11 Ottobre 2024, 18:14
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Federica Luna Vincenti è conosciuta come la giovane moglie di Michele Placido, ma è molto di più. Attrice, produttrice e musicista. Il suo debutto come attrice è avvenuto quest’anno nel film “Eterno Visionario” diretto proprio dal marito che sarà nella sale dal 7 novembre. La coppia è sposata dal 14 agosto 2012, dopo una relazione iniziata nel 2002. I due hanno anche un figlio, Gabriele, nato nel 2006. Lei ha 41 anni, Michele Placido ne ha 37 in più. In questo film l’attrice interpreta Marta Abba, la musa ispiratrice dello scrittore Luigi Pirandello esplorando il complesso e platonico rapporto tra i due, caratterizzato da insicurezze e ambiguità. Della pellicola è anche produttrice. Mamma casalinga, papà impiegato alla Telecom, un fratello infermiere, Federica Luna Vincenti ha messo in piedi un film da 13 milioni, venduto in 50 paesi.
In un’intervista al “Corriere della Sera” parla del suo ruolo e dell’amore tra Marta Abba e Pirandello. “Un amore dirompente e impossibile – racconta -. Amore platonico che prendeva vita solo nelle parole della scrittura, o amore vero? Noi lasciamo la porta aperta. Non si sa cosa sia successo fra loro in un hotel sul lago di Como, non possiamo saperlo. Tutto è pirandelliano, perfino l’amore. Raccontiamo le umanità, le passioni, le ossessioni del grande drammaturgo”.
Valeria Bruni Tedeschi interpreta la moglie pazza. “Eh, lei ha una marcia in più – dice la produttrice -. Quelle parti poi le vengono benissimo. C’è qualcosa di Ingmar Bergman nel film, che è un ritratto intimo, privato di Pirandello”. Federica Luna Vincenti spiega come è approdata al questo ruolo: “Sono subentrata a Miriam Leone, che era rimasta incinta. Sarebbe stata perfetta. Abbiamo fatto dei provini, ho voluto farne anche io uno. Lei dice, la produttrice che fa il provino a sé stessa? Durante il Covid mi era già capitato di sostituire tre attrici malate. Stavolta si avvicinava il primo ciak. E’ la prima volta che Michele mi prende in un suo film”. Federica Luna Vincenti e Michele Placido si sono conosciuti quando lei era giovanissima: “Recitava a Parabito, dove sono nata – ricorda -. Avevo 19 anni. Lo rividi l’anno dopo a Roma. Abitavo in un pensionato con altre allieve dell’Accademia. Al matrimonio a Cisternino, dove cantò Al Bano, c’era la gente sui tetti delle case”.
“La nostra storia è stata una montagna da scalare – continua – Ero timida, non avevo autostima. Ho dovuto indossare una corazza, mettermi in disparte e sostenere, con una scelta naturale il grande talento di Michele, far sì che le radici attecchissero. Sarebbe stato facile avere una prima parte in uno dei suoi film”.
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L’attrice e produttrice vanta una formazione fatta di studio e gavetta. “Ho iniziato dall’Accademia d’arte drammatica, il mio démone è il teatro, la recitazione e il canto, sono legata a Brecht e nel nostro film c’è un cameo con la voce di Ute Lemper. Ho recitato con la Melato e Albertazzi, poi è accaduto qualcosa di magico. Ero a teatro a Parigi, per Il visitatore di Schmitt, e guardai lo spettacolo con gli occhi di chi vuole seguire il percorso creativo dall’inizio. Diventai produttrice per piccole serate. Avevo 8 mila euro sul conto. Ipotecai un immobile in Puglia, chiesi un prestito bancario. Andai avanti senza l’aiuto di nessuno. Michele? sulla produzione non ha mai voluto mettere bocca. Era un’avventura mia, legata a spettacoli con messaggi inquietanti, non convenzionali, universali. Quest’anno facciamo Orwell, 1984″. A teatro ho prodotto Ambra Angiolini sul bullismo e su Franca Viola, prima donna che rifiutò il matrimonio riparatore, e Marco Bellocchio per Zio Vanja…”.
La moglie di Michele Placido spiega che la recitazione non era abbastanza: “La carriera d’attrice era riduttiva, recitare non mi bastava e forse non mi sentivo particolarmente talentuosa”.
La sua carriera ha una battuta d’arresto a causa di una vicenda personale. “Quando mia madre si ammalò di tumore – rivela – non ressi lo stress e il dolore. Smisi di recitare perché sviluppai una rara malattia neurologica, ebbi una crisi su quello che volevo fare. Mi sono ricordata di un insegnamento di mamma: brucia i soldi che non contano niente, gettati nei progetti più grandi e irrealizzabili”. “Pregiudizi? Eccome se ci sono stati – ammette -. Il più tenero è che approfittassi di Michele. Ma la più vecchia tra noi due, con i miei acciacchi fisici, sono io. La mia risposta è stata quella di lavorare”.
Poi aggiunge: “La mia femminilità forse si vede nel film, la femminilità che non tiro fuori nella vita. Vado avanti su un percorso non stereotipato; sono concreta, granitica, rigida perché la notte i problemi di budget non ti fanno dormire. Pensare che fino a 25 anni ero di una timidezza incredibile”.
La produttrice e attrice rivela: “Lavoro con 12 donne e Gabriele, il figlio mio e di Michele. Io e mio marito abbiamo un’intesa artistica viscerale, Michele mi dice sempre: quando recito mi fido solo di te. Così mentre si truccava mi diceva di impostare una scena o di sistemare le comparse. Poi abbiamo i nostri litigi, lui dopo mezz’ora dimentica tutto, io tengo un po’ di più il broncio”. Poi spiega cosa la unisce profondamente a Michele Placido: “Gabriele, e una profonda cicatrice, il dolore per la perdita, al settimo mese, di nostra figlia. E ho partorito”. “Sono cose che non si possono raccontare come una partita di carte. Quel dolore alla pancia, quell’emotività così nuda e forte la vivo ancora oggi su ogni mio progetto”, conclude.
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11 Ottobre 2024, 18:14