22 Giugno 2024, 12:55
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In esclusiva a “Quarto Grado” il racconto di Filippo Turetta agli inquirenti sull’omicidio di Giulia Cecchettin e l’ultima foto della ragazza in vita. È l’1 dicembre 2023 quando, nel carcere di Verona, Filippo Turetta, assassino reo confesso di Giulia Cecchettin racconta la sua versione dei fatti al pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni. Sono passati 12 giorni dal suo arresto in Germania e 20 dalla sera in cui ha ucciso la sua ex fidanzata. L’aggressione mortale si è svolta in due momenti: prima nel parcheggio sotto casa a Vigonovo (Padova) dopo aver fatto shopping in un centro commerciale di Marghera, poi nella vicina zona industriale di Fossò.
Nel parcheggio di Vigonovo tra i due ex fidanzati scoppia una lite. “Volevo darle un regalo – afferma Filippo Turetta nell’interrogatorio – una scimmietta mostriciattolo. Con me avevo uno zainetto che conteneva altri regali: un’altra scimmietta di peluche, una lampada piccolina, un libretto d’illustrazione per bambini. Lei si è rifiutata di prenderlo. Abbiamo iniziato a discutere. Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei. Voleva andare avanti, stava creando nuove relazioni, si stava sentendo con un altro ragazzo”.
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L’assassino di Giulia Cecchettin parla di raptus non premeditato. “Ho urlato che non era giusto, che avevo bisogno di lei, che mi sarei suicidato – racconta al pm – Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me. È scesa dalla macchina, gridando ‘Sei matto, vaf**n*ulo, lasciami in pace’. Ero molto arrabbiato. Prima di uscire anch’io, ho preso un coltello dalla tasca posteriore del sedile del guidatore. L’ho rincorsa, l’ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra. Lei urlava ‘aiuto’ ed è caduta. Mi sono abbassato su di lei, le ho dato un colpo sul braccio, mi pare di ricordare che il coltello si sia rotto subito dopo. Allora l’ho presa per le spalle mentre era per terra. Lei resisteva. Ha sbattuto la testa. L’ho caricata sul sedile posteriore”. Un testimone ha sentito le urla di Giulia Cecchettin ma ciò non è bastato a salvarle la vita.
“Mentre eravamo in macchina lei ha iniziato a dirmi ‘Cosa stai facendo? Sei pazzo? Lasciami andare’ – dice Filippo Turetta nella sua confessione – Era sdraiata sul sedile, poi si è messa seduta. Si toccava la testa. All’inizio pensavo solo a guidare, poi ho iniziato a strattonarla e tenerla ferma con un braccio. C’eravamo fermati in mezzo alla strada, ho provato a metterle lo scotch sulla bocca, non mi ricordo se se l’è tolto o è caduto da solo perché non l’avevo messo bene. Si dimenava, è scesa e ha iniziato a correre. Anch’io sono sceso. Avevo due coltelli nella tasca in auto dietro al sedile del guidatore. Uno l’avevo lasciato cadere a Vigonovo. Ho preso l’altro e l’ho rincorsa. Non so se l’ho spinta o è inciampata. Continuava a chiedere aiuto. Le ho dato, non so, una decina, dodici, tredici colpi con il coltello. Volevo colpirla al collo, alle spalle, sulla testa, sulla faccia e poi sulle braccia. Mi ricordo che era rivolta all’insù verso di me. Si proteggeva con le braccia dove la stavo colpendo. L’ultima coltellata che le ho dato era sull’occhio. Giulia era come se non ci fosse più. L’ho caricata sui sedili posteriori e siamo partiti. Avevo i vestiti abbastanza sporchi del suo sangue”.
Filippo Turetta afferma di aver avuto pensieri suicidi: “Ho imboccato la strada per Barcis. Mi sono fermato in un punto in cui non c’erano case e sono rimasto un po’ lì. Ho provato anche con un sacchetto a soffocarmi, però anche dopo averlo legato con lo scotch non sono riuscito e l’ho strappato all’ultimo. Allora ho preso lei e sono andato a nasconderla. Avevo un pacchetto di patatine in macchina e una scatolina con qualche biscotto. Non ho mai comprato nulla da mangiare. I soldi che avevo li ho spesi per i rifornimenti di benzina. Volevo togliermi la vita con un coltello che avevo comprato, ma non ci sono riuscito. Pensavo che se avessi fumato e bevuto sambuca sarebbe stato più facile suicidarmi, ma invece ho vomitato in macchina. Allora ho riacceso il telefono e ho utilizzato Google Chrome. Cercavo notizie che mi facessero stare abbastanza male da avere il coraggio per suicidarmi, ma ho letto che i miei genitori speravano di trovarmi ancora vivo e ciò ha avuto l’effetto opposto. Mi sono rassegnato a non suicidarmi più e ad essere arrestato”.
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22 Giugno 2024, 12:55