Celebrità

Fiorella Mannoia: “Figli? Quando li volevo non sono arrivati. Non mi sento una donna a metà”

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11 Giugno 2024, 10:29

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Fiorella Mannoia quest’anno ha compiuto 70 anni, un’età importante che l’artista rivendica e porta con orgoglio ed eleganza. In un’intervista a “La Repubblica” racconta come fin da giovane era affascinata dal mondo dello spettacolo: “Andavamo al Piper il mercoledì e il sabato pomeriggio che era aperto anche ai minorenni. Alla porta c’era il famoso Marcello, che poi diventò Marcella, e decideva tutto lui, era il nostro unico mito perché se gli andavi a genio te faceva entra’ pure gratis, se gli stavi antipatico era finita, non entravi”. La sua passione per la musica nasce sin da giovanissima. “Era molto diverso da oggi – spiega – di tentativi se ne facevano tanti, cantavo da sempre, a Castrocaro ci andai nel 1968 cantando ‘Un bimbo sul leone’, avevo quattordici anni, mi prese la Carisch, il lavoro non lo prendevo troppo sul serio, però continuavo a fare tentativi”.

“La svolta fu quando ho inciso ‘Come si cambia’ – svela – lì ho avuto la sensazione che con questa voce, se avevo nel testo un contenuto, riuscivo a penetrare, a emozionare, e da quel momento ho cominciato a scegliere in base ai contenuti dei testi, ho capito che quella era la mia strada ma diciamo che mi ci ha portato lei, la mia voce”.

Fiorella Mannoia (Foto Instagram)

“Oggi è difficile che i giovani abbiano una seconda possibilità. Io ne ho avute tre, quattro, dieci”

Fiorella Mannoia ricorda come il mondo della musica fosse molto diverso da quello di adesso, ai giovani cantanti allora davano più tempo per crescere. “Ci penso spesso – ammette – quando ho inciso nel 1981 ‘Caffe nero bollente’ avevo 29 anni, oggi a 29 anni non ti fanno neanche entrare. Quando stavo alla Rca ci stipendiavano così che potessimo concentrarci sulla musica e non dover cambiare lavoro per pagare le bollette. Oggi è difficile che abbiano una seconda possibilità. Io ne ho avute tre, quattro, dieci. A cambiarmi veramente la vita fu Premiatissima, nel 1984, su Canale 5, con una compagine di donne, Gabriella Ferri, Patty Pravo, Iva Zanicchi, Dori Ghezzi, libera scelta di repertorio e io scelsi i cantautori, vinsi tutte le puntate fino a quella finale con ‘Margherita’ di Cocciante. Evidentemente ai cantautori non dispiacquero troppo queste versioni e lì cominciò tutto. Arrivò Enrico Ruggeri e mi propose ‘Quello che le donne non dicono’. E poi Fossati…”.

Fiorella Mannoia (Foto Instagram)

“Ho fatto un gran lavoro su me stessa, quando cominci a frequentare certi artisti devi stare al passo”

Una crescita professionale che è stata anche una crescita personale, come racconta: “Ho fatto un gran lavoro su me stessa, quando cominci a frequentare questi artisti devi stare al passo. Una canzone come Giovanna D’Arco, di De Gregori, una delle più belle che abbia mai cantato, è piena di metafore, se tu non capisci che ‘questo campo di grano che ho attraversato’ è la tua vita, non sei neanche in grado di cantarla. Lucio cantava ‘Caruso’ come se non ci arrivasse, perché cantava di un uomo che stava morendo”. Con un’artista come Fiorella Mannoia appare chiaro che l’interpretazione è un’arte. “Io non prescindo mai dal testo – spiega -. Faccio sempre l’esempio di Mastroianni, per cui ho avuto un’ammirazione sconfinata, quando gli chiedevano quale consiglio avrebbe dato a sua figlia che si apprestava a fare l’attrice, rispondeva: se dici ‘buongiorno’ pensa a dire ‘buongiorno’. Basta, aveva spiegato tutto: ci sono miliardi di modi di dire buongiorno ma come lo dici deve avere il significato che cerchi”.

“Io quando canto vedo un film e non è che mi distraggo– continua – anzi, è un film che magari cambia, ma io lo vedo, vedo Sally, quando canto ‘una carezza per non sentire l’amarezza’ penso a questa donna giudicata, perché magari si dava a altri uomini solo perché aveva bisogno d’amore, e la vedo che passa. Quando canto Giovanna D’Arco la vedo nella mia testa, la vedo al palo, non mi distraggo mai da quello che canto”.

