In una lunga intervista al “Corriere della Sera”, Carmen Consoli parla dell’amatissimo figlio Carlo, 5 anni, avuto con la fecondazione […]
In una lunga intervista al “Corriere della Sera”, Carmen Consoli parla dell’amatissimo figlio Carlo, 5 anni, avuto con la fecondazione assistita. “E’ un dono meraviglioso, ricevuto grazie alla famiglia che ci sta attorno, mia madre soprattutto, nonna Rosa, poi le amiche-zie e gli zii – spiega – Max Gazzè l’altro giorno è andato a prenderlo a scuola, Carlo lo chiama Maz Che Gazzeb, arabeggiante. Adesso con Carlo stiamo progettando una capanna sull’albero, in campagna; a lui faccio credere di piantare un chiodo, il resto lo faccio io con il carpentiere. Mi piace il fai-da-te, ognuno ha i suoi sfoghi”.
La “cantantessa” catanese svela come mai ha deciso di ricorrere alla fecondazione assistita per diventare madre: “Premessa: un figlio è meglio farlo con un marito ed è meglio dare a un bambino una famiglia, anche omogenitoriale, anche se io sono per la famiglia tradizionale. Ma ero single, a 38 anni, un’età biologica avanzata, mi trovavo sola con mia madre, dopo la morte di papà; a Natale, alle Maldive con lei, pensavo alle case, le terre ereditate: eravamo sole, va allargata la famiglia, penso. Per fare un figlio avrei potuto trovare un uomo più giovane di me, un fan, un toy boy, con la motilità degli spermatozoi alta, facendomi mettere incinta dal poveretto, e ripetere lo schema di tante famiglie. Ma non volevo illudere nessuno, né dare a mio figlio una famiglia che si sarebbe sfasciata. Mi sono informata, ho letto studi su ragazzi ormai maggiorenni nati con la fecondazione assistita da genitori single: con il giusto amore, e i punti di riferimento, crescono come ragazzi di famiglie etero cosiddette normali. Andai allora a Londra, dove è possibile fare la fecondazione assistita con il non anonimato del donatore: Carlo potrà sapere chi è il padre, se vorrà. E’ già molto autonomo nelle scelte”.
Il piccolo Carlo è talmente autonomo nelle scelte da aver deciso da solo di battezzarsi. “Un giorno viene – racconta Carmen – e fa ‘Senti, mamma, ti devo fare un discorso’, ‘Dimmi amore’, ‘Io credo in Gesù e mi vorrei battezzare’, ‘Va bene. E cos’è il battesimo?’ e lui ‘Quello che toglie il peccato originale’ e io ‘No, amore, diciamo che ti pulisce l’anima e ti predisponi al bene…’. Qualcuno l’aveva indottrinato. Chi? Mia madre? La signora Sara delle pulizie? Alla scuola materna c’era chi diceva che lui ammischiava il peccato originale ai compagnetti. Capito? Allora l’abbiamo dovuto vaccinare contro il peccato originale! Ora non ce l’ha più. Lui ha un’immagine sana di Gesù, ha deciso, l’abbiamo fatto. Il prete parlava tanto, allora Carlo ha urlato ‘Amen’!”.
Al giornalista che chiede se fare la madre da single non sia una scelta egoistica, l’interprete siciliana replica così: “Il desiderio materno, un atto egoistico… Va bene. Ma se hai un figlio non ci penseresti due volte a dare la tua vita! Non so quanto possa essere egoista una madre. Quindi: dare la vita non ha niente a che fare con l’egoismo. Non esisti più, vivi solo per lui. Devi saperlo. In Inghilterra il governo ti mette uno psichiatra che stabilisce se tu, madre single o in coppia etero o omo, sei idonea. Ti chiedono se lo fai come antidoto alla solitudine, se è compatibile con il tuo lavoro… Non vanno bene le donne troppo in carriera. Anche fare l’artista li frenava, con me, a chi lo lasci? Ma poi hanno capito che avevo persone fidate come punti di riferimento e non volevo fare una copia di me, non era narcisismo”.
Quindi si scopre che l’uomo ideale di Carmen Consoli è vintage. Tra le doti che potrebbero farla capitolare c’è la gentilezza. “Mi piacciono cose d’altri tempi – spiega – Piccole sciocchezze: siamo a tavola e arriva la stessa pietanza che abbiamo ordinato? Mi piace se lui fa ‘Prego, prima tu’. O arriva il conto, lui finge di andare in bagno e va a pagare…A me piacciono gli uomini sicuri di essere uomini, che hanno quella cosa che ti fa sentire protetta. Anche la vostra ingenuità mi protegge, noi siamo più iene, voi a certi pensieri laterali non ci arrivate. E’ un bene, ci insegnate la leggerezza…Non avete questa contorsione delle mestruazioni, che una volta al mese fanno girare gli ormoni. Voi sdrammatizate in momenti in cui succederebbe l’inferno”.
Cosa non sopporta in un uomo? “La competizione con la sua donna – replica – Mi piacerebbe l’uomo che va oltre il suo orgoglio, è incoraggiante. Ma niente: la donna per cultura aspetta a casa l’uomo che va in guerra… Il maschio culturalmente non è abituato ad aspettare la donna…Mio padre era uomo d’altri tempi, ma sapeva aspettare, non temeva di essere superato”.