Colapesce e Dimartino si separano: “Ci serve una pausa"

Colapesce e Dimartino si separano: “Ci serve una pausa per tornare a vivere”

Germana Bevilacqua

Colapesce e Dimartino si separano: “Ci serve una pausa per tornare a vivere”

| 08/10/2024
Colapesce e Dimartino si separano: “Ci serve una pausa per tornare a vivere”

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Colapesce fa il salto senza Dimartino e inizia scrivendo la colonna sonora di “Iddu ‒ L’ultimo padrino”, il film di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza presentato a Venezia. Una pellicola liberamente ispirata alla vicenda di mafia di Matteo Messina Denaro. Nel cast, Toni Servillo che interpreta Catello Palumbo, un politico condannato per concorso esterno in associazione mafiosa a cui viene fatta un’offerta dai servizi segreti: se comincia uno scambio epistolare con il suo figlioccio latitante, tale Matteo, interpretato da Elio Germano, e lo induce a rivelare per sbaglio il posto in cui si nasconde, sarà libero. Colapesce, all’anagrafe Lorenzo Urciullo, ha accettato la sfida componendo la colonna sonora. “Io mi sono innamorato preso di questa sceneggiatura”, ammette l’artista in un’intervista rilasciata a “Vanity Fair”. Colapesce a 41 anni rivela di avere deciso di prendersi una pausa dal progetto con Dimartino. Una decisione maturata insieme. I due artisti che sono diventati un duo nel 2021 facendosi conoscere e amare dal grande pubblico, si fermano e non si sa per quanto tempo.

Elio Germano nei panni di Matteo Messina Denaro nel film ‘Iddu’ (Foto da video)

Colapesce: “La mafia non deve diventare pop, non lo sopporto”

Tornando al film che lo ha inspirato al punto da decidere di realizzare una colonna sonora Colapesce dice: “Mi ha colpito lo sguardo poetico che ha, su un tema, la mafia, spesso invece mitizzato, reso figo. Non in film come ‘Il Padrino’, dove la narrazione è palesemente cinematografica, falsa; quanto in prodotti nuovi, dove di solito l’immagine del malavitoso, del mafioso, è positiva”. Poi aggiunge: “La mafia non deve diventare pop, non lo sopporto. Da siciliano, cresciuto tra gli anni Ottanta e Novanta, ricordo i morti nella mia zona, Siracusa, le stragi, Falcone e Borsellino. Sono stati dei martiri, la loro morte ha rappresentato una presa di coscienza collettiva. Il limite, quei giorni, è stato passato. Per tanti. Prima non sempre era così, nascere in Sicilia, all’epoca, voleva dire farlo nella mafia, quindi senza rendersi conto di determinati atteggiamenti, che non sono gli omicidi magari, ma il pizzo, le raccomandazioni, tutto. Finché non si ha la possibilità di studiare ed emanciparsi a livello culturale, e non è scontato, la mafia si normalizza. Ed è uno dei motivi per cui ancora non è facile estirparla dalla Sicilia”.

Toni Servillo in una scena di ‘Iddu’ (Foto da video)

“La pellicola ‘Iddu’ non costruisce miti. È una commedia, ma tragica”

Colapesce ammette che l’arte ha una grande responsabilità. “Ma è un discorso che riguarda il mondo – sottolinea -. In Sudamerica si fanno tour nei luoghi che furono di Escobar. Come nasce il mito? Nasce perché qualcuno lo racconta in maniera distorta, come fosse bello. Nasce, nel caso dell’Italia, perché si ragiona per stereotipi: i francesi non hanno il bidet, noi abbiamo la mafia; così, come se niente fosse”. Lo stesso accade in Sicilia con i tour mafiosi: “Vedo i gadget, mi bastano. Ovunque ci sono magliette con lupara e cannolo. Il punto è cambiare la narrazione: come quei testi rap che veicolano modelli tossici, machisti, allo stesso modo film del genere lasciano intendere, a chi non ha gli strumenti, che la mafia sia una scelta di vita giusta”. L’artista spiega perché la pellicola “Iddu” è diversa: “Non costruisce miti. È una commedia, ma tragica. E spiega bene eventuali connivenze dello Stato o della gente stessa”.

“Messina Denaro è stato latitante per trent’anni, sempre in Sicilia. Com’è che nessuno l’ha trovato prima? – si chiede -. Qui, poi, i protagonisti sono miseri: con Catello si capisce subito; con Messina Denaro, basta addentrarsi un attimo nel personaggio per vedere che narcisista, peraltro solo, sia. Infatti quando ho creato temi musicali per ciascuno, ho sentito responsabilità”.

