: “Sentivo una pressione al petto, non riuscivo a respirare, pensai che non avrei mai voluto essere lì e non avrei mai potuto giocare la partita. Juve-Reggina, in casa. Andai dall’allenatore dei portieri, che era un grande: Ivano Bordon. Lui mi tranquillizzò: ‘Gigi, non devi giocare per forza’. Ripresi fiato. Guardai scaldarsi il secondo portiere, Chimenti, che è un mio carissimo amico”.
“Pensai che ero davanti a una sliding door, a un passaggio decisivo della mia carriera, della mia vita – prosegue – Mi dissi: ‘Gigi, se tu non entri in campo stavolta, crei un precedente con te stesso. Magari ti succederà una seconda volta, e poi un’altra ancora. E non potrai più giocare’. Così entrai in campo. Feci subito una buona parata. Che salvò il risultato, perché poi vincemmo 1-0”.
Gigi Buffon da quel momento ha dovuto affrontare la depressione. “Il problema rimaneva. Il dottor Agricola fece la diagnosi, poi confermata dalla psicoterapeuta: depressione. Rifiutai i farmaci – ammette -. Ne avrei avuto bisogno, ma temevo di diventarne dipendente. Dalla psicoterapeuta andai solo tre o quattro volte, ma mi diede un consiglio prezioso: coltivare altri interessi, non focalizzarmi del tutto sul calcio”. “Fu allora che scoprii la pittura – rivela -. Andai alla Galleria d’arte moderna di Torino. C’era una mostra di Chagall. Presi l’audioguida. Davanti alla Passeggiata rimasi bloccato per un’ora. È un quadro semplice, raffigura Chagall con la moglie Bella mano nella mano; solo che lei vola. Il giorno dopo, tornai. La cassiera mi disse: guardi Buffon che è la stessa mostra di ieri. Risposi: grazie, lo so, ma voglio rivederla”. Il campione ammette che non si guarisce così facilmente da una depressione, ma aggiunge: “La mia vita è stata davvero così: cadere, rialzarsi. Ho fatto errori, come tutti, e non li ho mai nascosti”.
Gigi Buffon confessa di aver commesso qualche errore, come quello di essersi procurato un diploma falso. “Avevo il complesso di non essermi diplomato – spiega – Mi sentivo in colpa verso i miei genitori, volevo iscrivermi all’università. Stavo facendo un massaggio defatigante, e i due massaggiatori, due Lucignolo, mi dicono che ci pensano loro, che tutti i calciatori fanno così… Insomma, mi procurarono un diploma falso. Un’ingenuità incredibile. Che ho pagato”. Di lui hanno detto che fosse fascista, ma l’ex portiere precisa: “Non sono fascista, tanto meno razzista. Sono un anarchico conservatore. Carrara, la mia città, è terra di anarchici. Credo profondamente nella libertà, e ho pagato un prezzo per questo. Abbraccio i giornalisti, ma non ho mai cercato la loro complicità. E i giornali, i social, contano molto nel nostro ambiente”.
Tra le sue debolezze, c’è quella per le scommesse: “Lo è stata, fino a quando non ho trovato il mio centro. Per qualcuno è un vizio. Per me era adrenalina. Di una cosa sono certo: non ho mai fatto nulla di illegale. Infatti non sono mai stato indagato, non ho mai ricevuto un avviso di garanzia. Perché non ho mai scommesso sulla Juve o sulla Nazionale o sul calcio. Solo sul basket americano e sul tennis. Ora al massimo vado due o tre volte l’anno al casinò. Ma non ne sento il bisogno”.
Gigi Buffon negli anni ha costruito rapporti di amicizia sincera con molti campioni. Di Lionel Messi ricorda: “Finale di Champions del 2015. Intervallo. Sento una mano sulla schiena: ‘Gigi, ce la scambiamo adesso la camiseta?’. Era Messi. I veri grandi non se la tirano mai”. “Con Cristiano Ronaldo – ricorda ancora – abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto: confidenze, giudizi sulle nuove leve. Vedevo in lui una grande forza e anche una fragilità, legata all’assenza del padre, al percorso duro che ha dovuto affrontare. Ma il vero compagno di strada? Quel ragazzo anche lui un po’ strafottente, con l’accento romano, due anni più grande di me, che conobbi nella Nazionale under 16: Francesco Totti. Si creò subito una forte empatia. Francesco è un cavallo di razza: va amato e protetto”. Infine di Mario Balotelli dice: “Si è un po’ perso, perché ha smarrito la concentrazione sul vero obiettivo: diventare il campionissimo che in potenza era. Però vederlo a 34 anni al Genoa, a provarci ancora, mi emoziona”.
Gigi Buffon ha alle spalle un matrimonio finito in modo un po’ turbolento con l’ex modella Alena Seredova. Insieme hanno avuto due figli, Louis Thomas e David Lee. Il primo a cui confessò di essersi innamorato di Ilaria D’Amico fu l’allenatore Antonio Conte: “Mi rispose ‘un fuoriclasse sta con una fuoriclasse’”.
L’ex portiere racconta come si è innamorato della moglie. “È accaduto dopo la partita con il Milan che decise lo scudetto del 2012, quella del gol non convalidato a Muntari, Ilaria mi fece una domanda capziosa: ‘Buffon, se si fosse accorto che la palla era entrata, l’avrebbe detto all’arbitro?’ Non sono mai stato un ipocrita. Risposi che non mi ero accorto che la palla fosse entrata, e se me ne fossi accorto non credo che l’avrei detto. Scoppiò un putiferio”. “Tempo dopo ci siamo trovati in un ospedale, a un evento di beneficenza. Abbiamo cominciato a parlare. E ho capito che la donna algida che vedevo in tv era in realtà dolcissima”, aggiunge. Poi ammette: “Con Alena Seredova era una storia ormai alla fine, attraversata da una crisi profonda. Ma mi ha dato un grande dolore farla soffrire, far soffrire i nostri figli, Louis Thomas e David Lee, che chiamo Dado. Oggi sono felice che Alena abbia un’altra famiglia: ha fatto una figlia, ha un uomo al suo fianco”.
Su Alessandro Nasi, attuale marito della sua ex moglie, aggiunge: “Credo che abbia reso i miei figli persone migliori di come sarebbero stati se fossi rimasto a casa con le nostre infelicità; così come Ilaria ha fatto molto per i miei. Lei aveva già Pietro, insieme abbiamo avuto Leopoldo”. “Siamo una famiglia allargata. Un tempo non ci credevo. Ora ho capito che sono un arricchimento. A patto di avere generosità e pazienza”, conclude.
Pubblicato il
19 Novembre 2024, 18:27