Il dramma di Giada De Blanck: "Mi diceva 'Ti farò mia'. Mi mandò anche un video satanico" - Perizona Magazine

Il dramma di Giada De Blanck: “Mi diceva ‘Ti farò mia’. Mi mandò anche un video satanico”

Daniela Vitello

Il dramma di Giada De Blanck: “Mi diceva ‘Ti farò mia’. Mi mandò anche un video satanico”

| 13/11/2019

Ospite di Eleonora Daniele a “Storie Italiane”, Giada De Blanck racconta di essere stata perseguitata da uno stalker. “Quell’uomo voleva […]

Ospite di Eleonora Daniele a “Storie Italiane”, Giada De Blanck racconta di essere stata perseguitata da uno stalker. “Quell’uomo voleva che fossi sua”, svela la figlia della contessa Patrizia De Blanck che per un anno ha vissuto un vero e proprio incubo. Il suo molestatore, che si è poi scoperto fosse un persecutore seriale, è stato condannato a otto mesi di reclusione (pena sospesa).

“Sono anni che ho questo problema e non ne ho mai voluto parlare – svela Giada – Non è un argomento facile, è molto delicato. Sono qui non per fare del vittimismo ma per aiutare le donne ma anche gli uomini che hanno il mio stesso problema. Lo stalking non ha sesso. Vorrei lanciare dei messaggi importanti. Io sono una goccia nel mare, non sono nessuno. Bisogna dire alle istituzioni che i tempi burocratici sono veramente tanto lunghi e tanta gente ha paura di denunciare proprio per questo. Però io sono contenta di aver trovato la forza e il coraggio per farlo. Se non avessi denunciato, poteva finire anche molto peggio.

La 38enne racconta come quest’uomo, un sloveno della sua stessa età, sia riuscito ad insinuarsi nella sua vita fino a spaventarla a morte: “Mi ha fatto di tutto. E’ partito bonariamente, pensavo fosse un ammiratore. Mi scrisse un’e-mail nel 2003 quando feci l’Isola dei Famosi. Io risposi, perché io rispondo a tutti. Nel 2007-2008 ho iniziato ad avere strani segnali a cui però non prestavo tanta attenzione. Pensavo fosse un ammiratore dolce, carino, che mi mandava delle rose. Nel 2012, quando mia madre è stata molto male e io mi sono ritrovata con lei in clinica salvata e presa per i capelli, ho trovato una rosa sul motorino. Ero contenta, non ci ho visto una cosa cattiva. Io sono una donna sola, non ho protezione maschile perché ho perso papà. Quindi per me è doppiamente difficile affrontare certe cose. Poi ho trovato un’altra rosa davanti alla porta di casa. Dopo 10 giorni ho trovato dei pezzi di marmo bianchi sparsi e un’altra rosa. Ho detto ‘che bella composizione’. Mia madre che era appena tornata dalla clinica dice ‘Questa è una lapide’. Non volevo pensarci e ho lasciato stare. Dieci giorni dopo, ho trovato un unicorno e una fatina”.

“Un giorno ho trovato un registratore con la voce di questa persona che mi chiamava ‘farfallina’ – prosegue – Lì ho iniziato a capire che c’era qualcosa che non andava. Queste persone tendono a cambiare le tue abitudini di vita. La sera tornavo a casa, avevo paura e tenevo mamma al telefono. Una sera, mentre abbassavo la tapparella, ho visto uno con il cappuccio e uno zaino che mi salutava. Era l’una di notte. Il portiere mi ha detto che d’estate, quando mia madre stava male, era venuto un ragazzo con un cappuccio e uno zaino e gli aveva chiesto dove abitavo. Lì ho capito che mi pedinava, che si introduceva nel palazzo, che stava violando la mia intimità e stava cercando di terrorizzarmi. Sono andata dai carabinieri che mi hanno detto che questa persona era pericolosa per me e mi hanno consigliato di fare la denuncia. Io siccome sono buona, non volevo incattivirlo. Ma poi ho iniziato a temere per la mia vita. Ho trovato un walkie talkie con scritto: “Verrò ogni sera, da quest’ora a quest’ora, sotto la tua finestra dal soffitto bianco’. Io abito ai piani alti, quindi vuol dire che lui guardava quello che facevo, mi seguiva”.

“Dopo tante denunce, il giorno di Pasqua, sono arrivati i carabinieri a casa – confida in lacrime – In quel momento lui mi chiama e loro mi dicono: ‘Fallo parlare’. Mi dice ‘Sono Christian, voglio tenerti qua con me per un po’ di tempo, con il tempo ti farò capire perché’. Perché questo è il loro gioco, farti sentire una cosa loro”. Prima di fare la denuncia, volevo parlargli. Ma il carabiniere me lo ha sconsigliato perché questa persona era recidiva, aveva già un precedente di aggressione ed era stato a Rebibbia. Io sono scesa ugualmente e l’ho affrontato di persona. Questo ragazzo ha la mia stessa età. Gli ho fatto credere che il carabiniere fosse il mio fidanzato e che avessi un uomo che mi proteggeva. Ma lui non ci ha creduto e lo prendeva in giro. Non mi ha lasciato stare e ho fatto la denuncia. Una settimana dopo la denuncia, come regalo di Natale, mi è arrivata a casa la bombetta di Alex di ‘Arancia Meccanica’”. Dopo dieci giorni mi è arrivato un video girato in un santuario con nebbia, croci, un’atmosfera che non vi dico. Questa persona è riuscita a fare un rito satanico con zombie famosi e uno di questi si chiamava Gia. Mi sono informata e ho scoperto che questa Gia era una modella ed è morta. Io non ho voluto vederlo sino alla fine, l’ho consegnato ai carabinieri. Alla fine del video, comunque, c’era lui che diceva ‘Giadina, questo è il rito per te. Ci vediamo presto’. A proposito dei tempi burocratici, sono passati 5 anni e in questi 5 anni poteva succedere di tutto. Bisogna aiutare la vittima ma soprattutto il carnefice con supporto psicologico perché se è recidivo lo rifarà. Questo ragazzo non si è mai presentato al processo. Io sono andata inizialmente da sola. Lui adesso sta in Slovenia, è tornato a casa”.

“Giada non voleva fare la denuncia e non si è voluta neanche costituire parte civile – spiega l’avvocato della De Blanck – E’ stata rigettata la richiesta di perizia psichiatrica. Dopo la denuncia dovrebbe scattare immediatamente una rete di protezione”.

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