Angelina Mango si racconta oggi in un’intervista a “Vanity Fair” e racconta degli incredibili successi di quest’ultimo anno, dalla vittoria a Sanremo alla partecipazione all’Eurovision Song Contest, fino al New York Times che l’ha eletta stella nascente della scena internazionale. Angelina Mango è inarrestabile, passa da un palco all’altro in tutta Europa restando sempre se stessa e mettendo al primo posto il suo pubblico. “È uno degli insegnamenti più importanti di mio padre – racconta -. Da piccola, con la mamma e mio fratello lo aspettavamo dopo ogni suo concerto in camper. L’attesa poteva durare anche due o tre ore. Una sera ero stanca, volevo andare a casa, mi sono lamentata e ricordo che lui mi ha detto: ‘È grazie a loro che abbiamo questa vita bellissima. È giusto che io saluti i fan uno a uno, fino a notte fonda’”.
Poi ammette: “C’è stato un tempo in cui non avrei raccontato questo episodio. Avevo una convinzione: la mia storia era già nota, il mio cognome mi precedeva. Non ero da scoprire. Negli occhi di chi mi conosceva per la prima volta leggevo il mio passato. E allora perché parlarne, non ne vedevo l’utilità. Poi, ho capito che avevo qualcosa di inedito: la mia prospettiva. È una conquista recente, dell’ultimo anno”.
“Da piccola costringevo parenti e amici ad assistere alle mie performance”
La sua è stata un’ascesa rapidissima, dalla partecipazione ad “Amici” in poi. La sua è una famiglia di musicisti: il papà era Pino Mango, la mamma è Laura Valente, voce storica dei “Matia Bazar”, il fratello Filippo è un batterista. Nasce e cresce a Lagonegro, in provincia di Potenza. A 14 anni dopo la morte del padre, si trasferisce a Milano. Al centro della sua vita c’è sempre stata la musica: “Perché non la puoi fermare – spiega -. All’inizio in un certo senso la davo per scontata. So che suona un po’ snob. Però in casa era naturale parlare di musica, occuparsi di musica, vivere di musica. Io la respiravo. Sapevo che sarebbe stato il mio futuro e sognavo altro: la danza, la carriera da ricercatrice”. Il primo brano lo scrive a sei anni: “Mi sono innamorata di me”.
“Scrivevo brani, giocavo a Barbie di cui avevo camper e piscina, – ricorda – costringevo parenti e amici ad assistere alle mie performance, dal ballo alla recitazione, dal nuoto sincronizzato al canto ovviamente. Ero vivace e instancabile. A Lagonegro ci conoscevamo tutti, specialmente la mia famiglia. Se avessi avuto un carattere diverso, l’esposizione mi avrebbe fatta soffrire. Invece da piccola cercavo attenzioni, mi piaceva disturbare, e riuscivo a cogliere la normalità negli occhi che mi guardavano in modo differente”.
“La canzone di papà che ascoltavo di più è ‘Gli angeli non volano'”
Angelina Mango racconta la sensazione di essere stata sempre considerata la “figlia di Pino Mango”. “Se prendevo dieci in un tema a scuola era perché ero ‘la figlia di’ – ricorda – non perché ero una secchiona, una secchiona buona che lasciava copiare. Oggi non mi stupisce quando mi dicono che sono qui solo per il mio cognome. Ma chi mi ascolta non ha questo tipo di pregiudizio nei miei confronti. Nessuno è costretto ad ascoltare nessuno. Non c’è niente di più sincero del rapporto tra il pubblico e l’artista. Appartengo a una famiglia della musica, è un dato di fatto. Sono riuscita a viverlo con naturalezza, ho conosciuto tante persone, già a 12 anni sono entrata in uno studio di registrazione per duettare con mio padre e ho potuto cantare nella cover band di mio fratello Filippo”.
