09 Dicembre 2024, 11:02
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Chiara Tramontano, sorella di Giulia, ospite di “Verissimo” ha ripercorso con Silvia Toffanin il suo dramma familiare. La giovane era molto legata alla sorella uccisa nel maggio del 2023 con 37 coltellate dal compagno Alessandro Impagnatiello mentre al settimo mese di gravidanza. La conduttrice esordisce ringraziando la donna per la sua presenza: “Innanzitutto grazie per essere qui, so che non è facile però la storia di tua sorella ha sconvolto l’opinione pubblica e ha colpito tutti. L’uomo che ha ucciso tua sorella e il bambino nel grembo è stato condannato all’ergastolo”. “Questa sentenza è stata giusta – commenta Chiara Tramontano – è una sentenza che porta a tirare un sospiro di sollievo dalla paura di rincontrarlo. Per un momento pensi che l’asse della giustizia sia finalmente tornato al suo posto, che il male sia chiuso dietro alle sbarre e lontano da me. L’amore per mia sorella rimarrà per sempre, ma questo non lenisce il dolore. Anche pensando che lui non abbia più una vita, io trovo assurdo che lei sia sotterrata in un giardino e che io non abbia mai conosciuto mio nipote. Avevo anche paura che ottenesse uno sconto di pena”.
“Come stanno i tuoi genitori?”, chiede Silvia Toffanin. “Non so come rispondere, non sono una mamma – dice la donna -. Ma perdendo una figlia, la vita diventa solo un’alternanza del giorno e della notte. I miei genitori sono la barca di carta nel fiume che è che la vita che ci trasporta. Sono fragili, insicuri. Hanno bisogno di essere spronati. La loro vita è finita. Loro non meritavano tutto questo”.
Chiara Tramontano parla ancora dei genitori e spiega: “Loro ci hanno cresciuto con il senso di giustizia. Mio padre ci ha cresciuto come persone dedite allo studio, al sacrificio, mi ha insegnato ad essere indipendente. Mia madre è una mamma che riusciva a stemperare la durezza di mio padre, ci spronava a crearci una famiglia”. Parlando del passato aggiunge: “Siamo stati una famiglia molto felice, sono grata di quello che ho avuto. Abbiamo sempre avuto dei valori, io so di avere sempre il loro supporto”. Di Alessandro Impagnatiello, che ha tolto la vita a sua sorella e a suo nipote dice: “Non posso definirlo un uomo. Il concetto di umanità non può essere associato a lui, c’è un distacco totale tra quello che è un uomo e quello che è lui. Mi domando perché è capitato a me, perché sono io la sorella di Giulia? So che non sono la sola sorella a soffrire ma noi non siamo questo”.
“L’anima di mia sorella non ha visto il male che c’era in questo uomo – aggiunge -. Credo che sia questo il limite delle persone sensibili. Giulia, fino all’ultimo, ha dimostrato di essere una persona a cui premevano le attenzioni degli altri. Anche durante la gravidanza ha sempre cercato un punto comune, fino a ritrovarsi uccisa dall’uomo che avrebbe dovuto proteggere lei e il bambino”.
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“Quando tua sorella è scomparsa, tu avevi capito subito che c’era qualcosa che non andava?”, domanda Silvia Toffanin. “No – risponde la donna – pensavo si fosse allontanata per scappare da lui. Non avevamo avuto segnali di violenza domestica, non c’erano precedenti. Ho chiamato ‘Chi l’ha visto?’, ho pensato che fosse esausta di questa gravidanza non condivisa, che avesse avuto bisogno di un momento per pensare a sé stessa. Ho anche temuto che si potesse essere fatta del male. Mai avrei pensato che avrebbe potuto diventare vittima di un femminicidio, mentre mio padre lo aveva capito. Per mio padre era assurdo che fosse scomparsa. Sono grata di aver avuto tre giorni di dolore in meno”.
Poi rivela: “Sognavo che chiamava per chiedere di andare a prenderla da qualche parte a Milano. Se io vado a bere con degli amici, rientro e non scrivo ‘sono a casa’, c’è qualcosa che non va, i miei genitori chiamano e dicono ‘noi stiamo aspettando’. Noi ci mandiamo il buongiorno e la buonasera, papà lo sapeva. Io invece non ci volevo credere, ma era anche un modo per sopravvivere”.
