Biagio Antonacci, 59 anni, si racconta in una lunga intervista al “Corriere della Sera”. Il cantautore è cresciuto a Rozzano, nella periferia milanese. “La vita era in cortile, ma i sogni erano più grandi dei palazzi, più potenti di quello che ci circondava”, confessa. Con i primi soldi guadagnati grazie al successo, “la prima cosa che ho fatto è stata comprare casa ai miei genitori, una villetta a schiera, fuori dal quartiere con i palazzoni dove sono nato”.
Il garage come riscatto sociale: “Quando ho visto mio padre nel box ero felicissimo”
“La più grande soddisfazione della mia vita è stata quando ho visto mio padre parcheggiare la macchina in un garage vero, nel box sotto casa: mi sono sentito Springsteen – continua – Ho pensato: ma allora sono un figo anche io. Era uno choc parcheggiare nei quartieri popolari, c’era tutta una strategia perché il parcheggio era una costruzione architettonica fantasiosa: bisognava spostare le altre auto a mano, far uscire quello a lisca di pesce, d’inverno poi spesso le macchine non partivano e c’erano i cavi in comune, la batteria per tutti. Quando ho visto mio padre nel box ero felicissimo”.
“Sognavo di fare il batterista, sapevo che la musica sarebbe stata la mia salvezza”
Nonostante vivesse in un quartiere difficile, Biagio Antonacci si è sempre tenuto alla larga da certe tentazioni. “Avevo un padre che mi terrorizzava, mi metteva ansia solo all’idea di avvicinarmi alle droghe – racconta – Avevo 15 anni e c’erano quelli che si facevano le canne, giravano le prime metanfetamine, era pieno di eroinomani, spuntavano i primi casi di Aids. Per l’Aids ho perso due amici”. Il suo unico pensiero era la musica. “Io non volevo diventare un cantante, sognavo di fare il batterista – rivela – Io sapevo che la musica sarebbe stata la mia grande salvezza e il mio grande rifugio. Il rifugio dalla timidezza e dall’incomprensione, perché la musica è la protezione da qualcosa che non potrei affrontare da solo se non scrivessi canzoni (…) Io suonavo la batteria, alzavo il volume e me ne fregavo della timidezza (…) Sono autodidatta, mai studiato musica”.
“Come geometra guadagnavo un milione e due al mese”
“A 19 anni mi sono messo a cercare lavoro come geometra – ricorda Biagio Antonacci – Dissi loro: non voglio una lira da voi, ma non ostacolate il mio sogno. Per nove anni ho fatto il doppio lavoro: il geometra in cantiere e nel frattempo i dischi. I primi due passarono sotto silenzio, poi nel 1992 ho avuto successo con ‘Liberatemi’. Il mio capo, mi chiamava Biagioski, mi disse: lascia il lavoro e continua come artista, che guadagni di più. Io ero sicuro che sarebbe finito tutto, lui mi rispose: tu provaci e in caso un domani ne riparliamo (…) Come geometra guadagnavo un milione e due al mese e pregavo per guadagnare la stessa cifra ma con la musica. Non pensavo al successo, a diventare famoso, pensavo solo a fare quello che mi piaceva, a vivere con il mio sogno”.
“Mi ero montato la testa, ero stron*o con me stesso”
Una volta diventato famoso, anche Biagio Antonacci ha corso il rischio di farsi travolgere dal successo. “Quando la gente ti ferma per strada, quando le ragazze piangono al solo vederti, diventa tutto assurdo – ammette – Per tre/quattro anni ho faticato a contenere l’ego, ho avuto la tentazione di pensare di esser il migliore. Mi ero montato la testa, ero stron*o con me stesso, mi sentivo superiore, sentivo che qualcuno dovesse restituirmi quello che non avevo avuto durante la gavetta, ma era una grande ca*zata. Poi con la paternità e la famiglia, torni a camminare con i piedi per terra (…) C’è tanta gente che ti lecca il c*lo, ma vale anche per i parenti. Quando diventi famoso tutti si fanno vivi, sei più simpatico a tutti”.
“Laura Pausini e Eros Ramazzotti i miei amici veri”
Amici veri nel mondo della musica? Biagio Antonacci cita due colleghi: “Laura Pausini. Non solo perché è la voce che ha cambiato come autore la mia carriera, mi ha aperto all’estero grazie a brani come ‘Vivimi’ e ‘Tra te e il mare’. È l’unica donna amica tra gli artisti, con lei vado anche in vacanza, è una a cui piace divertirsi”. “Il mio amico maschio è Eros Ramazzotti. Siamo simili – confida – È nato nel ‘63 come me, viene dai borghi di periferia come me. La vita poi ha coincidenze assurde. Lavoravo come geometra e l’ufficio era in corso di Porta Vittoria, Ramazzotti aveva l’avvocato lì, nello stesso palazzo, era già una star. Un giorno lo vidi arrivare, lo spiavo dalla finestra, ma non ebbi il coraggio di dirgli che il mio sogno era la musica. Lo vedevo spavaldo ma umile, in Ferrari ma disponibile con tutti”.
La stilettata a Simone Cristicchi: “Uno deve dire grazie sempre”
Il cantautore lancia una frecciata a Simone Cristicchi, autore della canzone “Vorrei cantare come Biagio”: “All’epoca lui faceva pianobar e venne a chiedermi il permesso a un concerto a Roma. Gli dissi: se vai sul palco stasera davanti a ottomila persone potrai farla. Da quel momento non ho più sentito da parte sua un gesto carino, per una canzone che è tuttora il suo più grande successo. Io vivo di gesti, di empatia umana, il riconoscimento che sta in una parola: uno deve dire grazie sempre. Io poi esagero, dico sempre grazie a chiunque, anche a sproposito”.
L’unione con Marianna Morandi e il figlio avuto a 58 anni
Infine, Antonacci svela qual è il suo più grande senso di colpa: “Quando ho deciso di non vivere più nella stessa casa con la madre dei miei primi due figli (Marianna Morandi, figlia di Gianni, ndr.). Provavo un grande senso di colpa per i figli. A volte chi rimane male non rema a favore, ma poi il tempo vince, l’amore vince”. Dall’unione con Marianna Morandi sono nati due maschi, Giovanni e Paolo. Quest’ultimo è uno degli autori più gettonati della musica italiana. Un anno fa, Biagio Antonacci è diventato padre di Carlo. Il suo terzogenito è frutto del suo amore per Paola Cardinale alla quale è legato dal 2004.