Televisione

Doppio suicidio di Forlì, l’ideatore de “Le Iene”: “Quel servizio andava fatto”

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15 Novembre 2022, 14:04

4' DI LETTURA

Davide Parenti, ideatore e autore de “Le Iene”, rompe il silenzio sul suicidio di Roberto Zaccaria, il 64enne finito al centro di un servizio del programma sul catfishing. Fenomeno che ha portato a togliersi la vita un 24enne con cui Zaccaria aveva chattato per un anno fingendo di essere Irene Martini, una ragazza inesistente di cui il 24enne si era invaghito follemente. Davide Parenti ha affidato una lettera a “Prima Comunicazione”.

Matteo Viviani con l’uomo che si spacciava per Irene Martini

“Fatto tragico che ci addolora in modo profondo”

“In questi giorni tutto il gruppo che lavora a ‘Le Iene’ è stato scosso da un fatto tragico, che ci addolora in modo profondo – esordisce – Due settimane fa abbiamo raccontato una storia di catfishing: Daniele, un ragazzo di ventiquattro anni si è suicidato dopo aver scoperto che quella che pensava fosse la sua fidanzata era invece Roberto Zaccaria, un uomo di 64 anni. Dopo il suicidio di Daniele, Roberto ha continuato a fare la stessa cosa con altri quattro ragazzi. È stato allora che siamo andati a chiedergli conto delle sue azioni, incalzandolo.

Dal giorno seguente alla messa in onda, il servizio è stato ripreso da trentuno giornali cartacei e online, due telegiornali, e ha spopolato sui social. La storia era chiaramente di pubblico interesse, perché svelava la perversione di un meccanismo molto diffuso, che fa leva sulla fragilità affettiva e psichica di chi ne cade vittima. L’abbiamo raccontata perché potesse richiamare ogni potenziale ‘emulo’ alla gravità del gesto e alla sua responsabilità. Nel farlo, l’onda alimentata anche da chi ha ripreso il nostro lavoro è montata oltre ogni misura immaginabile, tanto che nel piccolo paese dove Roberto abitava sembra che qualcuno gli abbia fatto trovare dei cartelli nei pressi di casa”.
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Daniele, il ragazzo morto suicida

“Da 26 anni sono responsabile di ogni singolo minuto che va in onda”

“Il sabato successivo al servizio, a quattro giorni dalla messa in onda, Roberto si è tolto la vita – prosegue Parenti – Da allora non smettiamo di domandarci qual è il limite, come bilanciare il diritto a fare informazione su fatti importanti e il diritto alla privacy, anche quella di chi è responsabile di questi fatti. Molti, dopo la morte di Roberto, hanno sollevato critiche sul nostro modo di raccontare, hanno sostenuto che è stato sbagliato, eccessivo. Accogliamo tutte queste critiche. Guido il gruppo de ‘Le Iene’ da ventisei anni e da ventisei anni sono responsabile di ogni singolo minuto che va in onda; e se su altri casi – anche molto controversi – dormo sonni tranquilli, sul servizio di Roberto continuo a interrogarmi, così come le oltre cento persone che lavorano al programma.

Con la nostra esperienza avremmo potuto essere più capaci di ‘sentire’ chi avevamo di fronte. Chi fa il nostro lavoro si muove sul filo sottile della libertà di cronaca, una funzione delicatissima, per questo tutelata dalla Costituzione e disciplinata dalla legge. C’è poi un terzo elemento di cui chi fa comunicazione non può non tenere conto, la sensibilità collettiva, che negli ultimi anni ha fluttuato in modo continuo. Molti oggi vorrebbero collegare il gesto di Roberto Zaccaria al fatto di essere stato incalzato da un nostro inviato, perché ha trovato il suo modo irruente, violento. Eppure esiste una differenza tra sensibilità e nesso di causalità”.

Matteo Viviani (Foto da video)

“Quello che facciamo può non piacere, è migliorabile”

“Al nostro editore (Pier Silvio Berlusconi, ndr.), come ad altri, il servizio non è piaciuto, ed è legittimo – aggiunge l’ideatore de “Le Iene” – Quello che facciamo può non piacere, è migliorabile – siamo esseri umani. La nostra libertà di farlo non è negoziabile col gusto di una platea, per quanto ampia. Alla domanda se il ‘giornalismo estremo che praticano ‘Le Iene’ fatto di inseguimenti per strada possa andare avanti in questo modo’, il nostro editore ha risposto che ‘dire basta a un certo tipo di giornalismo sarebbe come tornare indietro invece che andare avanti, qualsiasi altro programma di informazione di Mediaset e non (lo pratica)’, un’affermazione che condividiamo.

Il servizio sulla morte di Daniele andava fatto meglio, ma andava fatto. Così come andava fatto il servizio sul pallavolista Roberto Cazzaniga, su David Rossi, Chico Forti, DJ Fabo, il sangue iperimmune, i chierichetti del Papa, Marco Vannini, il ginecologo di Bari, le firme false del Movimento Cinque Stelle, il secondary ticketing, il disastro della Terra dei Fuochi, le truffe al 110, i rimedi al cancro della Brigliadori e della Mereu, i portaborse in nero, i furbetti del cartellino, la droga in parlamento, le molestie nel cinema, le aggressioni, i raggiri, gli inganni, le frodi, le estorsioni, le violenze e gli abusi subiti dai più deboli di cui il nostro programma è zeppo”.

I genitori di Daniele, il ragazzo morto suicida

“Alzeremo il livello di guardia, cambieremo alcune modalità di approccio”

“A sessantacinque anni ogni giorno ancora imparo che posso fare meglio – conclude Davide Parenti – Alzeremo il livello di guardia, cambieremo alcune modalità di approccio ai fatti e alle persone. Non cambierà la nostra attenzione alla società, alla politica e la necessità di raccontarne storture e iniquità. Non abbiamo nessuna intenzione di ignorare ogni suggerimento utile e dato in buona fede su come migliorare il nostro lavoro. E soprattutto, non abbiamo nessuna intenzione di smettere di darci da fare”.

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15 Novembre 2022, 14:04

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