L’imprenditore bolognese rompe il silenzio
- Bernardo è uscito dalla holding di famiglia e proseguirà da solo la sua strada
- Gianluca: “Se ha questa disponibilità economica, lo deve a me. Gli ho creato un patrimonio”
- I due fratelli non si sentono da mesi: “Un dispiacere, ma al rancore si risponde con l’affetto”
Gianluca Vacchi, 54 anni, e il fratello Bernardo, 51, si separano. Bernardo è uscito dalla holding di famiglia e ha dato vita alla “Finvacchi”, una nuova realtà imprenditoriale nella quale ha investito poco più di 100 milioni di euro, ovvero la somma con cui il fratello l’ha liquidato.
“Bernardo voleva essere indipendente”
“A 24 anni sono stato io a riorganizzare l’assetto societario dell’azienda di famiglia, indebitandomi per una cifra largamente superiore al patrimonio di mio padre – fa sapere l’imprenditore bolognese – Ora, semplicemente, mio fratello ha espresso il desiderio di essere indipendente e intraprendere un cammino separato dal mio. Ha chiesto di essere liquidato: nella holding Cofiva da me creata, aveva una quota minoritaria e che, per metà, gli avevo donato (…) Mi fa piacere chiarire questa vicenda prima che si creino altre leggende”.
“L’ho liquidato con 102,5 milioni di euro”
“Quando trent’anni fa organizzai quel riassetto azionario liquidando i parenti non interessati al business – racconta – papà era ancora al mondo, era un uomo con un gran senso della famiglia e feci quel gesto per vederlo sereno, per evitare che si creasse un forte squilibrio con mio fratello minore. Quella partecipazione l’ho valorizzata in anni di lavoro in modo esponenziale e ora gliel’ho liquidata. Per 102,5 milioni di euro”.
“Si vuole creare una Dynasty che non c’è”
“Tutte le scelte imprenditoriali e strategiche le ho prese io – prosegue – Ho un occhio paterno nei suoi confronti e, avendo più esperienza, so che spesso attorno a chi ne ha poca arrivano persone che se ne approfittano, spero non sia il suo caso. Poi, ogni volta che ci sono di mezzo io, si vuole creare una Dynasty che non c’è. Io, verso mio fratello, sono sempre stato mosso da affetto nel proteggerlo e nel creargli un patrimonio”.
“Se ha questa disponibilità economica, lo deve a me”
“Mio padre è morto che avevo 30 anni, l’ho sempre avuto a cuore come un figlio – confessa – Gli auguro di fare il suo percorso, spero si faccia consigliare bene e che abbia successo. Il mondo fuori dalle mura protette di casa è fatto di gente che non ci pensa due volte a guardare il proprio interesse. Chiunque sarebbe preoccupato. Io conosco il mestiere di imprenditore e, se lui ha questa disponibilità economica, lo deve solo a me”.
I due fratelli non si sentono da mesi
Gianluca Vacchi non sente il fratello da molti mesi. “Purtroppo, quando si creano certe frizioni, può accadere che ci si allontani – spiega – Per me, è un dispiacere”. “Nessuna buona azione rimane impunita – conclude – Lo sancisce la disciplina psicologica: quando ottieni grandi benefici, finisci per provare rancore verso chi ti ha dato i benefici. Una cosa inspiegabile, ma esiste. Ovviamente, quando ti capita di subire quel rancore, se sei lucido, e io lo sono – nel caso qualcuno pensi che a ballare su Instagram la lucidità si perda – non puoi far altro che rispondere al rancore con affetto immutato”.