Claudio Cecchetto può vantarsi di aver scoperto molti dei personaggi di successo degli anni ’80 e ’90, molti ancora oggi sulla cresta dell’onda. Da cantanti a comici, a presentatori, e anche scrittori. Aveva naso per il talento a 360 gradi e di molti di loro conserva un bel ricordo. In un’intervista al “Corriere della Sera”, ricorda i suoi esordi dagli studi abbandonati per la passione per la radio agli incontri: “Mio padre mi chiese se volevo lavorare o studiare. Poi si rispose da solo: no, tu continui a studiare, ma quando nel 1975 sono entrato a Radio Milano International ho scoperto qual era il mio grande amore”.
Claudio Cecchetto andò a lavorare gratis: “Se una cosa ti interessa davvero falla anche gratis – dice- è sempre un investimento. Sento gente dire: non ho avuto l’occasione. L’occasione c’è sempre, magari sei stato tu a non prenderla”. Poi racconta l’incontro con Mike Bongiorno che durante un provino gli disse che lo ascoltava in radio tutti i giorni al mattino, ma lui andava in onda al pomeriggio. “Feci finta di niente e lo ringraziai – ricorda – Poi qualche anno dopo gli confidai la gaffe: mi rispose che però non aveva sbagliato a scegliermi”.
“Mia moglie mi vedeva in televisione e diceva alla mamma: un giorno lo sposerò”
Claudio Cecchetto ha condotto tre Festival di Sanremo di enorme successo, poi ha lasciato la Rai per fondare Radio Deejay. “È la mia filosofia, io nella vita ho sempre cambiato – racconta -. Quando arrivi al top qual è il passo successivo? Cercare di mantenere la vetta, ma è una condizione che non mi piace. Per me la posizione ideale è il numero due: immaginate una corsa, il secondo corre guardando il primo, sempre rivolto in avanti; il numero uno invece si deve sempre voltare indietro”. In quegli anni era circondato da ammiratrici: “Qualcuna, ma mica quelle che si vedevano negli anni Sessanta, non facevano pazzie per me. Anche se una groupie l’ho sposata. Mia moglie Mapi Danna mi vedeva in televisione e diceva alla mamma: un giorno lo sposerò”.
“Amadeus? Il nome nasce dal pezzo di Falco, un singolo di grande successo”
Di Fiorello dice: “Era il più pigro. E meno male, perché se no sarebbe presidente del mondo dello spettacolo. Lui è così: si è confezionato un programma al mattino presto perché si sveglia con il buio e va a fare colazione. E ha deciso che poteva diventare una trasmissione”. “Amadeus? Lo chiamavo la voce di piombo – ricorda – con quel timbro pesante, bello, solido, che riempie tutte le frequenze, la risata che sprizza ottimismo. Il nome nasce dal pezzo di Falco, un singolo di grande successo. Era perfetto, c’era già la sigla del programma pronta. Mi fa ridere che anche sua mamma ormai lo chiama Amadeus”.
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“Gerry Scotti può fare qualsiasi cosa, se avevo un problema lui era la soluzione”
Claudio Cecchetto è colui che ha cambiato il nome di Fabio Bonetti in Fabio Volo. “Mi disse che era uno che leggeva molti libri – confessa – e la cosa mi colpì subito: ero abituato a dj che leggevano poco. Sono contento del suo successo come scrittore, l’avevo quasi previsto, gli dissi che leggeva talmente tanti libri che un giorno avrebbe dovuto scriverli perché non ne avrebbe più avuti da leggere”. Sua anche l’idea di “coprire” Sabrina Salerno. “Al di là dell’avvenenza – sottolinea – ho visto in lei tanta energia e grinta. A Canale 5 la mettevano sempre in bikini, a lei non piaceva e io ero d’accordo: meglio immaginare che sbattere in faccia, meglio una maglietta larga e bagnata”.
Di Gerry Scotti dice: “L’ho bloccato sulla scaletta di un aereo mentre stava partendo per l’America. Lo convinsi a rinunciare al lavoro da copy per la McCann, l’agenzia di pubblicità. Lui può fare qualsiasi cosa, sapevo che se avevo un problema lui era la soluzione: per questo Gerry è il presentatore immagine di Canale 5″.
“Jovanotti? In lui ho rivisto me all’ennesima potenza”
Tra le sue scoperte anche comici come Leonardo Pieraccioni. “Me lo ha suggerito Carlo Conti – confida – e in lui ho visto per la prima volta un comico che si divertiva a essere comico: spesso i comici si prendono troppo sul serio, lui era divertente e divertito, non mi faceva sembrare stupido perché ridevo alle sue battute. Faceva il magazziniere, prese l’aspettativa di un anno e poi arrivò al successo con il cinema”.
Come dimenticare uno degli incontri più incredibili della sua carriera, quello con Lorenzo Cherubini a cui diede il nome di Jovanotti. “All’epoca erano tutti poser – ricorda – io invece sono sempre stato un casinista in discoteca, in lui mi sono riconosciuto, anzi ho rivisto me all’ennesima potenza”. Claudio Cecchetto è stato anche il talent scout degli 883, ma di Max Pezzali non ha proprio un bel ricordo. “Diciamo che la riconoscenza non è il suo forte”, sentenzia.