Bobby Solo il 18 marzo compie 80 anni e in un’intervista al “Corriere della Sera” ripercorre la sua vita fatta di successi e conquiste, ma anche di qualche scivolone. Della sua vita dice: “Ho fatto solo quello che volevo, nel bene e nel male, ho commesso tanti errori, ma li ho fatti tutti io, senza consigli. Quindi non ho alcun tipo di rimpianto”. Il cantante ha venduto milioni di dischi e vinto due volte a Sanremo. Il ciuffo alla Elvis è stato la sua marcia in più, ma giura: “Non sapevo nemmeno chi fosse, io conoscevo solo gli italiani (Mina, Celentano, Ornella Vanoni, Tony Dallara e Dorelli). Quando nel 1960 mi invaghisco di una ragazza che ama Elvis. Prendo 50 gettoni del telefono e chiamo la mia sorellastra che stava negli Stati Uniti. Mi conferma che Elvis è una leggenda e mi manda i suoi dischi. Appena vedo il suo ciuffo sulla copertina decido di farmelo crescere come lui”.
La prima chitarra gliela regalò la madre. “All’inizio pensavo suonasse da sola. Per imparare mi feci aiutare dal falegname sotto casa: lui aveva il laboratorio pieno di topi e sapeva che ero bravo con la fionda e i chiodi. Per ogni topo che facevo fuori mi insegnava un accordo. Con quei primi quattro topi è venuta fuori Una lacrima sul viso”.
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Bobby Solo compie 80 anni: “Un direttore artistico mi ha rubato oltre un milione e mezzo di euro di oggi”
L’incontro con la musica nel 1963 quando viene preso dalla Ricordi. “Ma i miei stessi discografici non mi amavano, mi dicevano di non imitare Elvis, ma piuttosto Celentano”. L’incontro che gli cambia la vita è quello con Gianni Ravera. “Aveva creato una sorta di X Factor preistorico – racconta – quando attacco a cantare ‘Ora che sei già una donna’ Ravera mi porta in camerino e mi fa firmare un contratto di sei anni con la sua agenzia di management. Ti porto a Sanremo, mi dice. E chiama la Ricordi. Solo a quel punto i miei discografici ammettono che su di me si sono sbagliati”. Il successo più grande è stato “Una lacrima sul viso”, ma il cantante rivela: “Però mi hanno fregato l’equivalente di un milione e mezzo di euro di oggi, anni e anni di diritti d’autore sfumati perché dissero che non la potevo firmare per una questione di età, ma non era vero: lo statuto della Siae stabiliva che bisognava avere almeno 16 anni, ma io ne avevo già 19. fatto sta che la canzone se la intestò un direttore artistico che non voglio nemmeno nominare”.
“Quando ho scoperto che mi avevano fregato? Due anni dopo mentre ero a pranzo con gli autori di ‘Non ho l’età’ – racconta – Mi dissero: chissà quanto hai preso, noi per la canzone di Gigliola Cinquetti abbiamo incassato 136 milioni di lire. A me invece avevano dato in tutto 5 milioni. Quel soggetto si era mangiato tutto in cocaina e donne in Brasile; negli anni Novanta sono riuscito a farmela restituire ma non rende più come ai tempi, oggi ‘Una lacrima’ sul viso fa 4 mila euro ogni sei mesi”.

“L’unica donna di cui mi sono innamorato romanticamente è la mia moglie attuale, la mia dolce Tracy”
Bobby Solo parla anche di quello che è successo a Sanremo, quando perse per colpa del playback. “Ero senza voce, ero terrorizzato – ricorda -. Io ero tremendamente timido, non avevo fatto nessuna gavetta e improvvisamente dal liceo mi sono ritrovato a Sanremo con tutti questi artisti famosi. Quando ho visto le telecamere mi è sparita la voce dalla paura. Per colpa del playback mi hanno squalificato, ma la mattina dopo arrivarono comunque 345mila ordini di vendita”. Un successo travolgente che i genitori guardavano con sospetto. “Mio padre non voleva assolutamente che cantassi – ricorda – e mi voleva notaio, medico avvocato o ingegnere; mia madre mi vedeva parroco. Mi diceva: così le donne cattive non ti fanno soffrire”. Bobby Solo ammette di avere avuto tante donne: “Qualcuna mi ha tradito, ma in generale ci siamo divertiti. A 19 anni non cercavo donne della mia età, le volevo di 30-35 anni. E loro mi mangiavano vivo, perché ero bello, magro, giovane e famoso”.
“Dopo un’esperienza con Olghina di Robilant – svela – che era la regina della Dolce Vita, ho dovuto fare per sei mesi iniezioni di estratto di corteccia surrenale perché non riuscivo a camminare. L’unica donna di cui mi sono innamorato romanticamente, non fisicamente, è la mia moglie attuale, la mia dolce Tracy. I più bei 30 anni della mia vita”.

