Aldo Grasso: "Franca Leosini? Un po' psicologa, un po' giudice, un po' voyeur" - Perizona Magazine

Aldo Grasso: “Franca Leosini? Un po’ psicologa, un po’ giudice, un po’ voyeur”

Daniela Vitello

Aldo Grasso: “Franca Leosini? Un po’ psicologa, un po’ giudice, un po’ voyeur”

| 10/06/2020

Aldo Grasso analizza il successo di Franca Leosini, tornata in tv domenica scorsa con il suo “Storie Maledette”, programma cult […]

Aldo Grasso analizza il successo di Franca Leosini, tornata in tv domenica scorsa con il suo “Storie Maledette”, programma cult in onda su Rai3. “La prima sensazione è che, in fondo, ai Leosiners (il pubblico fedele del programma, attivissimo sui social) del delitto in questione importi ben poco – scrive il critico televisivo sul “Corriere della Sera” – Il crimine è quasi solo un innesco per dar sfogo all’arte retorica di Franca Leosini, un contorno al minuetto verbale che si crea tra lei e l’intervistato di turno”.

“L’altra sera si trattava di Francesco Rocca, medico dentista recluso nel carcere di Alghero dove sta scontando una condanna all’ergastolo per il coinvolgimento nell’efferato omicidio della moglie Dina – prosegue – La storia è nota anche per essere già stata trattata da altri programmi, ma Franca Leosini l’ha raccontata a modo suo e in qualche misura l’ha resa nuova, a testimonianza che la televisione del crimine si basa molto anche sulla reiterazione. È un genere con talmente tante facce e toni di racconto che la stessa storia si presta a infinite declinazioni”.

“L’impressione è quella che, con il tempo, la dimensione teatrale del format Storie Maledette abbia preso il sopravvento – è il suo parere – complice anche la forte personalizzazione impressa da Franca Leosini al programma e il culto che si è creato tra comunità scatenate di fan. Le icone che alimentano il rito non sono poche: dall’oggettistica di scena (il mitico faldone ad anelli, una specie di copione da seguire per la serata), al linguaggio immaginifico, fino al contrasto tra l’immagine salottiera di Franca Leosini e le licenze verbali che spesso si prende”.

“Il format del programma si basa tutto su questo – conclude Grasso – Franca dà il meglio quando i delitti, come nel caso Rocca, hanno uno sfondo passionale: il crimine stinge subito nel melò. Un po’ psicologa, un po’ giudice, un po’ voyeur che sbircia a nome degli spettatori nel privato del killer, Franca attizza il fuoco del contrasto, rimprovera, consola, gode dell’iperbole e del trionfo di figure retoriche. E il caso affonda nell’eloquio”.

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