05 Dicembre 2024, 12:37
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Emanuela Perinetti è morta il 29 novembre dello scorso ann ,a 34 anni a causa dell’anoressia. Il padre Giorgio Perinetti, uno dei dirigenti sportivi più stimati del calcio in Italia (ds di Roma, Napoli, Juventus e Palermo, ndr), la ricorda in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”. La giovane era stata ricoverata a seguito di una caduta in casa. Il fisico stava cedendo ed era sottoposta ad un’alimentazione artificiale. “Di quei giorni ricordo la degenza in ospedale – rivela Giorgio Perinetti – alla fine della sua giovane esistenza, quell’iniziale ostracismo al ricovero, il progressivo abbandono fino all’evidenza, alla tenerezza che infondeva quel suo corpicino sempre più esile”. L’uomo non riesce a darsi pace: “Per un genitore è impossibile rassegnarsi ad una perdita talmente angosciante, dolorosa – spiega -. Sei portato a credere che un figlio continui ad essere dentro di te, che respiri attraverso il tuo respiro”. Emanuela Perinetti si occupava di marketing in ambito calcistica e aveva una carriera brillante.
“Mi continuo a chiedere ogni giorno, ogni minuto di quel che mi resta da vivere perché sia successo – confessa il padre -. Ma non trovo mai una spiegazione. Rimane incomprensibile come una ragazza con la sua energia e i suoi valori sia stata sopraffatta da quelle ombre interiori che le hanno creato un disagio tanto devastante quanto irreparabile”.
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La giovane aveva nascosto il suo problema a tutti, anche ai suoi cari. “Probabilmente ne soffriva da più di un anno. Ma è tipico di questo disturbo negarne l’evidenza, raccontare bugie per continuare a nasconderlo. Abbiamo capito tutto troppo tardi”, dice Giorgio Perinetti. “Nell’attimo in cui ho smascherato le sue bugie e compreso in pieno il problema, le ho parlato con sincerità ma pure con decisione – ricorda -. È servito a poco. Non sono riuscito neppure con l’aiuto dei medici ad ottenere il suo consenso al ricovero, avvenuto poi soltanto dopo un malore e uno svenimento in casa”. “Emanuela era considerata una delle migliori influencer italiane nel marketing – spiega con orgoglio il padre -. I premi che le attribuiscono ancora sono un riconoscimento alle sue doti. Però ricordarla serve soprattutto ad affrontare la battaglia ai disturbi alimentari, così diffusi tra i giovani”. Poi aggiunge: “Varie tifoserie hanno commemorato Emanuela. Sono situazioni per me difficili da metabolizzare. Ma, in egual modo, è come se attraverso quei ripetuti attestati di attenzione l’avessi di nuovo vicina a me in tribuna, a gustarsi lo spettacolo che tanto amava: una partita di calcio”.
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Giorgio Parinetti rivela: “La persona che si è mostrata più sensibile, cercando di aiutare Emanuela ma più in generale la mia famiglia anche dopo la scomparsa di mia moglie, è stata Elisabetta Conte. Sì, la moglie di Antonio, l’attuale allenatore del Napoli. Le sono e le sarò sempre, infinitamente, grato”. Emanuela Perinetti aveva una sorella. “Con Chiara, ora, non parliamo granché di Emanuela – ammette l’uomo -. Ogni nostro incontro è caratterizzato da una partenza lenta, silenziosa. Forse è il momento dove ci dedichiamo più intensamente al suo ricordo”. “La psicologa che l’aveva in cura nel finale di vita – racconta ancora – mi ha rivelato di aver parlato della storia di Emanuela ad una sua giovane paziente, mostrandole gli articoli di giornale nell’immediatezza della morte di mia figlia. La ragazza ha ascoltato, accettando il ricovero e le cure. Quel messaggio mi ha trasmesso sollievo, come se la morte di Emanuela stesse aiutando un’altra donna a rimanere in vita”.
Giorgio Perinetti non si perdona di non aver capito in tempo il disagio della figlia: “La persona che più mi ha deluso? Me stesso. L’incapacità di captare i segnali criptici che Emanuela mi mandava, di prevenire, di intervenire, convincendola a evitare l’inevitabile”. “L’unico modo di sopravvivere alla morte di una figlia è poter essere utile ad altri attraverso il racconto di questa esperienza con iniziative che non solo ne conservino il ricordo, ma che lo trasformino in opportunità di guarigione per ragazze e ragazzi affetti da disturbi alimentari, purtroppo sempre più numerosi”, aggiunge. Infine, Giorgio Perinetti prova a dare un consiglio ai genitori che hanno figli con gli stessi problemi: “A loro dico che bisogna saper ascoltare con pazienza, non reprimendo nervosamente i primi sintomi ma dimostrando interesse, dolcezza. E poi agire, rivolgendosi subito con fiducia e senso di partecipazione alle associazioni che si occupano del contrasto all’anoressia”.
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05 Dicembre 2024, 12:37