Ieri sera, a “Non è l’Arena”, Massimo Giletti è tornato sul caso di Fabrizio Corona. L’ex re dei paparazzi, che si trova ricoverato nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Niguarda dopo aver compiuto una serie di atti autolesionistici, ha fatto recapitare al conduttore torinese alcuni suoi “pensieri”. Giletti li ha raccolti e li ha letti in diretta. Il contenuto della lettera di Corona è molto crudo.
+++ ATTENZIONE – IL CONTENUTO CHE SEGUE POTREBBE URTARE LA VOSTRA SENSIBILITA'”
Il nuovo atto di autolesionismo
“Dite a Massimo che sto molto male – esordisce – Voglio che Massimo sappia quello che mi è successo ieri. Ho chiesto di andare in bagno a fumare, mi hanno dato un accendino. Sono controllato a vista da tre uomini della polizia penitenziaria. Mi sono seduto sul water e mi metto a fumare a torso nudo con i pantaloni tirati su. Vedo sul mio braccio destro la ferita del giorno prima, due punti di sutura che mi sono fatto pugnalandomi con una penna Bic. La guardo, fumo, la riguardo”.
“Gli infermieri mi hanno sorpreso mentre mangiavo il mio braccio”
“A quel punto scatta qualcosa nel mio cervello. Provo a scavare nella ferita – svela – Sono da solo in un cesso schifoso, circondato da urla di povera gente disgraziata. Mi avvicino con la bocca alla ferita, a poco a poco spingendo sempre di più riesco ad afferrare i punti, li tiro, si rompono. Schizza il sangue ovunque, sento uno strano sapore, mi piace, è amaro. E continuo…sono convinto che dentro la ferita ci siano i pezzi di vetro del finestrino dell’ambulanza che ho rotto. E’ notte e come un cannibale mordo tutto. Sono incontenibile, non ho più freni. Di colpo si apre la porta e cinque infermieri vedono un uomo di 47 anni seduto sul cesso, tutto sporco di sangue, che si mangia il suo braccio. C’è chi urla, c’è chi piange, c’è chi mi abbraccia, ma io sono impassibile, guardo solo il vuoto”.
“Sono uno psicopatico, mi sono rasato i capelli a zero”
“Sono uno psicopatico in un ospedale psichiatrico – prosegue – Sono in una stanza singola, vuota. Non c’è tv, non c’è radio, finestre chiuse, nessun tipo di vetro, nulla con cui mi possa ferire. Massimo, io da qui non posso uscire, sono detenuto, ho tre persone che mi controllano a vista. C’è però un’enorme finestra da dove entra uno splendido sole. Non mangio da nove giorni, bevo mezza bottiglia d’acqua, due caffè d’orzo. Lavoro, scrivo, leggo, mi alleno tutti i giorni, senza forze, per terra. Mi sono rasato di nuovo i capelli a zero e nel mio gergo significa guerra, si incomincia la vera battaglia”.
“Sono pronto a morire per i miei diritti”
“Ho una lucidità perfetta e una rabbia incontenibile, irrefrenabile – confessa – Massimo, devi sapere che quando il giorno della revoca mi sono tagliato con una lama affilata il braccio sinistro maciullandomi, non ho provato dolore. Nemmeno quando con un pugno ho rotto il vetro infrangibile dell’ambulanza. Le braccia spruzzavano sangue, io non avevo dolore, non avevo paura e non mi interessava il rischio della morte. Sono pronto a morire oggi per i miei diritti. Nulla, Massimo lo deve sapere, era premeditato”.
“Ho trasformato la tragedia in dramma”
Dall’ospedale Fabrizio Corona risponde a Massimo Gramellini che lo aveva accusato di aver trasformato in farsa la sua tragedia: “Ho trasformato la tragedia in dramma. Quello che sto vivendo sulla mia pelle. Joker vi ricorda qualcosa? La farsa è la loro che non capiscono i drammi delle persone”.
