“La Trattativa”, il film di Sabina Guzzanti presentato al Festival di Venezia, non va a genio a Gian Carlo Caselli. L’ex magistrato, che dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio chiese di essere trasferito da Palermo a Torino, prende carta e penna e scrive a “Il Fatto Quotidiano”: “Gentile direttore La Trattativa di Sabina Guzzanti contiene sviste e omissioni. È un film offensivo…Raccontare con tecnica da “cabaret” la pagina grave e oscura della mancata sorveglianza (certamente non addebitabile alla procura) e della conseguente mancata perquisizione del “covo” di Riina è offensivo e non può cancellare nè far dimenticare gli importanti positivi risultati ottenuti in quei 7 anni di duro e pericoloso lavoro dagli Uffici giudiziari palermitani, in stretta collaborazione con le forze di Polizia“.
L’ex procuratore di Palermo ricorda che in quegli anni sono stati eseguiti arresti, processi e condanne e che alla sbarra sono finiti anche personaggi “eccellenti”. “Non tenere conto di questo incontestaile dato di fatto – spiega l’ex magistrato – limitandosi a un piglio di dileggio gratuito equivale a rendere un pessimo servizio alla rigorosa e completa ricostruzione di quanto realmente accaduto che l’autrice del film ritiene essere rigorosa e completa”. Sabina Guzzanti difende la sua creatura “irriverente” sbandierando il diritto di buttarla in sketch anche se l’argomento trattato dalla sua pellicola è delicato e complesso. “Non è un film querelabile, secondo me”, è il parere della regista espresso in un’intervista rilasciata all’Huffington Post.