Nel 2013 Anna Marchesini, scomparsa ieri a 62 anni, rilasciò un’intervista a “Vanity Fair”. Aveva appena pubblicato il suo terzo libro “Moscerine” e combatteva già da anni contro l’artrite reumatoide che l’aveva ridotta uno scricciolo.
“La figlia Virginia – si legge nell’intervista – quando era piccola la chiamava ‘mamma leonessa’ e ora – certamente non senza apprensione – la chiama ‘mamma uccella’”.
In quell’occasione Anna Marchesini confessò di pesare “almeno 10 chili meno di quello che avrebbe dovuto”. “Ma che ci posso fare? Non riesco a mettere un etto – confidò – Alcuni invecchiano incicciandosi, altri incartapecorendosi. Io ho preso da mamma. Ho il timore di sembrare fragile, ma non lo sono: secondo me a 80 anni sono sulla sedia a rotelle, ma la capoccia quella no, quella non m’abbandona”.
Neanche la verve comica l’aveva abbandonata. “La comicità viene da un fondale molto profondo – spiegò – Sono scesa giù giù, ho raccolto le mie conchiglie e quando sono emersa ho fatto in modo che tutto quello che avevo portato facesse una capriola. L’umorismo non nasce solo dal ridicolo, anzi, si ride non di qualcuno ma grazie a qualcuno: è questa la sua grandezza. Nel mio caso, come scrittrice, c’è voluto che nei primi due libri spurgassi un senso anche tragico delle cose, raccontassi l’irraccontabile, cioè il dolore”.
Il dolore, per Anna Marchesini, era un “luogo di verità”. “Nel dolore sei nudo: puoi usare strumenti per coprirlo, ma è un viaggio necessario – dichiarò – Più hai il coraggio di affrontarlo meno paure hai: io non ne ho più, compresa quella di morire; a volte non ho più neanche quella di soffrire, e non solo perché sono allenata. Del dolore non cerco il senso, ma trovo che in esso – anche nel mio- ci sia una strepitosa quantità di vita”.
Nel libro “Moscerine” c’è il racconto di una morte illuminata da un evento bellissimo. “Mi interessa quell’aspetto della vita che c’è anche in punto di morte, quel secondo che ci sei e poi – clic – non ci sei più – rivelò –Vorrei dilatare il trapasso, dev’essere emozionantissimo, sia detto senza offendere nessuno”.
Alla giornalista che le chiese perché scrivesse di “persone un po’ in balia della vita” replicò:“Crediamo di avere in mano le redini di noi stessi. E’ così? Non penso. Bisogna lasciare una parte di mistero in quel che accade: ognuno è scritto un po’ dal libro che scrive. Si fa indigestione di domande e di risposte… Invece la vita è piena di ambiguità, doppi, illusioni. … Nell’economia dell’esistente ognuno ha il suo perché, nessuno è giudicabile: tutti assecondano a modo loro la vita”.
Infine, Anna Marchesini tracciò la differenza tra universo maschile e femminile: “L’uomo è baldanzoso ma ha sempre bisogno di qualcuno accanto. Vediamo se riesco a dirlo senza essere volgare. Una donna dice: io sento, penso, quindi esisto. Un uomo dice: io mi ergo – tu ti ergi, egli si erge – quindi esisto”.