Gianmarco e Raymond, i nipoti filippini di Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, sono stati ospiti di “Domenica Live” e hanno regalato al pubblico un toccante ricordo di quelli che consideravano a tutti gli effetti i loro zii.
Com’è noto, Sandra e Raimondo non avevano figli e avevano “adottato”, seppure non legalmente, i due figli dei domestici filippini che lavoravano nella loro casa. In base alle loro volontà testamentarie, il patrimonio dei due personaggi televisivi è stato ereditato dai filippini.
La famiglia filippina, che è stata al fianco dei Vianello fino al giorno della loro morte, è finita al centro delle polemiche ma, con estrema eleganza, ha sempre glissato sull’argomento scegliendo di non rilasciare interviste a tv e giornali.
Ieri, la loro prima apparizione in televisione si è trasformata in un tenero e commovente ricordo. “Ci hanno dato un amore immenso, per noi erano dei genitori – ha dichiarato Gianmarco – Io da piccolo sono stato cresciuto più da zia Sandra e zio Raimondo che dai miei effettivi genitori”. “A casa – ha ricordato il giovane – lo zio non perdeva occasione per prendere in giro la zia, si precepiva sempre un amore fortissimo“.
Mentre sul videowall scorrevano le immagini del funerale di Raimondo Vianello e dello strazio di Sandra, Gianmarco provava a raccontare il dolore vissuto dalla zia: “Dopo la morte di zio Raimondo sono passati cinque mesi prima che la zia si arrendesse. Ha provato ad andare avanti. L’unico rimpianto che ho è che non sono stato abbastanza per colmare la mancanza che ha provocato la perdita dello zio. Sia io che mio fratello abbiamo provato a starle vicino in tutti i modi, ma non c’è stato nulla da fare, non ha voluto continuare a vivere”.
Nel finale, un breve accenno alla polemica scatenata da Virginia Vianello, nipote di Raimondo, che li ha accusati di non averle permesso di vedere Sandra dopo la morte dello zio.
“Prima di morire – ha spiegato Gianmarco – la zia è stata ricoverata in una clinica di Pisa che avrebbe dovuto curare la sua depressione. Noi andavamo a farle visite circa due volte a settimana. Nel rispetto degli orari di visita, i suoi familiari avrebbero potuto andare in clinica per vederla. In quel periodo non abbiamo mai visto Virginia”.
