La quarta puntata di “Ulisse – Il piacere della scoperta”, andata in onda sabato scorso, è stata dedicata alla Sicilia […]
La quarta puntata di “Ulisse – Il piacere della scoperta”, andata in onda sabato scorso, è stata dedicata alla Sicilia del Gattopardo, un viaggio nei luoghi evocati dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e dal capolavoro cinematografico di Luchino Visconti.
Alberto Angela ha guidato i telespettatori attraverso le bellezze di Palermo alla scoperta dello spettacolare Palazzo Valguarnera-Gangi.
“Questa splendida terrazza è diventata famosa grazie ad un capolavoro della storia del cinema – ha esordito il divulgatore scientifico – E ‘ proprio in questa villa, poco fuori Palermo, che sono state ambientate le prime scene de ‘Il Gattopardo’ di Luchino Visconti tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa”.
Indimenticabile la scena del valzer con Angelica tra le braccia del principe Fabrizio di Salina sotto gli occhi attenti del nipote Tancredi. “Quel ballo è l’incontro tra due Sicilie – ha spiegato il conduttore – Una decadente fatta di principi e di nobiltà feudale molto antica. Dall’altra parte una classe emergente, una borghesia molto ricca che si sta diffondendo. E’ l’incontro tra due epoche: una antichissima e l’altra appena cominciata con lo sbarco dei Mille nel 1860. Questo intreccio tra storia e amore sarà per noi una sorta di sentiero da seguire per fare un bellissimo viaggio tra le meraviglie della Sicilia del Gattopardo. Insomma, questa sera potremmo tutti un po’ sentirci principi”.
Alberto Angela ha varcato la soglia di Palazzo Valguanera-Gangi nel cuore di Palermo. “Il grande ballo del Gattopardo è forse una delle scene più belle della storia del cinema, ha fatto sognare generazioni di spettatori – ha raccontato – Tutti avremmo voluto essere invitati ad un ricevimento di questo tipo. Per raggiungere la sala da ballo dovremo attraversare un incredibile fuga di anticamere e saloni. Il palazzo risale alla metà del ‘700 quando la nobile famiglia dei Valguarnera, principi di Gangi, trasformano una serie di case di Palermo in un sontuoso palazzo di 8.000 metri quadrati. I Valguarnera ci tenevano a stupire i propri ospiti con la richezza ma soprattutto con il buon gusto. Tutto è stato realizzato così bene che non c’è stato bisogno di alcun restauro. Visconti chiamò tra le comparse di quel ballo molti esponenti della nobiltà siciliana che non avevano idea di cosa volesse dire girare un film. Le riprese della scena del ballo durarono più di un mese. Era agosto del 1962. Di notte, era un’estate caldissima, avevano delle parrucche e dei vestiti pesanti. La mattina non vedevano l’ora di andare a tuffarsi nelle acque di Mondello”.
Nel 2016 Alain Delon tornò a Palazzo Valguarnera-Gangi dove 53 anni prima aveva girato la lunga sequenza del ballo. Accompagnato da una giornalista della tv francese, rivide per la prima volta gli splendidi saloni nei quali era stato il principe Tancredi.
“Non sono mai più tornato nel palazzo – ha detto – Non mi piace. E poi ho dei ricordi nel cuore e nella testa. In generale, non mi piace rivedere i miei film perchè ce ne sono molti in cui sono l’unico ancora in vita dato che tutti gli altri sono morti. E’ bello da morire, è pazzesco. All’epoca brulicava di gente e ora c’è tutto questo silenzio. Ma come hanno fatto a conservare tutto? Le immagini che mi vengono in mente sono quelle del ballo. Rivedo la scena che ho fatto insieme a Burt, vedo Claudia che balla con Burt per farmi ingelosire, vedo l’arrivo del padre di Claudia. Sono passati 53 anni, sembra che ci siano ancora le persone, non è cambiato niente”.
