Gianni Boncompagni, venuto a mancare sei anni fa, è sempre stato circondato da belle donne e giovani fidanzate. L’autore di programmi quali ‘Bandiera Gialla’ e ‘Alto Gradimento’, ‘Non è la Rai’ e ‘Quelli della notte’ ha fatto la storia della televisione italiana. E nonostante tutto di sé diceva: “Aspetto ancora di fare qualcosa per cui essere ricordato”. La figlia minore e autrice tv Barbara lo ha voluto ricordare in un’intervista al ‘Corriere della Sera’. Di lui dice: “Papà era zero autocelebrativo. Quando volevano intervistarlo diceva: che noia. Una volta, nei suoi ultimi mesi, era a letto con la flebo e gli portai un gioco: una lavagna di luce su cui scrivere frasi. Gli dissi: scrivi qualcosa di importante. Lui scrisse: ricordati di dimenticare. Quindi, per cosa avrebbe voluto essere ricordato? Forse, per le fidanzate”.
Gianni Boncompagni ha avuto storie con Isabella Ferrari, Claudia Gerini e altre giovanissime
Fidanzate ne ha avute tantissime, molte giovani e famose: “A 80 anni, ne aveva una di trenta. Su questo, era un po’ vanitoso. Ha avuto storie con Isabella Ferrari, Claudia Gerini e altre giovanissime. Ma dopo, quando queste ex dovevano prendere decisioni importanti, tipo comprare casa, chiamavano lui: diventava come un padre per loro. Era paterno anche con quelle con cui ha solo lavorato”. E aggiunge: “Con Isabella, eravamo coetanee. Per un anno, abbiamo convissuto tutti e tre a Roma: studiavamo insieme, andavamo a danza insieme. Siamo ancora come sorelle. Sento ancora anche Claudia Gerini. E Valentina, l’ultima, che gli è stata vicino fino alla fine. Non stavano più insieme, ma papà diceva: forse la lascio. E io: che ti lasci, papà?”.
Barbara Boncompagni: “Io e le mie sorelle siamo rimaste con lui. Avevamo da tre a sei anni”
Ma nonostante sembrasse un uomo frivolo e disattento Barbara Boncompagni lo descrive come un padre ‘noioso’: “Quando si è separato, io e le mie sorelle siamo rimaste con lui. Avevamo da tre a sei anni. Papà era stato un giovane beat ed era un trentenne che iniziava una carriera importante, ma ci ha tirato su con concentrazione. Avrebbe potuto metterci in collegio o mandarci dai nonni, invece, fece di tutto per tenerci: si fece prestare i soldi da Mario Marenco per dimostrare al tribunale che poteva mantenerci. Dopo, è stato un padre ansioso. La sua frase era: attenta, se inciampi, cadi, sbatti la testa e muori”. La madre delle figlie di Boncompagni era svedese: “Figlia di una delle famiglie più ricche di Stoccolma – racconta Barbara – con una vita in stile Downton Abbey, e diventata sindacalista, femminista, una vera intellettuale. Si era innamorata di questo toscano che la faceva ridere, ma non si è ritrovata nella dimensione di famiglia italiana. Dopo il divorzio, è rimasta a Roma, l’abbiamo sempre frequentata”.
“Con Raffaella Carrà ci siamo trovate subito bene, mi chiamava ‘la mia bambina’”
Gianni Boncompagni ha portato a casa molte donne: “La prima è stata Raffaella Carrà, io avevo cinque anni, sono stati insieme forse una dozzina d’anni. Si erano conosciuti per un’intervista, all’alba, in una Piazza di Spagna deserta, magica. Lei 25 anni, lui già tre figlie. Si sono innamorati artisticamente. Lei ha preso casa accanto a noi. Noi bimbe stavamo con la governante, loro facevano avanti e indietro tra i due appartamenti. Immagino questa donna così ordinata, precisa, razionale, alle prese col nostro caos. Io e lei ci siamo trovate subito bene, ero la piccolina, mi chiamava ‘la mia bambina’, mi diceva: non mi dire così che mi fai piangere”. E aggiunge: “Io le dicevo ‘Sei stupenda. Che bello che sei nella mia vita!’”.
“Mi ricordo di quando componeva melodie al piano per Raffaella”
Autore di trasmissioni ma anche di canzoni di successo, Gianni Boncompagni scrisse ‘Ragazzo triste’ per Patty Pravo, ‘Tanti auguri’ per la Carrà: “Io mi ricordo di quando componeva melodie al piano per Raffaella. Quando scrisse Tanti auguri, usò una frase che aveva detto a me quando un fidanzato mi aveva lasciato: e se ti lascia, lo sai che si fa, trovi un altro più bello che problemi non ha”. Barbara Boncompagni racconta l’inizio della sua carriera accanto a papà Gianni: “Da piccola, sono stata alle prove di Mille luci e in tutti gli show di Raffaella. Poi, papà alla regia e io alla conduzione, facemmo Drim. Prima, mi fece perfezionare canto e ballo per mesi, tutti i giorni, a tempo pieno. Mi trovai tra Franco e Ciccio, Roberto Benigni… E sono stata tanto a Non è la Rai: doppiavo le canzoni. Nella vita, canto il jazz e tanti mi chiedono: sei pazza, perché non fai la cantante? Ma io ho vissuto fra persone che facevano solo cose straordinarie e ho chiaro cos’è l’eccellenza”.
“Ambra piangeva in camerino, la trattava come fosse il suo giocattolino telecomandato”
Boncompagni negli anni è stato accusato di aver abbassato la soglia di accesso alla tv aprendo le porte ai reality e ai senza talento: “Ha avuto la sua responsabilità – ammette Barbara – Quando doppiavo le ragazze di Non è la Rai, lui guardava Ambra o Viviana e diceva: ah… come fa il playback lei! E io: che talento è cantare in playback? Però, con Macao, tornò al talento: scoprì Sabrina Impacciatore, Lucia Ocone, Biagio Izzo, Ubaldo Pantani, Fabio Canino”. Senza dimenticare il fenomeno Ambra: “Ambra Angiolini ripeteva le parole di mio padre nell’auricolare, aveva 15 anni. Ma era intelligentissima, si è visto poi dalle svolte di carriera che ha avuto. Mi ricordo quando, vessata dalla stampa, piangeva in camerino. Papà continuava a ripetere: Ambra piange, Ambra piange. Come se fosse una Barbie o il suo giocattolino telecomandato… E io: Ambra piange, sì, perché è un essere umano”. E degli ultimi tempi Barbara racconta: “Papà è diventato tenero. Giocava coi nipoti, scherzava con noi sorelle. Gli abbiamo messo vicino delle infermiere giovani e carine. Abbiamo fatto proprio i casting. La volta che arrivò una sostituta anziana, col rosario in mano, lui disse: state scherzando, vero? E giuro che dovemmo mandarla via”.