Colapesce (Foto Instagram)

“Per Messina Denaro ho scelto una musica che sgonfiasse il mito che altri avrebbero gonfiato”

Colapesce spiega come ha lavorato per trasporre in musica i personaggi del film: “Per Catello, ho cercato una musica pomposa, è un arruffone che non combina niente. Per Messina Denaro avevo paura che un tema simile lo glorificasse, per cui ho lavorato per sottrazione, come a smontare il mito che altri avrebbero gonfiato. Ovviamente è stato un lavoro diverso da quello che avevo sempre fatto, con Dimartino il massimo a cui ci eravamo dedicati era la colonna sonora di ‘La primavera della mia vita’, il nostro film. Qui ho tenuto conto di immagini e pensieri di altri”. La differenza tra scrivere una canzone e una colonna sonora la spiega così: “Sono diversi i tempi. La musica, specie le canzoni pop, oggi ha molti paletti, tra durata e altro. Per carità, per è una sfida divertente provare a starci dentro: ho sempre trovato stimolante la brevità di cui diceva Calvino nelle Lezioni americane. Ma il cinema concede un campo aperto che il resto non offre. Iddu ha tanti brani al suo interno, addirittura i primi otto minuti sono musicati. Non è scontato che un’artista possa permettersi un momento così in un disco, o una lunga introduzione strumentale in un pezzo”.

“La Sicilia si presta bene a queste sonorità desertiche – racconta ancora -. Sonorizzare significa dialogare con le scene, alzare e abbassarne la temperatura. Mi sono ispirato Egisto Macchi, un po’ poco conosciuto, a lungo al fianco di Morricone. Poi ai suoni tribali dei Popol Vuh nel cinema di Herzog. Infine, per la tromba, a Jon Hassell, che non viene dalle colonne sonore ma era bravissimo a creare un immaginario preciso con poche note”.
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Colapesce Dimartino (Foto Instagram)

“La malvagità? Messina Denaro è cresciuto in una famiglia mafiosa, è questione di cultura”

Il brano chiave della colonna sonora si intitola “La malvagità” e dice che “la malvagità serve al mondo intero”. “È una frase che nasce da un’altra, che avevo appuntato leggendo la sceneggiatura – spiega l’artista -. ‘La malvagità appartiene all’uomo’. Dai tempi, credo, di Adamo ed Eva. Ma ce ne meravigliamo sempre. Credo che accettarlo sarebbe il primo passo per cambiare, per esempio insegnando a scuola cos’è la cattiveria e come ci si comporta davanti a lei. Poi ogni storia è a sé, Messina Denaro è cresciuto in una famiglia mafiosa, per cui è questione di cultura. Ma la malvagità è in ciascuno di noi. Non voglio fare polpettoni, è un aspetto complesso. Ma sono cominciati i bombardamenti in Libano e tutto mi sembra tornare. Per questo ripeto che chi fa arte ha una responsabilità: non credo non debba rappresentare la violenza, ma farlo in un modo che svegli le coscienze. Purtroppo c’è chi non ha la possibilità per decodificare le fiction, e anzi vedendo un film sulla mafia si sente incoraggiato a diventare un malavitoso”.

Colapesce e Dimartino(Foto Instagram)

Colapesce e Dimartino: “Veniamo da lunghe carriere soliste, abbiamo la pelle dei dinosauri”

Un passaggio quello di Colapesce che segna il ritorno da solista dopo sette anni di successi con Dimartino. “Non abbiamo pausa – assicura -. Veniamo da lunghe carriere soliste, abbiamo la pelle dei dinosauri. Non bisogna per forza ragionare per spremere la gallina: scrivere ci costa tempo ed energie, abbiamo fatto due dischi insieme che hanno richiesto sforzi, non siamo di quelli che mettono in piedi un brano nel giro di una settimana. È un lavoro complesso e delicato. Ora ci serve una pausa, fosse anche per capire come mettere mano alle canzoni che verranno. Avremmo potuto fare all’infinito Musica leggerissima, ma non è un atteggiamento che ci interessa. E poi volevamo tornare a vivere: dal 2021 a oggi non ci eravamo mai fermati”. A proposito del successo ammette: “Non ce lo aspettavamo, veniamo entrambi dall’indie vero, in cui non c’erano soldi e si lavorava da soli. Tanti anni fa ho intervistato Gino Paoli, mi ha detto che ‘il successo è un incidente’ e sono d’accordo. O perlomeno, è così anche per me”.

Colapesce (Foto da video)

Colapesce e Dimartino si separano: “Siamo sempre stati un po’ dei pesci fuor d’acqua”

Lartista ammette di sentirsi ancora quel ragazzo che ha faticato per arrivare e che fa musica per il piacere di farla. “Durante la mia lunga gavetta, sognavo solo di poter continuare a vivere di musica, stare bene – svela -. Oggi il sogno è lo stesso: se ora che sono tornato da solo la gente dai concerti sparisse, se sotto il palco ci fossero una trentina di paganti, non lo vivrei male. Non è mai stato difficile esibirsi in circostanze del genere, se una cosa mi piace, com’è questo lavoro, la faccio a prescindere con piacere”. “Infatti in qualsiasi contesto ci hanno messo, dal 2021 in poi, io e Dimartino siamo sempre stati un po’ dei pesci fuor d’acqua. Ma non ci dispiace. Non avrei mai pensato, per dire, di comporre una colonna sonora per un film di questo livello. È successo, credo, anche perché i registi sono come me: persone che continuano a fare il loro lavoro per il piacere di farlo”, conclude.


Pubblicato il 08/10/2024 11:50

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