Poi ricorda il padre, scomparso l’8 dicembre del 2014 a 60 anni mentre era sul palco, durante un concerto al Pala Ercole di Policoro, in provincia di Matera. “La canzone di papà che ascoltavo di più è ‘Gli angeli non volano’ – rivela – Ho continuato ad ascoltarla per l’intera adolescenza. Dopo la sua morte, pochi giorni dopo, ho deciso di andare a suonare con Filippo e la band. Affidarmi alla musica è stato salvifico, un bisogno primario”.
“Ho mandato un provino ad ‘Amici’. È stata una decisione presa in solitaria”
L’artista ha raccontato spesso di avere attraversato un periodo in cui ha sofferto di crisi d’ansia. “Studiavo, perchè soffrivo d’ansia e concentrarmi sulle materie allontanava i pensieri intrusivi – svela -. Alla fine sono uscita dal liceo scientifico con 94. Fondamentalmente ero una ragazza scura, introspettiva: è dura leggere oggi i testi dei brani che ho scritto all’epoca”. La partecipazione ad “Amici” ha cambiato il corso della sua vita. “Avevo sempre escluso la partecipazione a un talent, non perché avessi pregiudizi nei confronti di quel tipo di programma: è che ero sicura di non poterlo affrontare a livello personale. Avevo iniziato a pubblicare delle canzoni, ma non raggiungevano il numero di persone sperate. Forse erano troppo complicate, troppo pretenziose. Di certo c’era una ragione, non credo ai talenti incompresi. In quel momento, di fronte a una serie di buchi nell’acqua, ho capito che la musica non era scontata, che non bastava averla respirata”.
“Nell’estate del 2022 avevo finito la scuola da tre anni – racconta ancora – e, complice anche il covid, non avevo nulla in mano. Mi sentivo improduttiva. Ho considerato l’idea di andare all’estero. Alla fine, invece, ho mandato un provino ad ‘Amici’. È stata una decisione presa in solitaria. Non mi sono confrontata nemmeno con mia mamma. La settimana successiva sono stata convocata. Mi sono messa in viaggio di notte, da Milano a Roma, dove sono rimasta sei mesi”.
Angelina Mango oggi: “La mia musica è distante da quella di mio padre”
La partecipazione ad “Amici” l’ha cambiata anche come persona. “Forse oggi sarei meno aperta mentalmente – ammette – e sarebbe un peccato: capita che le persone chiuse non vengano comprese e risultino un po’ snob. Io non voglio risultare snob”. Anche l’esperienza di “Sanremo” l’ha molto cambiata. “Ho subito pensato ‘Non ce la farò mai’. La notte prima del Festival ho visto ‘C’è posta per te’ con mia madre e ho pianto”, ricorda. Nella serata delle cover all’Ariston, Angelina Mango ha scelto di cantare una canzone del padre “La rondine”. “Non ero più Angelina Mango – spiega – non ero più la figlia di Pino. Ero ‘La rondine’, ero la sua canzone, ero una voce. Se non l’avessi fatto, l’avrei rimpianto”. Poi però ammette: “Non so se a mio padre piacerebbe ‘Poké melodrama’. Non voglio chiedermelo, sarebbe un lampo fine a sé stesso e forse nocivo. La mia musica è distante dalla sua, dai suoi gusti, è indubbio. Tengo lontano anche l’affanno di essere all’altezza di ciò che mi ha trasmesso”.
“Semplicemente tento di onorare il talento e coltivare la naturalezza che avverto sul palco. In quello spazio mi sento capita come quando parlo con i miei amici e al contempo avverto la stessa energia e tensione del primo bacio”, aggiunge.
“La mia generazione: è libera, aperta, elastica: preferisce uscire invece che frequentarsi online”
Gli amici dell’artista sono ancora quelli dell’infanzia: “Sono quelli conosciuti all’asilo, a scuola. Sono i miei musicisti, mio fratello. Sono le persone che non mi domandano come va il mio lavoro, ma come sto”. Poi racconta un po’ di sé: “Il primo bacio? A 13 anni, ero innamoratissima. Ho baciato anche una ragazza. È il bello della mia generazione: è libera, aperta, elastica. Affronta ogni argomento senza vergogna: i traumi, i disagi, l’amore, i sentimenti… E poi, scende in piazza, preferisce uscire invece che frequentarsi online, va ai concerti piuttosto che chiudersi in un mondo virtuale”. Parlando della sua generazione però ammette: “Il brutto è che spesso fatica a raggiungere l’indipendenza economica, e la carenza di offerta di lavoro si somma al non sapere che cosa fare nella vita. Io sono un’eccezione, e mi domando se tutta la libertà di esprimerci e di sognare riesca a riparare al danno della mancanza di autosufficienza”.
