“Crazy Pizza”, pizzeria di lusso di Flavio Briatore, sbarca a Napoli tra le polemiche. Il nuovo locale della catena con sedi in Italia e all’estero aprirà i battenti martedì 17 settembre ed è ubicato in via Nazario Sauro 1. I posti a sedere sono 70 e la terrazza si affaccia sul Vesuvio. Come preannunciato nei mesi scorsi dall’imprenditore piemontese in un’intervista al “Corriere della Sera”, si tratta di “un’experience nuova e sofisticata, basata su ingredienti di grande qualità, servizio di lusso ed intrattenimento”. “La nostra pizza è leggerissima e digeribile, con pochissimo lievito”, ha sentenziato sottolineando di non voler sfidare nessuno. Anche perché i prezzi non sono proprio alla portata di tutte le tasche. Si va dai 17 euro della margherita ai 68 di quella con il prosciutto Pata Negra.
Flavio Briatore: “La pizza non l’hanno inventata i napoletani, non è solo per loro”
A pochi giorni dall’inaugurazione del suo nuovo ristorante nel regno della pizza per antonomasia, Flavio Briatore è finito nell’occhio del ciclone per via di alcune dichiarazioni rilasciate al programma radiofonico “La Zanzara”. “La pizza non è solo per i napoletani — ha affermato — non l’hanno inventata i napoletani, non è solo per loro. La pizza è un patrimonio Unesco per tutti. Non è che se non è napoletana non è pizza (…) Noi le nostre le stiamo esportando fuori dall’Italia”. Flavio Briatore continua a preferire la pizza sottile rispetto a quella napoletana descritta come “alta due centimetri, con quel cordone attorno”. “Quella alta non mi piace, sembra di avere in bocca un chewing gum”.
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Gino Sorbillo: “Ho superato i 30 punti vendita, quella di Flavio Briatore è un’altra pizza”
Immediata la replica di Gino Sorbillo, uno dei maestri della pizza “made in Napoli”. “Non sono d’accordo con lui. La sua pizza è più sottile della nostra poiché i suoi pizzaioli usano lo schiacciapizza che è uno strumento elettrico che va a schiacciare tutti gli alveoli della pizza rendendola sottile e croccante. La pizza napoletana, invece, è morbida e facilmente manipolabile”, ha dichiarato a Radio Crc. “La sua è un’altra pizza – ha proseguito Gino Sorbillo – Le pizze con l’impasto all’acqua sono un po’ stile ‘scrocchiarella’, tipo crackers. Lui dice che non siamo stati capaci di tutelare la pizza, poiché è stato l’unico che ha esportato Nel mio caso sono arrivato a superare i 30 punti di vendita. Ho aperto dei locali a Tokyo, Miami e ne stiamo aprendo altri a Roma Termini, Pompei e negli Emirati Arabi. Noi abbiamo una storia”.
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Lo chef Guido Mori: “Chi va da Crazy Pizza ci va per pensare di essere ricco”
“Il costo di una margherita in media? 6 euro e 50. Briatore la mette a 17 euro, però utilizza anche la notorietà che ha e il suo giro di amici – ha concluso Gino Sorbillo – Bisognerà vedere se Briatore nelle altre città che ha aperto lavora o meno. A Milano io ho otto locali e lui solo uno, perciò non so se lavora tanto oppure no. Le associazioni possono fare e fanno un grande lavoro con dei riconoscimenti e le tabelle in cui sono elencate le pizzerie e i pizzaioli che rispettano il disciplinare. C’è ancora tanto spazio per chi vuole fare pizza, però non è detto che tutto ciò che è schiacciato può essere pizza. Il termine pizza non lo abbiamo tutelato e ormai è nella bocca di tutti, nonostante siamo stati noi i primi a fare la pizza nella storia che ha trecento anni di storia”.
A tuonare contro Flavio Briatore, durante il suo intervento a “La Zanzara” è stato lo chef Guido Mori. Secondo quest’ultimo, l’imprenditore “non sa la differenza tra una pizza e l’altra” e “la pizza è qualcosa che si mangia e non uno status symbol. Chi va da Crazy Pizza ci va per pensare di essere ricco”.