A ricordare l’atmosfera di quei giorni e il dietro le quinte del capolavoro che vinse la Palma d’oro a Cannes nel 1963 è stata Claudia Cardinale. “Il palazzo era meraviglioso, un vero palazzo reale, e quelle che ballavano erano tutte nobildonne – ha svelato – Abbiamo dovuto fare un sacco di prove. Tutto doveva essere perfetto. Con Luchino Visconti ho avuto un bellissimo rapporto. Mi invitava sempre a casa sua a mangiare e sotto il tovagliolo mi faceva trovare sempre gioielli”. “Ho fatto sei prove per trovare la casacca giusta”, ha aggiunto Terence Hill che nel film interpretò un giovane garibaldino.
“Questa storia comincia due anni prima, nella villa di campagna de ‘Il Gattopardo’. Le prime scene sono state girate a Villa Boscogrande – ha proseguito Alberto Angela – Questa è una villa autentica del ‘700 che però Visconti ha riallestito per la sua famosa puntigliosità. Qui i principi venivano per passare l’estate e fuggire dal caldo umido. Le ville come questa erano disposte nella piana dei Colli o a Bagheria. La bellezza di Villa Boscogrande è anche nel paesaggio che la circonda. Al tempo dei principi, qui si era in aperta campagna”.
Il viaggio è continuato nella Riserva Naturale Orientata delle Saline di Trapani e Paceco che si estende nel tratto di costa che va da Trapani a Marsala. Fu istituita dalla Regione Sicilia nel 1995 e affidata in gestione al WWF. E poi ancora nella barocca Palma di Montechiaro, feudo dei principi di Lampedusa, che probabilmente ispirò lo scrittore per la città di Donnafugata, nella quale si svolge gran parte del romanzo.
“Il Gattopardo è ispirato al bisnonno dello scrittore Giulio Fabrizio Tomasi che nello stemma di famiglia aveva un leopardo che ritorna sul soffitto ligneo del Palazzo Ducale di Palma di Montechiaro – ha spiegato il divulgatore – Ma chi erano e da dove venivano questi Tomasi? A dare origine a tutto sono stati i gemelli Carlo e Giulio. Vissero nel ‘600 ed ebbero una licenza dal re di Spagna per fondare una città. Nel 1637 posero la prima pietra di Palma di Montechiaro”.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa non visse abbastanza per veder pubblicato il suo capolavoro. Nel romanzo incluse un intero capitolo dedicato ad un monastero di clausura che però non trovò spazio nel film di Visconti. Alberto Angela è quindi entrato nell’ex monastero di clausura di Santa Caterina d’Alessandria a Palermo, chiuso al pubblico fino a pochi anni fa, per raccontare le giornate da recluse delle giovani aristocratiche siciliane che venivano avviate alla vita religiosa. “Era il più ricco monastero femminile di tutta Palermo – ha raccontato – Vi entravano le fanciulle delle famiglie più importanti, le figlie dei cosiddetti Gattopardi”.
Ultima tappa del viaggio, le celebri catacombe del monastero dei Cappuccini, dove i palermitani contemporanei del Gattopardo venivano mummificati ed esposti con i loro abiti più belli e che ancora oggi rappresentano un’impressionante galleria della società dell’epoca. “E’ un luogo che fa tanto pensare – ha spiegato Alberto Angela – E’ un luogo di venerazione, di preghiera. Per i nobili era una sorta di desiderio di primeggiare non solo da vivi ma anche da morti. Essere sepolti qui diventò ben presto una status symbol anche per il costo. Essere mummificati ed esposti veniva a costare 20-30 volte di più di una sepoltura normale. Entrando capita di sentirsi impressionati all’inizio, poi si entra quasi in sintonia con questo passato e quello che si prova è un senso di protezione nei confronti di queste persone”.
La quarta puntata di “Ulisse – Il piacere della scoperta” ha conquistato 3.558.000 spettatori pari al 18.5% di share.