Della politica dice: “Abbiamo il dovere di interessarci alla politica, perché in futuro sarà nostra responsabilità mettere ordine alle cose. Sarà che mi circondo di giovani simili a me, ma li vedo andare a votare, manifestare, accendersi sui diritti”. “Sono una sostenitrice dell’uguaglianza per tutte le identità, tutti gli orientamenti, tutti i corpi. Mi piacerebbe farebbe la madrina del Pride: Non puoi essere un artista e non impegnarti per abbattere muri e accogliere le diversità. È il senso stesso della musica”, aggiunge.
“Non piaccio ad Antonello Venditti? Ognuno ha la sua opinione”
Angelina Mango ammette di avere un rapporto complicato con le critiche. “Spesso d’impatto reagisco male – ammette – anche a quelle giuste, mosse da persone che stimo. Se si tratta, invece, di insulti gratuiti che leggo a colazione, quella giornata è rovinata, poche storie. Il trucco sta nel non leggere insulti a colazione, però ci sto ancora lavorando”. Sulla critica mossa contro di lei da Antonello Venditti dice: “Ognuno ha un’opinione. Ieri il tatuatore mi ha detto che le mie canzoni non gli piacciono. È chiaro che lui non finisce sui giornali, Venditti sì. Però apprezzo sempre la sincerità. E poi giustifico Antonello con il fatto che apparteniamo a generazioni diverse, anche se ogni volta che ho il cuore spezzato ascolto la sua ‘Alta marea’”.
Il cuore di Angelina Mango è occupato da Antonio Cirigliano, chitarrista di Potenza che la accompagna sul palco: “Una delle persone più intelligenti che conosco – rivela – . Non è molto loquace, ma quando suona ti butta addosso una quantità di emozioni che non puoi schivare. Mi ha conquistata così. E ora conviviamo”.
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Angelina Mango oggi: “Non sono una giovane donna risolta, non so se mai lo sarò”
La cantante dice di non temere che il successo la possa cambiare. “La mia vita di oggi non è completamente diversa da quella di prima – spiega -. Sono allenata all’esposizione e a riconoscere chi mi ama per davvero”. “Ci sono un sacco di ragazze che si vestono e si pettinano come me – aggiunge – allora penso: non posso salire sul palco con un vestito o una pettinatura che non mi rappresenta. Perché voglio trasmettere un messaggio diverso, ovvero: siate libere di mostrarvi come più vi piace e vi pare, purché siate coerenti con voi stesse. È capitato che mi accusassero di ‘scoprirmi’ troppo, ma lo considero un gesto coerente perché catartico: più espongo le imperfezioni del mio corpo, più le esorcizzo. È un meccanismo strano, lo so”. Del rapporto con il suo corpo aggiunge: “Vorrei cambiare il mio modo di vederlo. Questo mestiere mi porta ad avere un contatto continuo con la mia immagine. Non sono una campionessa di autostima, per cui è difficile. Però ho l’intelligenza per affrontare i limiti che mi pongo da sola. Non sono una giovane donna risolta, non so se mai lo sarò, però ci sto lavorando con il supporto di più persone possibili”.
“La mia paura più grande? Perdere chi amo – ammette -. Ma ne ho tante: il buio, gli insetti, gli aerei, i fantasmi, gli squali che temo siano pure in piscina. Sono matta? Eppure, le paure non mi fermano”. “Se le avessi assecondate, non avrei fatto l’80 per cento di ciò che ho fatto. E per questo devo ringraziare soltanto me stessa”, conclude.