A pochi giorni dell’approdo sul grande schermo per 3 giornate (14-15-16 gennaio 2019) del film “Io Sono Mia” sulla vita […]
A pochi giorni dell’approdo sul grande schermo per 3 giornate (14-15-16 gennaio 2019) del film “Io Sono Mia” sulla vita e sulla carriera di Mia Martini, ilfattoquotidiano.it intervista Adriano Aragozzini, organizzatore dell’edizione del “Festival di Sanremo” che è tra episodi chiave della pellicola. Tutto inizia dalla leggenda metropolitana secondo Mimì portava iella.
“Chi organizzò quel Festival non la voleva – ha dichiarato Loredana Bertè, sorella di Mia – allora è intervenuta una persona con cui è stato preparato un contratto, attraverso il quale questa persona si sarebbe seduta in prima fila mentre Mimì cantava, così se il teatro fosse caduto avrebbe coinvolto anche lui. Il teatro non è caduto, non è successo niente, Mimì ha avuto un grande successo e si sono dovuti arrendere all’evidenza”. La “persona intervenuta” sarebbe Renato Zero.
Aragozzini smentisce tutto. “Questa è una menzogna gigantesca, completamente destituita di ogni fondamento, lanciata da Renato Zero – sbotta – Non è vero che non volevo prendere Mia Martini nel cast del Festival perché dicevano portasse iella, niente di più falso. Zero durante quell’intervista disse di avere una lettera da me firmata che confermava il fatto: io già allora smentii categoricamente e chiesi di renderla pubblica, ma non lo fece semplicemente perché non esisteva”.
“Un paio di cantanti, due o tre, attraverso le loro case discografiche dissero che non sarebbero venuti al Festival perché c’era Mia Martini in gara – aggiunge – Io li trattai a merluzzi in faccia e al Festival vennero tutti. Era una roba vergognosa per la povera Mia”.
Aragozzini non vuole fare nomi. “Meglio di no, sono passati tanti anni…”, dice. Quindi, racconta un altro increscioso episodio. “Quell’anno organizzai il Sanremo In The World, una tourneé organizzata per esportare il Festival all’estero – ricorda – Quasi metà degli artisti non si presentarono all’aeroporto di Fiumicino alla partenza per Tokyo perché avevano paura di volare con lei: una roba da pazzi. Dovetti denunciare tutti, ovviamente, ed entrarono di mezzo gli avvocati. Alcuni si fecero trovare direttamente a New York per la tappa successiva. Un paio di artisti, di cui due partenopei, dentro la giacca non ha idea di quanti amuleti abbiano avuto. E poi tutto quello che succedeva era colpa di Mia per gli altri. A Milva rubarono un beauty case e la colpa era sua. A Toronto andò a fuoco l’albergo – era un fuocherello – e la colpa era sua. Al che dissi: ‘Signori, o la smettete o vi caccio a pedate al cu*o. Non voglio più sentire queste cose’. Di fronte al mio modo di reagire molto energico in mia presenza l’argomento si chiuse per sempre”.
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