Camilla Costanzo, figlia 50enne del compianto Maurizio scomparso lo scorso 24 febbraio a 84 anni, racconta il padre in un lungo articolo scritto di suo pugno e pubblicato dal quotidiano “La Repubblica”. Camilla è la primogenita di Maurizio Costanzo e, come il fratello regista Saverio, è nata dal secondo matrimonio del giornalista con Flaminia Morandi. Scrittrice e sceneggiatrice, Camilla ha ereditato dai genitori la passione per la scrittura e la lettura e ha lavorato anche in Rai come autrice. Sposata e mamma di due figli, si è sempre tenuta lontana dai riflettori.
“Con papà non siamo mai andati al cinema, al parco o a fare una passeggiata”
“Papà è stato prima di tutto il suo lavoro. Non ho mai conosciuto nessuno con una passione così grande per il proprio mestiere – esordisce nel lungo articolo – Credo sia il motivo per cui tutti quelli che gli hanno voluto bene, gli hanno sempre perdonato le tante assenze e le distrazioni. Quando eravamo piccoli ci diceva sempre: non importa quello che sceglierete di fare da grandi, l’importante è che amiate così tanto il vostro lavoro da alzarvi felici al mattino e felici andiate a dormire”. “Con papà non siamo mai andati al cinema, al parco o a fare una passeggiata – confida Camilla – e, se volevi vederlo, dovevi essere tu ad andare dove stava lui. Uno studio televisivo, il suo ufficio, il teatro. Eppure è stato padre e non solo per noi figli. Vedeva negli altri quello che nemmeno loro vedevano di sé stessi. Per questo è stato mentore per molti, ha cambiato destini e aiutato chi era in difficoltà”.
“Era un misantropo ma dalla nascita del primo nipote qualcosa era cambiato in lui”
“Negli ultimi anni era cambiato – svela la primogenita del conduttore e giornalista – Si era intenerito. Anche se il suo lavoro continuava a essere il centro della sua vita, dalla nascita del primo nipote qualcosa era cambiato in lui. Ha indossato i panni del nonno anche nel lavoro. Il suo ufficio era diventato un via vai continuo di persone che da lui cercavano consigli, suggerimenti, indicazioni. Non si sottraeva mai, come un nonno, appunto. Tra l’altro era un misantropo, non amava le feste o le cene e se da giovane era costretto alle pubbliche relazioni, a un certo punto ha smesso del tutto. Finalmente aveva la scusa: era stanco, la giornata era stata faticosa e lui non aveva più l’età. La verità è che si divertiva solo lavorando. Il resto lo annoiava”.
“In vacanza si annoiava e la noia è stato lo spauracchio della sua vita”
La vita di Maurizio Costanzo prese un’altra piega quando incontrò la sua quarta e ultima moglie. “Fino a quando non ha incontrato Maria, la parola vacanza non ha mai fatto parte del suo vocabolario – confessa Camilla – Diceva che in vacanza si annoiava e siccome la noia è stato lo spauracchio della sua vita, la rifuggiva come la peste. Maria è stata la prima persona a convincerlo a fermarsi qualche giorno in estate. Con fatica accettava di fare due passi in giardino, al limite a mettere le caviglie nell’acqua della piscina ma, la maggior parte del tempo, lo passava in camera con l’aria condizionata al massimo. Ovviamente a lavorare. Se non volevi beccarti la broncopolmonite, era necessario coprirsi prima di entrare”.
“Andammo con lui negli Stati Uniti ma si chiudeva in albergo a guardare la televisione”
La primogenita di Maurizio Costanzo racconta un aneddoto: “L’unica volta che facemmo un viaggio con lui, andammo negli Stati Uniti. Era agosto, faceva caldo e lui, invece di fare il turista, si chiudeva in albergo a guardare la televisione. È tornato in Italia con una valigia piena di nuove idee. La sera, quando la morsa del caldo si attenuava, andavamo a mangiare in un ristorante italiano di cui adorava il cantante del piano bar. Non era un avventuriero e viaggiare per viaggiare non gli interessava. Eppure ha viaggiato tutta la vita senza o quasi muoversi da Roma”.
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“Ha passato la vita a dieta. Negli ultimi anni mangiava pochissimo e quasi mai carne”
Camilla Costanzo parla poi delle abitudini alimentari del padre: “Ha passato la vita a dieta. Negli ultimi anni poi mangiava pochissimo e quasi mai carne. Diceva che invecchiava il cervello e non lo faceva pensare con lucidità. Per lui il corpo era una carrozza che lo trasportava, a cui non prestava troppa attenzione. Lo sport fa male, diceva, se sono arrivato alla mia età è perché mi sono ben guardato dal farne qualcuno. Da ragazzo sua madre lo costringeva ad andare in palestra. Allora lui usciva di casa, bagnava l’asciugamano sotto a una fontanella e poi se ne andava a scrivere al bar. Era pigro in tutto, tranne se si trattava di lavorare. Credo che l’identificazione con la tartaruga sia nata da qui. Un animale lento, goffo, ma riflessivo e tenace. Ne aveva tantissime e ne regalava una a chi lo andava a trovare. Alla fine era riuscito anche a riscattare quel corpo che, per quanto dicesse, da giovane doveva averlo fatto soffrire”.
“Ecco cosa abbiamo trovato nel suo ufficio quando è morto”
Maurizio Costanzo ha lavorato sino all’ultimo dei suoi giorni per un motivo ben preciso. “Negli ultimi anni citava spesso una frase di Piero Angela: ‘Per non invecchiare bisogna sempre avere un progetto’ – confida Camilla – Per lui era diventato una specie di mantra, un faro che ha illuminato l’ultimo pezzo di strada della sua vita. Non ha smesso di seguire quel consiglio fino alla fine. Non rifiutava mai un lavoro, nemmeno se veniva da una piccola tv privata. Non lo faceva per soldi, spesso non voleva nemmeno essere pagato. Quando è morto abbiamo trovato nel suo ufficio 500 metri quadrati di progetti, alcuni realizzati, altri ancora da realizzare. Montagne di idee che gli hanno fatto compagnia e aiutato a sconfiggere la noia”.