Enzo Miccio si confessa in una lunga intervista al “Corriere della Sera” dopo l’uscita del suo libro “Ditemi sempre di sì” (Harper Collins). Un anno e mezzo fa, il re dei wedding planner è tornato single dopo essere stato legato per anni a Laurent. Un amore vissuto a distanza, specie durante la pandemia, con lui a Milano e l’ex compagno a Parigi. Negli ultimi anni, aveva accarezzato l’idea della paternità per poi accantonarla definitivamente. “Forse è la cosa che più mi manca e più mi mancherà nella vita (…) Subentra una responsabilità talmente grande nell’avere un figlio che mi sono posto molte domande – spiega Enzo Miccio – e alla fine sono arrivato a fare una rinuncia: non diventerò padre. Ma con questo non condanno e non giudico chi invece lo vuole diventare. Anzi, ammiro chi è in grado di crescere dei bambini, indipendentemente dal tipo di coppia in cui è. Anche perché se il desiderio di genitorialità è così forte, non ti ferma né la legge né l’essere single. Ho fatto una scelta molto personale di responsabilità”.
“Sono un ragazzo del Sud cresciuto felice in una famiglia gioiosa”
Enzo Miccio racconta com’è nato in lui il desiderio di organizzare matrimonio inventandosi di fatto una professione. “Quando ho iniziato io, negli anni Novanta, in Italia ‘wedding planner’ non lo sapeva pronunciare nessuno – ricorda – A lungo ho pensato di essermi lanciato in questo mondo per caso, ma non è vero: rimettendo in fila le immagini della mia infanzia mi sono reso conto di aver sempre avuto dentro questa scintilla. Sin da quando, da piccolo, mi rifugiavo in un angolo, a Boscotrecase, vicino Pompei, a sfogliare l’album di nozze dei miei genitori. Ho avuto in testa per una vita l’immagine di mia mamma in abito da sposa, con il velo, i fiori. Tutto è partito da lì: devo la mia carriera al fatto di essere un ragazzo del Sud cresciuto felice in una famiglia gioiosa, che sapeva celebrare i propri momenti di festa”.
CLICCA E SEGUICI SU FACEBOOK
“Il matrimonio è una cerimonia, non un sequestro di persona”
Oggi ad assoldarlo sono sia i vip che le persone comuni. “Anche le persone normali nelle mie mani diventano vip, altrimenti non vengono da me – sentenzia – Io sono onorato che mi scelgano, non dormo la notte per loro, gestisco situazioni molto complicate e ho il compito di rassicurarli. Si affidano a me completamente”. Il re dei wedding planner ha le idee chiarissime su quanto debba durare un matrimonio: “Questo lo metto in chiaro subito con gli sposi: se si vogliono sposare al mattino, bisogna che nel tardo pomeriggio sia tutto finito. Altrimenti non è una cerimonia, ma un sequestro di persona. Si commette l’errore di correlare il successo di un matrimonio alla sua durata: no, il matrimonio è un evento, deve essere intenso, non lungo. Le persone devono dire ‘che peccato, è già finito’, non ‘basta, voglio andarmene’. Nessuno, oggi, ha più voglia di stare in ballo tutto il giorno. Anche perché poi i tacchi fanno male, il trucco cola, gli invitati sudano, diventa una tragedia, tutto quello che io non voglio vedere”.