04 Gennaio 2024, 12:03
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In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, Nino Vialli ripercorre gli ultimi momenti di vita del fratello Gianluca stroncato da un tumore al pancreas a 58 anni il 6 gennaio 2023. “È un ricordo continuo – esordisce – Anche perché io, negli ultimi anni, da che mi sono trasferito in Thailandia, Luca l’ho vissuto pochissimo. Ci sentivamo per telefono. Spesso, dopo che ha scoperto la malattia, non mi rispondeva, a volte neanche ai messaggi, io credo per l’imbarazzo che gli chiedessi ‘Come stai?’. Si faceva sentire quando stava proprio bene, sennò si negava un pochino”.
A Natale dello scorso anno, Nino Vialli – più grande del fratello di otto anni – è volato a Londra per stargli vicino nei suoi ultimi giorni di vita trascorsi in clinica. “Mia moglie Nadia e io siamo stati ininterrottamente a Londra in quei giorni – racconta – e ho avuto la soddisfazione di riscoprire un rapporto che comunque c’era. Un rapporto da fratello maggiore. Era cosciente che la fine si avvicinava, l’attendeva con impazienza, voleva smettere di soffrire, di lottare. Non era da lui, ma la malattia era durata troppo”. “Quando siamo arrivati in stanza – ricorda Nino Vialli – ci ha detto: ‘Non preoccupatevi: se voglio qualcosa, ve la chiedo’. Il 27-28 dicembre ci ha rincuorato: ‘Siete i compagni ideali, siete qui, io so che ci siete’. Penso che la sofferenza fosse troppa. Si appisolava sempre più frequentemente, si svegliava poco e noi abbiamo solo potuto stagli vicino. Eravamo tutti lì quando è spirato”.
Nino Vialli ripercorre l’infanzia del fratello, “superiore alla media” sin da bambino. “Ci teneva a primeggiare – spiega – Era il primo della classe. Era spiritoso, simpatico, estroverso, faceva le gag”. Gianluca Vialli aveva 2-3 anni quando ha “deciso” di fare il calciatore: “Si applicava, rimaneva in cortile, tirava di destro e di sinistro alla porta del garage. Era interista come me, mentre i miei fratelli e mio padre erano juventini. Gli piaceva molto Boninsegna. E poi Pelè. Crescendo, ha avuto una venerazione per Johan Cruijff. Gli piaceva molto il gioco dell’Olanda. Lo studiava, con il Subbuteo”.
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Nino Vialli torna indietro con la memoria a quando Roberto Mancini volle Gianluca Vialli al suo fianco agli Europei: “Me lo ha detto subito, a trattativa in corso. Forse lì mi ha chiesto un parere, si è confidato, aspettando che io gli dicessi qualche cosa. Che gli faceva bene stare nel giro. Lui non voleva fare l’allenatore per non rubare tempo alla famiglia. Era un ruolo che gli si confaceva, gli impegni della Nazionale sono diradati nel tempo e poi non era in prima linea. Si poneva il problema di non scavalcare Mancini, ma Mancini non si vergognava di chiedergli consigli. Anche perché quando erano alla Samp, Luca era il capopopolo”.
Nel 2003, insieme a Massimo Mauro e Cristina Grande Stevens, Gianluca Vialli diede vita ad una Fondazione per la Ricerca e lo Sport attiva nella lotta alla sclerosi laterale amiotrofica. “Era rimasto molto colpito dal fatto che calciatori avessero avuto la Sla – dice il fratello – Ci ha informato a cose fatte”. “Un aggettivo che lo descriva? Brillante. Dire spiritoso è limitativo, intelligente è limitativo. Brillante forse mette insieme tutta la sua personalità. E perfezionista”, conclude.
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04 Gennaio 2024, 12:03