Fiorella Mannoia e il marito Carlo Di Francesco (Foto Instagram)

“Le donne che descrive Enrico Ruggeri sono le donne di Paola Cortellesi”

Una delle canzoni più celebri sulle donne interpretate da Fiorella Mannoia l’ha scritta un uomo, un altro grande artista. “Enrico Ruggeri lo conosco – racconta ancora – lui è cresciuto in mezzo alle donne, con la mamma e le zie, e ho sempre pensato che questa sua capacità derivasse dall’osservazione, nella canzone c’è una donna adulta i cui figli sono andati via, magari ha sacrificato la vita alla famiglia, il marito lavora e lei è sola, non più tanto giovane per entrare nel mondo del lavoro. Le donne che descrive Enrico sono le donne di Paola Cortellesi, quella generazione ha osservato, avendo più o meno la mia età. Quando l’ho sentita la prima volta mi ha stupito sì, poi conoscendolo ho capito”. Sulla condizione delle donne oggi dice: “Abbiamo fatto piccoli passi ma faremo tanto. Penso che il caso Giulia Cecchettin abbia avuto un grande effetto, ha scosso, il 25 novembre a Roma al Circo Massimo non avevo mai visto tanta gente in piazza. Insomma, è difficile ma dobbiamo combattere contro millenni di stereotipi, ci vuole tempo, è un percorso da fare insieme ma anche i tanti uomini che si sono proposti per l’evento ‘Una Nessuna Centomila’ è un bel segnale”.

Poi aggiunge: “Se mi avessero detto negli anni Settanta o Ottanta che oggi rischiamo che una donna che decide di abortire debba essere obbligata ad ascoltare il cuore del feto, se mi avessero detto che ci sarebbero stati i muri, le torrette, campi profughi, non l’avrei mai immaginato, e poi stiamo diventando bigotti. Negli anni Ottanta le femministe bruciavano i reggiseni, giravamo tutte senza reggiseno, tranquillamente, oggi siamo tornati indietro”.
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Fiorella Mannoia (Foto Instagram)

“A cinquant’anni ho ricominciato a vivere, mi sono separata e sono cambiata”

Del suo percorso Fiorella Mannoia va fiera e ammette: “Rifarei tutto… io ho conosciuto una nuova giovinezza, quando a cinquant’anni molte donne pensano di appendere il cappello al chiodo, ho ricominciato a vivere, mi sono separata e sono cambiata. Mi presentai in concerto col famoso vestito rosso, il corpetto tutto scollato, la gonna con lo spacco, sculettando, quando si aprì il sipario al teatro Verdi, me lo ricordo come se fossi oggi, c’era la gente a bocca aperta e non applaudiva, io dentro di me pensavo: ecco aveva ragione lui, il mio ex… Poi, finito il pezzo, le urla, la gente che batteva i piedi sul pavimento, fu una liberazione per tutti, secondo me anche il pubblico non ne poteva più, lì sono ridiventata me stessa, min*hiona, con ironia, con una leggerezza che avevo represso. Mi vedevano troppo austera, quella che se la tira, dovevo sempre sembrare la musa dei cantautori, che palle, ci ho messo anni per togliere questa immagine”.

Fiorella Mannoia (Foto Instagram)

“I figli? Non ho rimpianti, sto bene come sto. Non ho forzato le cose per averli”

Fiorella Mannoia condivide un ricordo intimo, il momento in cui è iniziata ad ardere la fiamma dell’arte dentro di lei. “Ero adolescente, sentii a tredici anni ‘Tutti morimmo a stento’, fu una folgorazione. Questa voce cosi autorevole che non avevo mai sentito che raccontava di morte, prostitute, drogati, di guerra, di empatia. Un giorno glielo dissi a Fabrizio, eravamo a un concerto di Ivano, diventai rossa, gli dissi quanto era stato importante, se ero la persona che ero lo dovevo anche a De André. Lui mi abbracciò, mi veniva da piangere, se ci ripenso mi viene da piangere anche adesso”. L’artista parla della maternità mancata e confida: “Non ho rimpianti, sto bene come sto. Quando li volevo non sono arrivati, poi non ho fatto nulla per forzare la cosa. Il dottore mi disse: hai avuto tutto dalla vita”. “Lì per lì quasi ci rimasi male, poi ho capito che aveva ragione. Di certo non mi sento per questo una donna a metà”, conclude.

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11 Giugno 2024, 10:29

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