Don Mazzi si confessa in un’intervista al “Corriere della Sera”. “La morte è diventata una compagna di vita”, dice il prete 93enne che se l’è vista brutta diverse volte. “Mi hanno rimosso un tumore dalla testa – racconta – fatto l’angioplastica alle coronarie, messo il pacemaker, sono quasi cieco dall’occhio destro per una maculopatia. Ma finché il Capo non alza il telefono… (…) Mi sono solo rotto le scatole. Fatico a infilarmi le calze e a vestirmi”. “Io sarei voluto diventare organista, non prete – confida a sorpresa – Studiavo al conservatorio di Verona. Li odiavo, i sacerdoti. E un po’ li detesto ancora adesso. Non sono cambiati per niente, sai? Quando chiesi al vescovo di Ferrara di ordinarmi, rispose: ‘Balordo come sei? Prima devi convertirti!’. Non l’ho ancora fatto”.
“Il Vaticano va svuotato e bruciato, la Chiesa andrebbe molto meglio”
Don Mazzi non ha peli sulla lingua, oggi come allora. E non esita a dire che i cardinali li spedirebbe in Africa “a pulirsi le scarpe”. Papa Francesco, invece, lo manderebbe “ad Assisi con il suo bastone”. Ad avere la peggio è il Vaticano che, secondo Don Mazzi, “va svuotato e bruciato. Se non esistesse, la Chiesa andrebbe molto, molto, meglio”. Il prete che sognava di diventare organista dice la sua sulla pedofilia in ambito ecclesiastico: “I futuri preti dovrebbero vivere fuori dai seminari fino ai 18 anni. Chi passa la prima parte della vita in un luogo chiuso, avrà dei problemi. L’adolescente deve combinare i suoi pasticci. Non mi fido di chi fa sempre il bravo”. “Per me il matrimonio sarebbe stato una schiavitù – confida – Da prete sono libero di amare il mondo. La castità è un valore, ma dev’essere facoltativa”.
“Gli spinelli sono totalmente diversi rispetto a 20 anni fa”
La conversazione si sposta sulle coppie omosessuali. “Accetto la convivenza, non il matrimonio. I figli hanno un padre e una madre”, sentenzia il sacerdote. E sulle droghe leggere dice: “Non esistono. Gli spinelli sono totalmente diversi rispetto a 20 anni fa. Distruggono. Perciò sono contrario”. Don Mazzi mette a confronto il suo metodo con quello di Muccioli: “Vincenzo era un grand’uomo. Ragionava così: piuttosto che si perdano, li rinchiudo a San Patrignano. Io invece ho sempre lasciato le porte aperte. Se vuoi andartene, va’. Conta di più la vita o la libertà? Grande domanda, eh!”.
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“Secondo me Pietro Maso non è cambiato per niente”
Il giornalista gli ricorda che Fabrizio Corona non parla bene delle comunità Exodus fondate da Don Mazzi con l’obiettivo di recuperare i tossicodipendenti. “Pir*a era e pir*a è rimasto – sentenzia il prete – Si crede la divinità di sé stesso, non vi è nulla di autentico in lui. Corona e Lele Mora mi hanno solo fatto perdere tempo”. Di Pietro Maso che uccise i genitori per l’eredità disse: “Era una bestia e non è cambiato per niente”. Don Mazzi corregge un po’ il tiro: “Bestia è una parola grossa, lo ammetto. Però ribadisco che per me non è cambiato”.
“Il mio rimpianto di figlio è più grande del mio desiderio di vivere”
Nel finale, il prete della peggiore disgrazia della sua vita, ovvero la morte del padre: “Mi ha segnato in maniera irreparabile. L’ho vissuta come un’ingiustizia da parte di Dio. Papà era ferroviere, una broncopolmonite lo uccise a Valdobbiadene. Venne sepolto là. Non ho mai visitato la sua tomba. Mi è sempre mancato il coraggio di andarlo a trovare. Volevo immaginarmelo vivo”. “Ma è davvero sicuro che lo potrà vedere nell’aldilà?”, chiede il giornalista. “Spero che ci sia un papà. Il Padre nostro – replica – Sento ancora fortemente questo bisogno di un genitore. Il mio rimpianto di figlio è più grande del mio desiderio di vivere”.