La conduttrice chiede a Chiara Tramontano: “Tu lo conoscevi lui?”. “No – ammette la ragazza – non lo conoscevo molto. Per lavoro spesso non ci sono stata, quando è iniziata la loro relazione, nel periodo del Covid, io stavo in Finlandia, non sono spesso tornata a casa. Quando sono rientrata in Italia poi ci ho provato ma lui aveva alzato un muro. Nella relazione lui aveva commesso tanti errori, tante assenze. Io lo avevo detto a mia sorella”. “Un giorno mia sorella mi disse ‘Adesso lo so che ti arrabbierai’ – in relazione alla scoperta della relazione di lui con un’altra donna – e mi ha elencato le cose che non andavano. C’era stati degli indizi di una relazione extraconiugale che lei aveva captato, lui aveva confessato di avere un’altra relazione”. “Mia sorella aveva avuto dubbi sul portare avanti la gravidanza – svela – dal momento che la relazione si stava sgretolando. Ma la famiglia le ha mostrato totale supporto, anche economico”. “Mia sorella aveva allora deciso di tenere il bambino. Giulia aveva comprato i vestitini, il corredino – racconta ancora -. Avrebbe partorito a Milano e miei sarebbero saliti per un mesetto”.
Chiara Tramontano a questo punto svela una circostanza molto dolorosa: “Qualche giorno prima della morte è stata consegnata la cameretta per Thiago, che conteneva il fasciatoio che avremmo regalato noi. Non l’ho vista, io vivo un completo rifiuto, l’abbiamo donata e speriamo che sia un luogo felice per un bambino. Qualche vestito di Thiago è andato alla mia nipotina Giulia, figlia di mio fratello Mario che è nata ad ottobre. È bello che in casa si possa ancora domandare ‘dov’è Giulia?’ o ‘Giulia sta dormendo? Mia nipote porta il nome di un angelo, però spero che lei non sia la nipote di una donna uccisa. Deve rappresentare quella gioia e quella leggerezza che emanava lei”.
“Non è giusto”, le parole di Silvia Toffanin in lacrime. Chiara Tramontano si emoziona rivedendo un clip con la sorella e i genitori. “Non riesco a guardare i video in cui lei era felice – spiega -. Non ho riaperto la nostra chat per riascoltare la sua voce. Adesso so quanto è facile perdere la felicità. La felicità è potere festeggiare il Natale. Invece per noi non c’è più il Natale. Uso il presente quando la descrivo, dico sempre che io e lei siamo come il vaso e i tulipani, lei è il tulipano in tutta la sua grazia, io il vaso, rigida, dura. Eravamo due opposti che si completano. Tutti noi portiamo una collanina che rappresenta lei insieme a Thiago, non perché abbiamo paura di dimenticarla, ma è qualcosa mi consente di portarla sempre con me”.
Poi aggiunge: “Non vivo più in Italia, mi sto dando una possibilità in un Paese in cui fossi conosciuta, prima io e poi la mia storia. Anche se l’Italia, la comunità cittadina, i giornalisti sono stati delicati e ci hanno dato tanto. Ma ho bisogno di ricominciare. Se non fossi andata in Olanda, oggi non avrei avuta tanta forza per affrontare il processo e agire lucidamente. Ovviamente mi manca la mia famiglia ma non ho in mente di tornare”.
“Come ti piacerebbe che venisse ricordata tua sorella?”, chiede infine Silvia Toffanin. “Se ci fosse una ragazzina che si approccia all’amore, che per un momento ci dimenticassimo di Giulia come la donna trucidata da 37 coltellate- replica – Vorrei una mamma che raccontasse la sua storia, di una donna incinta che ha combattuto per sapere la verità. Lei è morta perché ha creduto che potesse ricominciare a vivere, lei ha avuto il coraggio di rientrare in casa per fare le valigie perché credeva di potere ricominciare a vivere. Mia sorella è un esempio di sensibilità e amore per sé stessa. Voglio che sia lo sprone per una donna che pensa di non avere più l’opportunità di amare, ad andare avanti e ricominciare”. “Nel momento in cui il suo cuore era rotto, Giulia ha ascoltato l’amante del suo uomo. Lei ha pensato che avesse sofferto e che meritasse di essere ascoltata. Questa era Giulia”, conclude.
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09 Dicembre 2024, 11:02