Emma Marrone si racconta ai microfoni di “Passa dal BSMT”, video podcast di Gianluca Gazzoli, prima dell’uscita del suo ultimo album dal titolo “Souvenir”, disponibile dal 13 ottobre 2023 a quattro anni da “Fortuna”. Una chiacchierata, schietta, sincera, intensa, dall’inizio alla fine, in cui si è raccontata tra successi e cadute, periodi bui e grandi risalite. Tutto senza aver mai paura di dire davvero quello che si pensa.
Chi è Emma Marrone
Classe 1984, Emmanuela Marrone, per tutti semplicemente Emma, è riuscita a raggiungere il successo grazie alla sua grande passione per la musica trasmessagli dal padre musicista. Diventa famosa grazie alla vittoria nel talent “Amici” di Maria De Filippi, vince il “Festival di Sanremo”, riempie i palazzetti di tutta Italia con i suoi concerti e sfonda anche nel mondo del cinema con “Gli anni più belli” e “Il ritorno”, i due film che la consacrano come attrice. In televisione la cantante salentina è coach in diverse edizioni di “Amici” e giudice di “X Factor” oltre che co-conduttrice della sessantacinquesima edizione del “Festival di Sanremo” al fianco di Carlo Conti. Tredici anni di carriera in cui Emma Marrone ha dimostrato la sua voglia di mettersi sempre in gioco lanciandosi continuamente in nuove sfide abbattendo tutti i pregiudizi senza paura di critiche e andando sempre dritta per la sua strada seguendo solo la grande regola di portare l’arte sempre al primo posto.
“Mi è accaduta una delle cose peggiori che potesse succedere”
Oggi Emma Marrone è in una fase di rinascita ma, confessa a Gianluca Gazzoli, nulla più tocca dopo il dolore provato per la scomparsa del padre Rosario stroncato dalla leucemia nel settembre del 2022. “La sua morte mi ha talmente devastata, mi ha talmente lasciata col cu*o per terra, spaventata in mezzo al mondo, che adesso per assurdo non ho più paura di niente. Cioè, non mi tocca niente – confida – Non ho più paura delle cose della vita, delle persone, di quello che dicono, di quello che pensano. Perché niente può più scalfire il mio cuore. Mi è accaduta una delle cose peggiori che potesse succedere e nella maniera più tremenda e quindi adesso ogni giorno è comunque un regalo, soprattutto perché all’inizio è stata veramente difficile”.
Come è riuscita a trasformare il dolore in luce: “Lui avrebbe voluto così”
“All’inizio ho avuto anche dei problemi – ammette – Ero talmente destabilizzata che non riuscivo a fare le cose. Mi sono resa conto che non è che avevo paura di morire: avevo paura di vivere. Poi ho detto: ‘Ma che ca**o stai facendo?’ Mi ero completamente trasferita da mia mamma ma già da giugno perché ormai eravamo agli sgoccioli della sua malattia. Quando poi ho finito di risolvere tutti i problemi, ho detto: ‘Ok, vado a fare il disco’. Mi sono chiusa in studio e ho detto: ‘Ok, devo prendere questa cosa e farla diventare una luce, anche perché lui avrebbe voluto così’”.
“Non sono mai andata dall’analista, neppure quando a 23 anni mi trovarono il cancro”
“Quando se ne è andato, mi dicevano: ‘Vedrai, ti lancerà dei segnali’. Mandavo tutti a fanc***: mi sembravano sciocchezze – aggiunge in un’intervista a “Il Messaggero” – Poi però quei segnali li ho avvertiti. ‘Non voglio più cantare’, pensavo. E la notte lo sognavo: ‘Canta’, mi diceva. Dopo la sua morte mi sono salvata con questo disco”. “Souvenir” è composto da nove tracce. Al padre Emma Marrone ha dedicato il brano “Intervallo” nato un mese dopo la sua morte. “Mi ero allontanata per due giorni: non ho fatto in tempo a tornare per salutarlo. Provavo un senso di colpa gigantesco. L’ho esorcizzato con questa canzone. Se fossi rimasta a casa a fissare il soffitto, forse non sarei uscita dal buco nero”, rivela. Nessuno, tiene a precisare, le ha diagnosticato una depressione ma la cantante si è rialzata grazie alla musica: “Non sono mai andata dall’analista. Neppure quando a 23 anni mi trovarono il cancro. Mi sono sempre auto-salvata. Anche stavolta. Il disco racconta un viaggio interiore”.
“Papà era il mio super eroe, il mio miglior amico, un Peter Pan”
Oggi Emma Marrone pensa che il fatto che il padre se ne sia andato negli unici due giorni in cui si era allontanata “sia stato un suo regalo per non farmi assistere alla sua fine”. E’ lei stessa a confidarlo a “Vanity Fair”. “Papà era il mio super eroe, il mio miglior amico, un Peter Pan. Mi divertivo tantissimo con lui, uscivamo insieme, lui veniva ai miei concerti e alla fine lo trovavo sempre nei camerini con i musicisti a farsi i cicchetti di rum. Mi ha trasmesso la passione per la musica ed è stato il mio primo talent scout: mi ha scoperto che cantavo di nascosto nella mia cameretta. Da quando avevo 10 anni, ha cominciato a portarmi in giro a fare le serate, all’inizio facevo solo la corista, poi la solista”.
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“Grazie alla musica sono riuscita a trovare una chiave per aprire una porta”
“In che fase del lutto sono? Ogni tanto mi arrabbio perché penso che potevano lasciarmelo ancora un po’ e che doveva vivere il momento migliore della sua vita, doveva continuare a divertirsi e a godersi la pensione. È andata così. Ma mi sento fortunata perché grazie alla musica sono riuscita a trovare una chiave per aprire una porta. E vorrei dire con questo album anche che ci si può rialzare dopo un dolore così grande”, conclude.