Cristiana Ciacci, 51 anni, è l’unica figlia di Antonio Ciacci in arte Little Tony, il cantante che si inspirava ad Elvis Presley, scomparso il 27 maggio del 2013, all’età di 72 anni. In un’intervista al “Corriere della Sera”, la figlia racconta del loro legame profondissimo e delle passioni del genitore. “Papà aveva tre grandi passioni: musica, donne e motori, tutte e tre a pari merito – ricorda – Faceva collezione di auto, almeno 10, chiuse nel box riscaldato. Ogni domenica mi portava a fare un giro: ‘Dai, Cris, andiamo al mare’. Arrivati sul vialetto che conduceva al cancello della villa, mi faceva sedere tra le sue ginocchia e mi insegnava a guidare. Io tenevo il volante, lui i pedali. Avrò avuto 6 anni. E magari era una Ferrari”.
Proprio la passione per le donne gli fece perdere l’appuntamento più importante della sua vita, quello con Elvis Presley. “Era il suo mito – confessa – Per un periodo, da ragazzi, hanno avuto la stessa etichetta discografica. Era riuscito ad ottenere un incontro tramite il colonnello Parker. Ma all’ultimo momento non ci andò. Perché? per uscire con una ragazza appena conosciuta. Rimase il suo grande rimpianto”.
“Casa nostra era una mensa sempre aperta. Ha aiutato tantissime persone, gli pagava i conti”
Little Tony è stato un padre assente ma la figlia ricorda la sua generosità e gentilezza: “Se fosse stato più presente, sarebbe stato un grande padre – ammette -. Buono, generoso, allegro. Gli piaceva circondarsi di personaggi assurdi, che giravano per casa. Come un piccoletto che sembrava Carlo Delle Piane, una specie di tuttofare. Papà gli affidava un orologio da riparare, una giacca da smacchiare. Lui non riportava mai niente, se li vendeva. O un omone alto e grosso, che andava chissà dove e tornava, che so, carico di scatole da scarpe. ‘Belle, ma sono 46 e io porto il 42’. ‘A Tony, e che per 20 mila lire volevi pure il numero giusto?’. Lui si divertiva come un pazzo. A pranzo la domestica non sapeva mai per quanti apparecchiare. Dall’una alle tre la gente si presentava senza invito. Citofonava e basta, che papà ci fosse o no. Era una mensa sempre aperta. Ha aiutato tantissime persone, gli pagava i conti”.
“Per 12 anni ho sofferto di anoressia, una malattia che mio padre non ha mai riconosciuto”
Cristiana Ciacci è cresciuta da sola: “Con me purtroppo c’è stato poco. Sempre in giro di qua e di là, miliardi di concerti. Mamma in viaggio. Mi lasciavano con la nonna o la governante. Avevo tutto. Pure una piscina olimpionica in giardino. Ma avrei voluto un fratello o una sorella con cui giocare. Passavo mesi da sola. E questo mi ha causato tanti problemi. Per 12 anni ho sofferto di anoressia. Una malattia che mio padre non ha mai riconosciuto. ‘Ma che ci vuole? Basta che apri la bocca e mangi’. Ci ho messo tempo a capire che reagiva così per ignoranza. E in certi momenti sì, l’ho detestato”.
“Per la mia magrezza non mi ha voluta nemmeno a ‘I migliori anni’ di Carlo Conti”
Cristiana Ciacci per un periodo è stata sul palco insieme al padre, come corista. “A volte non voleva portarmi sul palco – confida – diceva che ero troppo magra. Mi arrabbiavo. ‘Almeno mettiti un bolerino che ti si vedono tutte le ossa’. Le gambe restavano più muscolose, ho fatto danza per tanti anni. Ma sopra ero uno scheletro. Non mi ha voluta nemmeno quel 9 marzo del 2013 a I migliori anni di Carlo Conti. La sua ultima apparizione in tv, allora non poteva saperlo. ‘Porto un’altra corista, così non ci vieni, la gente mi fa domande e io non so cosa rispondere’. Litigammo di brutto”. Poi tra loro è tornato il sereno: “L’ho perdonato, c’era un grande amore, tra me e mio padre. Per questo ci soffrivo tanto. Siamo nati lo stesso giorno, il 9 febbraio. Stesso carattere”.