“La mia preoccupazione più grande è Carlos”
“Massimo, la mia preoccupazione più grande è solo una, è lui: Carlos Maria – conclude l’ex fotografo dei vip – Non azzardatevi a dire che ‘un padre come questo, che fa questo gesto, che esempio darà a suo figlio?’ Io parlo tutti i giorni con lui, ci sono state 500 persone che per 9 mesi lo hanno visto felice e poi la cattiveria ha rovinato tutto. Sapeva della sentenza, sa chi sono, sa come sono fatto, sa che se fosse andata male avrei reagito e sarà dalla mia parte. Suo padre è questo e lui mi ama così. Grazie Massimo, voglio ringraziare mia madre per tutto quello che sta facendo. Grazie mamma, ti amo e spero che l’epoca della sofferenza prima o poi possa finire”.
La psicoterapeuta: “E’ la descrizione della disperazione”
Sul caso si esprime la psicoterapeuta Stefania Andreoli, ospite in studio: “E’ decisamente la descrizione della disperazione. I reparti psichiatrici sono posti che anche se sono lontani dall’esperienza naturale di chiunque di noi, in realtà sono molto cambiati nel tempo. Sono reparti chiusi a chiave per tutti coloro che si trovano lì, non solo per chi è piantonato. Sono posti intrisi di dolore e di disperazione dove spesso gli esseri umani si trovano con la faccia per terra e nel punto più basso della loro esperienza di vita, molto spesso vicini alla morte psichica. Quindi si tratta della descrizione di come ci si può sentire quando di fatto ci si allontana progressivamente dalla salute e ci si avvicina pericolosissimamente ad una patologia che può raggiungere anche il rischio di morte”.
“Corona potrebbe fare quello che sta minacciando di fare”
“Secondo me, in questo caso, abbiamo dei fattori di rischio – dice la specialista – Posto che le grida di aiuto non vanno mai ignorate neanche da parte di chi compie dei gesti esclusivamente dimostrativi. Fabrizio Corona ha una diagnosi psichiatrica decisamente grave, il quadro sindromico è abbastanza sfavorevole. Se deve tornare in carcere? A questo non posso rispondere, non è a me che va fatta questa domanda. Posso però dire che dagli elementi che abbiamo quello che lui sta minacciando di fare, potrebbe farlo. Gramellini ha scritto di ‘non eroe’. Io credo che Fabrizio Corona potrebbe diventare un eroe se non si uccide. Se resta in vita, se si tutela, se diventa un esempio per gli altri detenuti con diagnosi psichiatrica, ecco in questo caso potrebbe diventare a suo modo un eroe”.
Celentano a Corona: “Se muori adesso, non gliene frega niente a nessuno”
Nei giorni scorsi, Adriano Celentano ha scritto una seconda lettera a Fabrizio Corona. In un solo anno il Covid ha ucciso 2 milioni e mezzo di persone, di cui centomila solo in Italia. In giro qua e là, si uccidono genitori e poi buttati in un fiume – recita il messaggio condiviso sul profilo Instagram del Molleggiato – Mentre altri che non si possono chiamare genitori, non ci pensano un attimo a buttare un loro figlio di appena 4 giorni nell’acqua bollente, ora ricoverato in ospedale con ustioni si tutto il corpo. Per cui il tuo sciopero della fame, in un momento come questo, è a dir poco fuori moda. E tu, caro Fabrizio, sei troppo intelligente per non sapere che se dovessi morire adesso solo per fare un dispetto a chi, per forza, ha dovuto giudicarti, non gliene fregherebbe niente a nessuno. Quando tu, con la faccia insanguinata, inveendo contro i giudici, hai detto che sei un bravo ragazzo, ebbene io sono il primo ad esserne convinto. E’ vero. Tu sei un bravo ragazzo che però ha commesso dei REATI. Con in più l’aggravante di sfidare i giudici. Ma io, come già ti ho detto, ho un’idea”.
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