Bruno Vespa, ospite di Silvia Toffanin a “Verissimo”, presenta il suo ultimo libro “Il rancore e la speranza”. Il giornalista racconta una serie di aneddoti molto intimi sulla sua vita privata, primo fra tutti il legame che lo univa al fratello Stefano morto prematuramente. “Io non so provare rancore – esordisce il giornalista – tendo a dimenticare facilmente i torti ricevuti. Sono un ottimista, mi piace guardare avanti, al futuro”. Bruno Vespa ricorda la sua infanzia e il momento in cui è nata la sua passione per il giornalismo: “Da piccolino sognavo di fare il falegname, poi ho cambiato idea con medico. Poi, al circolo di tennis, ho iniziato a scrivere di tennis. Appena un anno dopo, a 16 anni, ho iniziato a scrivere nella redazione Aquilana de ‘Il Tempo’”. Figlio di una maestra elementare e di un rappresentante di commercio, il conduttore di “Porta a Porta” ricorda: “Papà non ha avuto una vita facile, è stato per un periodo disoccupato. È stato difficile per tutti. Penso a loro tutti i giorni”.
“Mio fratello purtroppo se ne è andato troppo presto, era più serio e scrupoloso di me”
Gli affetti sono al centro della vita di Bruno Vespa: la moglie Augusta, i due figli Federico e Alessandro Vespa ai quali ha dedicato quest’ultimo libro e il fratello. Inevitabile il ricordo di Stefano Vespa venuto a mancare all’improvviso, all’età di 64 anni, nel marzo del 2022. “Mio fratello purtroppo se ne è andato troppo presto – dice commosso – Era un professionista, anche lui giornalista, stimatissimo. Se ne è andato di casa la mattina con la sua borsa da nuoto, e a causa di un infarto non è più tornato. Mi sono sentito orfano”. Poi aggiunge: “Lui era la parte seria della famiglia, era infinitamente più serio e scrupoloso di me, fu il primo a leggere le bozze del mio libro e a segnalarmi gli errori. Io sono molto più distratto rispetto a lui. Questo è il secondo libro che scrivo senza di lui e mi è mancato molto”. Un legame strettissimo ha da sempre unito i due fratelli: “Non volevo essere figlio unico, è nato quando avevo 13 anni. Era un giornalista brillantissimo e stimatissimo”.
“Silvio Berlusconi mi manca molto, lui ha portato la democrazia dell’alternanza”
Nel libro Bruno Vespa dedica il primo capitolo alla guerra in Israele, il secondo alla guerra in Ucraina. “Ho intervistato tre volte Volodymyr Zelensky – racconta – poi ci sono le pagine dedicate alla seconda guerra civile italiana che inizia dopo la liberazione e finisce nel 1949”. “Poi c’è la politica italiana che si apre con Silvio Berlusconi– spiega – Lui mi manca molto perché ha portato la democrazia dell’alternanza. Senza di lui l’alternanza non ci sarebbe mai stata”. “In trent’anni di rapporti – rivela – lui ha sempre presentato il mio libro nella buona e nella cattiva sorte. Qualche volta abbiamo discusso, ma l’ho ammirato profondamente ed è stata una grande perdita”.
“Con l’accordo sull’eredità, la famiglia Berlusconi ha dato a tutti un esempio di unità”
Nel libro c’è anche un’intervista a Pier Silvio Berlusconi. Silvia Toffanin manda un video con un estratto: “Ho iniziato a lavorare nel 1992 dopo un brutto incidente in moto – racconta l’amministratore delegato e vicepresidente di Mediaset nell’intervista – che mi ha impedito di camminare per più di un anno. L’esperienza delle riunioni di palinsesto a cui papà mi portava quando ero ancora bambino e la passione per la televisione, strada facendo, mi hanno spinto ad amare profondamente il mio lavoro”. Poi aggiunge: “L’orgoglio di mio padre mi ha emozionato, per un figlio niente è più importante. Mi ha lasciato un tesoro nel cuore. Negli ultimi anni pranzavamo insieme un giorno a settimana, abbiamo riso tanto. Papà aveva la capacità di generare emozioni e sentimenti”.
Al termine del video, Silvia Toffanin non trattiene le lacrime e Bruno Vespa per smorzare l’emozione scherza: “Pier Silvio è un bravo ragazzo, se vuoi un giorno te lo presento”. “Con piacere”, risponde sorridendo la conduttrice. Bruno Vespa aggiunge di aver avuto un confronto con i cinque figli del Cavaliere: Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi: “Con l’accordo sull’eredità, la famiglia Berlusconi ha dato a tutti un esempio di unità. Tutti loro hanno detto che glielo dovevano perché è stato un grande padre”.