Amadeus rompe il silenzio sugli ascolti record registrati da Stefano De Martino ad “Affari tuoi” in un’intervista rilasciata a Silvia Fumarola per il quotidiano “La Repubblica”. Il conduttore, migrato lo scorso settembre a Discovery dopo 25 anni trascorsi in Rai, si prende il merito di aver “riportato al successo” il gioco dei pacchi. “Non ci credeva nessuno, era un programma abbandonato, morto, mi guardavano come un pazzo”, ricorda. “Sono felice quando le cose continuano ad andare bene – aggiunge – ‘L’eredità’ è il preserale più longevo, auguro il successo ai programmi che ho fatto. Posso avere mille difetti, ma non conosco l’invidia e il rosicamento. Se mi capita di vedere ‘Affari tuoi’? Faccio zapping, certo, mi capita. Se raggiunge questi ascolti, vuol dire che De Martino lo fa bene”. Dopo aver condotto cinque edizioni consecutive del Festival di Sanremo, Amadeus si appresta a guardarlo dal divano da spettatore. Carlo Conti ha da poco annunciato i nomi dei 30 Big. “Venti di loro erano stati ai miei festival – sottolinea l’ex direttore artistico – sono felice che siano tornati a Sanremo. Più che nostalgia, ho voglia di ascoltare le canzoni. Anche quello è giusto così, faccio il mio in bocca al lupo a Carlo Conti. Sarà un Sanremo di bella musica, sono curioso da telespettatore”.
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“Sono a Discovery per sperimentare, non ho sentito nessun tipo di pressione”
Amadeus entra poi nel merito della scelta di lasciare la Rai per Warner Bros. Discovery. Una decisione presa a 62 anni. Se “Chissà chi è” (“I Soliti ignoti”) ha stentato a decollare, “La Corrida” ha centrato l’obiettivo regalando leggerezza. “Era una vecchia promessa che ci eravamo fatti con Marina Donato, la vedova di Corrado, tre anni fa – confessa – Mi aveva chiesto se mi sarebbe piaciuto condurla. Stavo facendo il Festival di Sanremo. Le dissi: ‘Quando finirò, giuro che ci rincontriamo’. La chiamo: ‘Marina, non sono in Rai sono sul Nove’. Mi ha detto subito sì. Sono sereno, cerco di fare il massimo per l’azienda dove lavoro, ci metto la passione. Ho fatto La Corrida come volevo io, più con l’amore che ragionandoci, con affetto per il programma e per chi lo ha creato. Sono andato dritto per la mia strada, lavorando come so fare. È un risultato importante per il Nove, sono felici. Stiamo insieme da quattro mesi, c’è un lavoro lungo da fare”.
Dal 9 gennaio 2025 “Chissà chi è” sarà riproposto in prima serata “in chiave diversa, per portare allegria e spensieratezza”. “Il gioco sarà un pretesto – spiega il conduttore – la vincita sarà devoluta all’Airc, l’Associazione della ricerca contro il cancro”. Ma Amadeus non si ferma qui. “Sto cercando nuovi format, per l’access time e per la sera – racconta – Sono a Discovery per sperimentare, la cosa bella è che non ho sentito nessun tipo di pressione. Farò qualche numero zero, è sempre una sfida”.
“Dopo un po’ sento il bisogno di andare via, anche quando le cose funzionano”
In questi ultimi quattro mesi, Amadeus si è ritrovate a leggere critiche spietate, alcune delle quali – ammette – lo hanno ferito: “Quando leggevo cose gratuite…Erano gli stessi che mi attaccavano anche se facevo il 73% di share, figuriamoci col 3. Si va avanti”. Ma lui si professa sereno e va avanti per la sua strada. “Non ho tolto niente a nessuno, ho fatto una scelta di vita – sentenzia – Mi piacciono le sfide impossibili dai tempi della radio, a DeeJay. Ho fatto cose imprevedibili: lasciai il Festivalbar, dopo quattro edizioni, senza ragione. Il povero Vittorio Salvetti, buonanima, che per me è stato un secondo padre, mi disse: ‘Ti inchioderei qua, ma capisco che tu voglia cambiare’. Dopo un po’ sento il bisogno di andare via, anche quando le cose funzionano. Sarà una vena di follia, che ne so, forse ci vorrebbe uno psicanalista. Lo faccio con serenità, mi piace cercare nuove sfide”.
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“Continuerò ad amare la Rai, ci ho passato 25 anni, è un pezzo della mia vita”
Amadeus spiega perché ha lasciato la Rai dopo 25 anni: “C’entra anche la curiosità, l’imprevedibilità della vita, ho sentito che dovevo andare. Al Nove ho trovato un clima bello, c’è grande considerazione di me, ho la possibilità di fare e inventare. Non che mi sia mancata dove ero, ce l’ho avuta per tanti anni. Non prevedevo, dopo di andare via dalla Rai. E continuerò ad amare la Rai, ci ho passato 25 anni, è un pezzo della mia vita. Sono arrivato con Carlo Freccero da Italia 1 e ci sono rimasto fino ad aprile. Non posso non avere riconoscenza per chi mi ha permesso di lavorare bene per tanti anni. Lavorare bene per me significa avere accanto persone che credono in te, che ti lasciano totale libertà in un’azienda. Se non ti limiti a fare il conduttore, devi avere i dirigenti che si fidano di te, e io ne ho avuti: Angelo Teodoli, Fabrizio Del Noce, Carlo Fuortes, Andrea Fabiano, Teresa De Santis, Stefano Coletta. Tutte persone con cui ho lavorato bene”.