“Tra me e Little Tony nessuna rivalità, mi portava al ristorante e a ballare”
Poi c’è stata anche la passione per le auto. “Mia madre mi sgridava – rivela – diceva: ‘maledetto, non buttare via i soldi’. Ma mi piacevano le macchine: due Jaguar, una tutta color oro, una Buick, quattro Alfa Romeo, quattro Citroen, ero un macello, le cambiavo ogni tre mesi”. A proposito della presunta rivalità con Little Tony svela: “Tra noi non c’è mai stata rivalità. Quando sono arrivato a Sanremo con sole 10 mila lire nel portafoglio per magiare, lui era già famoso: mi ha visto con il ciuffo alla Elvis, mi ha abbracciato e preso sotto le sue ali; mi portava al ristorante e a ballare con le entraîneuse al night club. Noi volevamo solo condividere l’american dream, il sogno americano del rock, invece i nostri manager erano competitivi. A me davano sei milioni per una serata, a lui 12: quando un paese non aveva i soldi per lui prendevano me”.

“Il più grande errore? Ho rifiutato Michelle, un capolavoro di Paul McCartney”
Il cantante ha attraversato un periodo in cui tutti sembravano essersi scordati di lui. “È successo a me come a Morandi – spiega – a noi classici degli anni Sessanta non ci volevano più, non facevamo serate, non facevamo più niente, le vendite calarono paurosamente. Decisi di aprire una sala di incisione, ma il mio socio mi rubò tutto e feci fallimento. Non sono mai stato un uomo di affari”. “Il più grande errore? Ho rifiutato Michelle, un capolavoro di Paul McCartney. All’epoca ero ingenuo e fissato con Elvis. L’editore dei Beatles mi voleva a Londra per darmi un pezzo, io arrivo tutto ciuffato e mi ritrovo davanti un signore che sembrava Churchill, tutto rosso come se avesse bevuto un litro di whisky: mi fece sentire Michelle e io gli risposi che era una canzoncina francese che non faceva per me”.
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“Giorgio Moroder mi ha offerto quattro canzoni e ho rifiutato”
“Il più grande errore? Ho rifiutato Michelle, un capolavoro di Paul McCartney – ammette Bobby Solo – All’epoca ero ingenuo e fissato con Elvis. L’editore dei Beatles mi voleva a Londra per darmi un pezzo, io arrivo tutto ciuffato e mi ritrovo davanti un signore che sembrava Churchill, tutto rosso come se avesse bevuto un litro di whisky. Mi fece sentire Michelle e io gli risposi che era una canzoncina francese che non faceva per me”. Tra le scelte professionali sbagliate ne annovera un’altra. “Un giorno mi arriva una telefonata da Trento, Giorgio Moroder mi offre quattro canzoni. E io: no grazie, me le faccio da solo le canzoni. Un’altra grande stron*ata”.
Poi racconta: “Conosco una bella ragazza di Cuba, modella per Versace, mi piaceva da morire. Mi invita in camera sua, ma apre l’armadio e mi dà un ferro da stiro per sistemare il suo vestito da scena, poi mi racconta tra le lacrime che il marito le aveva portato via il bambino, finisce che ci fumiamo un cannone”.
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“Sono molto felice, ho una moglie stupenda, un bambino di 12 e otto nipoti”
L’ultima apparizione sul palco dell’Ariston nel 2003. “Ho provato qualche volta a proporre una canzone – ammette -, ma non mi hanno preso. Oggi però è importante dare spazio ai giovani, anche se non è che mi convincano: i cantanti di oggi parlano anziché cantare, non sento melodie”. Poi fa un bilancio: “Io so che non ho mai fatto male a nessuno, mentre ho subito tanti torti, tanti manager mi hanno messo in ginocchio, le case discografiche mi hanno rubato tutto”. Bobby Solo è un uomo felice con un passato incredibile e progetti per il futuro: “Ho altre 21 date in calendario, canto gospel, country, blues, canzoni in napoletano. Sono molto felice, ho una moglie stupenda, un bambino di 12 anni bello come il sole, otto nipoti: vorrei stare il più possibile ancora attaccato sulla terra”.