Sono tantissimi i ricordi d’infanzia insieme. Poco tempo, ma di qualità: “Dall’America mi portava giubbotti con le frange, stivali da cowboy- ricorda – abitini di paillettes. Da piccola spesso lo seguivo sul palco. Durante il concerto dormivo in camerino. Poi mi venivano a svegliare e mi davano un mazzetto di cartoline da distribuire agli spettatori. Oceani di persone, di mani protese. Era bellissimo. Ero felice che gli volessero bene e che di riflesso ne volessero a me. Mi chiamavano per nome, mi abbracciavano”. Little Tony ha avuto tantissime donne, “però era molto bravo a farmi sentire sempre la prima e l’unica”.
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“Le donne gli piacevano tutte tet*one e c*lone. A ognuna trovavo un difetto”
Riguardo ai gusti del padre per le donne, la figlia ricorda: “Tutte te*tone e c*lone. A ognuna trovavo un difetto: questa è nasona, questa ha una risata brutta, questa parla burino. Una veniva da Teramo, aveva i capelli biondi corti, la chiamavo Nonna Papera. Si portava il cambio: dopo pranzo andava in bagno e tornava con un altro vestito”. A una fidanzata ricorda di aver fatto un brutto scherzo: “Una sera, era la vigilia di Natale che per me e papà era il giorno più importante dell’anno. Tavola apparecchiata con il servizio buono, quaranta posate, otto bicchieri, tutti i parenti. La festa della famiglia, insomma. Invece lui aveva portato quella lì. Carina, per carità, ma non il 24. Dopo cena, parlando con nonna, mia complice, dissi a voce alta: ‘Certo papà avrebbe proprio bisogno di avere accanto una brava donna di casa, una che pulisce e mette tutto a posto’. ‘Eh sì, come hai ragione’. Il mattino dopo trovammo la cucina splendente, stoviglie e pentole lavate e impilate. Era stata lei, avrà fatto le sei di mattina”.
“Gino Paoli? Ho chiesto le sue scuse, mai ricevuto nemmeno una parola”
A Sanremo 2023 Gino Paoli raccontò che sua madre avrebbe tradito Little Tony in casa mentre lui era al Cantagiro. “Falsità su due persone che non ci sono più – tuona la figlia del cantante – bassezze. Ho chiesto le sue scuse, mai ricevuto nemmeno una parola”. Del padre ricorda ancora: “Era fissato con i capelli, usciva sempre ben pettinato, ordinato, vestito, mocassini o stivaletti col tacco. Usava flaconi di brillantina. Aveva un bagno gigante in cui teneva duemila prodotti, boccette, lozioni. Costringeva a tingersi pure i fratelli e Maurizio, detto ‘Il Cinese’, l’autista del pulmino della band, un conducente dell’Atac. ‘Levati quel grigio, altrimenti ci invecchi il gruppo’. Però lui, per risparmiare, se la faceva da solo: a volte veniva rossiccio, a volte scuro tipo lucido da scarpe”.
“Non voleva essere chiamato nonno, aveva il terrore di non piacere più al pubblico femminile”
Little Tony era attento anche all’alimentazione: “Non mangiava mai dopo le 18.30 perché aveva due ulcere. ‘Colpa di tua madre’. A pranzo spaghetti al pomodoro, a cena pesce e zucchine bollite. Niente alcol, niente fumo, caffè d’orzo”. Non accetava che i nipotini lo chiamassero nonno. “Aveva il terrore di non piacere più al pubblico femminile – racconta la figlia – di sembrare vecchio. Quando gli ho annunciato di aspettare il primo figlio (ne ho cinque) l’ha presa malissimo: ‘Che tragedia’. Poi ha capito che l’immagine di nonno rock invece andava forte”. Le ultime parole di Little Tony alla figlia prima di morire sono state queste: “Cris, mi raccomando, cerca di essere felice, perché lo vedi come passa in fretta la vita?’”.