“Non è un poliziesco. Vuole essere un romanzo che racconti la Sicilia com’era allora, con i suoi pregiudizi, l’importanza che […]
“Non è un poliziesco. Vuole essere un romanzo che racconti la Sicilia com’era allora, con i suoi pregiudizi, l’importanza che rivestiva la nobiltà dell’epoca, con i suoi contadini. Un romanzo che è anche un documento storico”. Andrea Camilleri introduce con queste parole “La stagione della caccia”, il film tv tratto dal suo omonimo romanzo storico edito nel ’92 da Sellerio, secondo capitolo della serie “C’era una volta Vigata”.
“La stagione della caccia”, per la regia di Roan Johnson , arriva su RaiUno dopo lo straordinario successo del primo tv movie, “La mossa del cavallo”, andato in onda nel 2018. L’immaginifico mondo di Vigata torna dunque in tv e fa da sfondo ad un’intricatissima storia ambientata nel 1880.
La trama della tragicommedia ruota attorno ai Peluso, una nobile stirpe di proprietari terrieri ormai in odore di decadenza ma ancora legata alla terra, al possesso e al titolo. Una lunga serie di morti apparentemente accidentali sconvolge la loro famiglia. Una vera e propria ‘strage’ il cui inizio coincide con l’arrivo a Vigata del giovane farmacista, Fofò La Matina (Francesco Scianna), figlio del “camperi” dei marchesi Peluso.
TRAMA
Poco tempo dopo il ritorno in paese di Fofò La Matina, farmacista e figlio del defunto Santo La Matina, geloso custode dei segreti di piante miracolose, “camperi” del marchese Peluso, la famiglia Peluso viene sconvolta da una serie di morti che sembrano dovute a cause naturali o a accidentali disgrazie: muore il vecchio Peluso che pur essendo ormai completamente svanito e quasi paralizzato, se ne va carponi ad affogare in mare; muore avvelenato dai funghi il tanto desiderato figlio maschio Rico, che il marchese era riuscito a procreare grazie all’arte farmaceutica del padre di Fofò; muore, fuori di senno, la marchesa Matilde; muore anche lo stesso marchese Peluso che era riuscito a divenire padre per la seconda volta, sia pure per vie “traverse”, di un figlio maschio; muore, insieme alla moglie americana, lo zio Totò, che aveva fatto fortuna in America ed era ritornato a Vigata dopo lunga assenza; muore anche Nenè un cugino che aveva invano cercato di accasarsi con ‘Ntontò, figlia del marchese. Che ne sarà di lei, sempre più sola in quel palazzo in cui non vi sono ormai che lutto e desolazione?
IL CAST
“La stagione della caccia” è una produzione Palomar in collaborazione con Rai Fiction, prodotta da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra con Max Gusberti. Firmano la sceneggiatura, insieme ad Andrea Camilleri, Francesco Bruni e Leonardo Marini. Nel cast Francesco Scianna (Fofò La Matina), Miriam Dalmazio (Ntontò), Ninni Bruschetta (Padre Macaluso), Giorgio Marchesi (Emiliano Saint Vincent), Alessio Vassallo (Nenè Impiduglia), Donatella Finocchiaro (Donna Matilde), Gioia Spaziani (Clelia Tumminello) e Tommaso Ragno, che impersonerà sia Filippo Peluso che Don Totò. E poi ancora: Lollo Franco, Orio Scaduto, Bruno Torrisi, Michele Ragno, Alessandro Schiavo, Roland Litrico e Alice Canzonieri.
LIVE TWEET
Su Twitter applausi per Francesco Scianna e Tommaso Ragno, ma anche per il resto del cast. C’è chi chiede i sottotitoli ma anche chi si lamenta perché il dialetto degli attori non avrebbe nulla a che fare con il siciliano doc. E poi ancora chi storce il naso davanti all’abitudine di Camilleri di spoilerare la trama delle sue opere prima della messa in onda e persino chi definisce “La stagione della caccia” un po’ troppo boccaccesco e poco adatto ad una prima serata.
“Sono caduta dal letto dalle risate capolavoro!!! Quanto amo Camilleri e quanto amo la decisione di portare in tv i romanzi storici”, “Questo film è divertente e surreale”, “Tommaso Ragno vale da solo il prezzo del biglietto”, “La stagione della caccia è un piccolo capolavoro! Ipnotico”, “Tutto perfetto, attori, luci, scenografia e costumi”, “Lezione di dialetto siciliano in corso …masculo è!”, “Gentile Roan Johnson le faccio i compimenti da siciliano ha compreso pienamente la filosofia ed essenza dell’essere siciliani . #lastagionedellacaccia è una amara quanto ironica rappresentazione della mia isola”, “A me dispiace dirlo per quelli che già così non capiscono niente, ma sono stati persino gentili con il dialetto: è moooolto “italianizzato”, “Noi della Vigata televisiva, ossia la provincia di Ragusa, non smetteremo mai di ringraziare #Camilleri e la #Rai per la pubblicità gratuita che ci fanno fatto negli ultimi 20 anni”, “Due sottotitoli come con l’amica geniale potevano metterli però”, “#FrancescoScianna ne #LaStagionedellaCaccia é la cosa più bella successa questo lunedì. Anzi questa settimana. Anzi questo mese”, “Attori grandiosi, uno meglio dell’altro”, “Il grande Camilleri non sbaglia un colpo!”, “#lastagionedellacaccia è vero che ne muoiono parecchi, ma è altrettanto vero che ne nascono altrettanti. Così, giusto per evitare crisi demografiche”, “In questo film: copulano, sfornano figli e muoiono..in un loop continuo”, “Attentissima a capire tutti i dialoghi in siciliano; è difficile starci dietro ma sono la sostanza dell’ironia e del mondo di Camilleri”, “Per i pochi che criticano lo stile o i temi trattati ne #LaStagioneDellaCaccia consiglio una lettura dei romanzi storici di Camilleri, senza nulla togliere a Montalbano, li ho sempre trovati migliori, ognuno è un piccolo gioiello!!”, recitano alcuni commenti.