Come preannunciato nei mesi scorsi, ieri sera Terence Hill ha smesso l’abito talare dopo 22 anni spalmati in 13 stagioni e 260 episodi nei panni di Don Matteo. Quello del parroco più amato della tv è stato un addio alla chetichella. Prima una breve battuta con il maresciallo Cecchini impersonato da Nino Frassica (“Lei mi ha insegnato cos’è un amico”, poi un rapido giro in canonica nel cuore della notte per salutare Natalina e i ragazzi assorti nel sonno.
Adesso arriva Raoul Bova
Don Matteo in lacrime si siede per qualche istante davanti al crocifisso di legno, nella chiesa che è stata la sua “casa” per 20 anni. Due uomini lo “prelevano” e lo portano via da Spoleto in fretta e furia. Non è chiaro se si tratti di un rapimento o se il prete si sia “consegnato” a qualcuno spontaneamente. L’unica certezza è che dalla prossima settimana, come da copione, entrerà in scena il suo successore, Don Massimo, interpretato da Raoul Bova.
“E’ stato Don Matteo a sceglierlo come successore”
“Non ci saranno lacrime e abbracci – aveva anticipato Terence Hill in un’intervista al “Corriere della Sera” a proposito del suo addio – Raoul arriva nel quinto episodio e, in seguito, si scoprirà che tipo di legame lo unisce al mio personaggio: è proprio Don Matteo ad averlo scelto come successore, e poi si svelerà il motivo per cui io scompaio”. Ieri sera, sintonizzati su RaiUno, per assistere al suo congedo c’erano 6.093.000 spettatori per il 28.8% di share. C’è chi spera, visto il finale aperto a tante eventualità, che il suo sia solo un arrivederci.
“Non volevo smettere ma era diventato stancante”
In un’intervista rilasciata a “Tv Sorrisi e Canzoni”, l’attore 83enne aveva svelato di aver fatto una proposta alla Rai e a Lux Vide che però non è stata accettata. “Non volevo smettere di fare Don Matteo, avrei solo voluto farlo in maniera diversa perché i tempi del set erano molto impegnativi – ha confessato – Durante le riprese dell’ultima stagione, le giornate di lavoro erano lunghissime, dormivo cinque ore per notte. Bellissimo, per carità, ma anche stancante. Avevo proposto di fare quattro film all’anno, sul modello del Commissario Montalbano. Purtroppo la mia idea non è stata accettata dalla Rai che, per ottimizzare i costi, ha bisogno della serie lunga”.