Proseguono le interviste-confessioni di Peter Gomez ai personaggi più discussi, amati, chiacchierati del nostro tempo. Ieri sera, ospite del programma “La confessione” in onda sul canale Nove, c’era Matteo Bassetti, il direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova diventato un volto noto della tv nel momento in cui esplosa la pandemia.
“Mai avuto dubbi su cosa fare da grande”
Bassetti ha raccontato da dove nasce la sua passione per la medicina e in particolare per l’infettivologia. “Non ho mai avuto dubbi su cosa fare da grande. Volevo fare il medico sin da bambino. E’ stata una passione quasi innata, ovviamente trasmessa anche dal papà (Dante Bassetti, luminare dell’Infettivologia italiana, ndr.) che faceva questo mestiere. Durante gli studi, ho iniziato a frequentare l’ospedale e inizialmente mi sono appassionato più alla chirurgia. Poi seguendo papà, mi sono appassionato alle malattie infettive e sono contento di avere fatto questa scelta. Vedendo quello che ho fatto in questi 20 anni come infettivologo, credo di aver fatto la scelta giusta, nel senso che le malattie infettive sono una materia in continua evoluzione dove c’è veramente tanto da fare sia come studio che come assistenza ai pazienti”.
Peter Gomez lo ha incalzato sugli errori compiuti nella valutazione della portata del coronavirus. “In questo Paese hanno sbagliato tanti, quasi tutti – ha rilevato il direttore de Ilfattoquotidiano.it – Burioni aveva detto che in Italia potevamo stare tranquilli quando era partita la pandemia in Cina e lei anche, come molti altri, all’inizio pensava che fosse poco più di un’influenza. Ci sono stati anche altri, però, che hanno gridato subito all’allarme, penso a Crisanti nel Veneto. Io voglio capire a posteriori: siete stati meno bravi o troppo ottimisti?”.
L’ammissione: “All’inizio della pandemia, abbiamo sbagliato tutti”
“Secondo me qui la gara deve essere fatta tra chi ha sbagliato di meno perché, giustamente come ha detto lei, mi pare che abbiano sbagliato tutti – ha spiegato il professore – Era anche difficile capire perché le informazioni che arrivavano dalla Cina erano poche sinceramente e sono arrivate anche tardivamente per cui noi, a gennaio, febbraio 2020 cercavamo un signore con gli occhi a mandorla che sputacchiasse e che avesse la polmonite”.
“Nella realtà, quella infezione aveva sette mesi di vita ed era già, non in un signore con gli occhi a mandorla, ma era già in un signore brianzolo o inglese perché quella infezione era partita molto prima – ha aggiunto l’infettivologo – Sicuramente abbiamo sbagliato, sicuramente anche io ho sbagliato, però lo abbiamo fatto perché forse non ci hanno detto tutta la verità dall’altra parte del mondo. Quindi quello che conta è essersi rimboccati le maniche e aver lavorato a mani nude con un’infezione nuova che nessuno conosceva”.
“Se Draghi mi avesse chiamato, sarei andato”
Bassetti ha sempre detto di non essere interessato a scendere in politica ma, come ha svelato ieri sera, per l’attuale presidente del Consiglio farebbe un’eccezione.
“Io ministro della Salute? Se mi avesse chiamato il presidente Draghi ovviamente ci sarei andato di corsa”, ha ammesso. “Credo che sia una persona di grande valore, di grande livello, mi avrebbe inorgoglito molto lavorare a fianco a lui e bisognerà vedere in prospettive future”, ha spiegato. Tuttavia, secondo il professore genovese “bisogna sempre stare attenti perché io faccio l’infettivologo e mi occupo di batteri, di virus, e il rischio di un medico che fa un lavoro molto preciso al ministero della Salute sarebbe quello di avere una visione tolemaica della medicina, quindi tutto intorno alle malattie infettive. I medici possono essere bravi nel loro settore, ma poi magari non lo sono quando si tratta di ricoprire un ruolo così importante come il ministro”.
Chi è Matteo Bassetti
Nasce a Genova nel 1970, è figlio del professor Dante Bassetti, luminare dell’Infettivologia italiana. Dopo la maturità classica, si laurea in Medicina e Chirurgia nel 1995. Tra il 2000 e il 2001 frequenta la Yale University, in America. Nel 2019 diventa direttore della Clinica Malattie Infettive del San Martino di Genova. Nello stesso anno, è anche professore ordinario di Malattie Infettive all’università di Genova. Con la pandemia, diventa uno dei volti noti della virologia italiana. A giugno 2020 è tra i 10 firmatari di una lettera-manifesto intitolata “L’emergenza è finita”. Però, si è poi scusato. Vicino al presidente della Liguria Giovanni Toti, è membro della task force Covid-19 della sua regione. Dal novembre del 2020 è coordinatore del gruppo di lavoro sulla gestione dei pazienti Covid voluta dal ministero della Salute. E’ sposato, ha due figli ed è un gran tifoso del Genoa.
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