Il dramma dei malati di “long Covid”, l’infettivologa: “Nei giorni peggiori il mio cervello non funziona”

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29 Dicembre 2020, 16:22

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Joanna Herman, consulente in malattie infettive e professoressa alla London School of Hygiene & Tropical Medicine, accende i riflettori sul “long Covid”, ovvero la sindrome di cui soffrono le persone che continuano ad accusare i sintomi del virus pur essendosi negativizzate da mesi. A questa fetta non proprio esigua di sventurati impossibilitati a tornare alla normalità appartiene la stessa infettivologa. E’ lei stessa a parlarne in un lungo articolo pubblicato sul “Guardian”.

“Nel Regno Unito ne soffrono 60mila persone”

“Con tutta l’eccitazione che circonda l’arrivo del vaccino, è facile dimenticare e ignorare quelli che soffrono di ‘long Covid’, ovvero coloro che vorrebbero indietro la loro vita pre-Covid e continuano a vivere con sintomi debilitanti – esordisce l’infettivologa – I dati di uno studio di settembre del King’s College London ci dicono che circa 60mila persone nel Regno Unito lo hanno sperimentato, ma gli ultimi numeri dell’Office for National Statistics suggeriscono che possano essere anche di più”.

“Il mio è stato definito un caso lieve”

Il calvario di Joanna Herman è iniziato lo scorso marzo quando ha scoperto di essere positiva. “Il mio è stato definito un caso ‘lieve’, che non richiedeva ricovero in ospedale – racconta – Nove mesi dopo sono debilitata seriamente, con sindrome da stanchezza cronica, spesso associata a dolori al petto. Nei giorni peggiori il mio cervello sembra non funzionare, anche una semplice conversazione può essere pesante”.

“Ecco cosa mi succede ora che i sintomi acuti sono spariti”

“Dopo 12 giorni i miei sintomi acuti sono spariti – aggiunge – ma nelle settimane successive ho avuto una terribile perdita di capelli e continuo a sentirmi esausta, tanto che spesso mi addormento nel pomeriggio. A metà giugno ho iniziato ad avvertire la sindrome da stanchezza cronica. Può accadere dopo una breve camminata o mentre cucino la cena, è imprevedibile”.

“Chi soffre di long Covid deve essere monitorato come chi è in ospedale”

“È necessario che il long Covid venga monitorato così come vengono monitorate le ammissioni in ospedali e le morti per Covid – conclude – Inoltre devono essere istituiti accessi facilitati ai servizi per le persone che non riescono a lavarsi o a mangiare da sole. Come accade con altre malattie croniche e con i team multidisciplinari che si prendono cura dei malati, deve esserci un punto di contatto, con un’infermiera specialista che coordina diversi membri del team e facilita l’accesso diretto agli altri servizi. Ciò è vitale per le persone che non riescono a gestire le tante visite presso specialisti diversi (…) Abbiamo bisogno di smetterla di classificare tutti i casi che non vengono ammessi in ospedale come ‘lievi’. Chi soffre di long Covid ha tutto tranne che una malattia lieve”.

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29 Dicembre 2020, 16:22

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