Amedeo Sebastiani, in arte Amadeus, ripercorre la sua infanzia in un’intervista a “7”, inserto del “Corriere della Sera”. “Condividevo la stanza con mio fratello Gilberto – racconta – Io sono del ‘62 e lui del ‘66. Ricordo che c’erano due camere vicine, una però mia madre la teneva sempre vuota per gli ospiti. Ma la verità è che non veniva mai nessuno. E io non capivo perché mio fratello non potesse dormire nella stanza vuota. Non l’ho mai capito. In camera nostra c’erano due letti collocati testa contro testa, un comodino in mezzo, una piccola scrivania. E poster, musicali, ovunque”.
“Qualsiasi soldo avessi in tasca lo spendevo in 45 giri”
“Sono cresciuto con la musica internazionale: Police, Pink Floyd, Eagles, Yes, Deep Purple, Led Zeppelin – svela – Quel mondo fantastico mi faceva sognare: immaginavo di possedere una grande Jeep e di guidare sulle highways ascoltando la musica degli America o dei California. Nella camera c’erano uno stereo, un giradischi vecchio, e una marea di 45 giri. Qualsiasi soldo avessi in tasca lo spendevo in 45 giri. Mia madre impazziva, per questo. Li ascoltavo anche venti, trenta volte al giorno. Mamma si arrabbiava: ‘Studia! Stai sempre a sentire la musica, studia!’”.
“In vacanza, in Sicilia, portavo sempre il mangiadischi”
“I miei sono siciliani e quando andavamo in vacanza a Isola delle Femmine, a Sferracavallo, la cosa fondamentale per me era portare il mangiadischi – ricorda – Mia madre e i miei nonni avevano sempre teglie intere di pasta al forno, ma a me non importava. Volevo solo e spingere io i 45 giri nel mangiadischi. Poi, a diciassette anni, un mio amico che abitava al di piano di sotto, Gianni, un giorno mi disse: ‘Mi accompagni, che c’è un provino in una radio?’. Si chiamava Blu Radio Star, ora non esiste più”.
“Da grande volevo fare il presentatore o l’allenatore”
Il piccolo Ama era affascinato anche dalla tv. “A quattordici, quindici anni andavo dai nonni il sabato e guardavo Canzonissima, poi il giovedì il quiz di Mike Bongiorno, ero attratto da quel mondo magico. Mi piacevano Raffaella Carrà, Corrado, Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Enzo Tortora. Quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande, io dicevo il presentatore televisivo o l’allenatore di calcio”, confessa.
“A Sferracavallo mettevo sempre ‘Ti amo’ di Tozzi al jukebox”
“Io sono sempre stato poco bravo a scuola – ammette – Non ho mai letto molto. Considero di avere imparato molto facendo i quiz. Nel senso che a scuola ero uno bravo ad organizzare le feste il sabato, bravo a tenere su il morale della classe, bravo a fare casino. Ma non ero uno studente modello. Ero quello dell’ultimo banco, capace di fare le imitazioni degli insegnanti e bravissimo in alcune materie, ma scarsissimo in altre. Mi piaceva l’interrogazione di italiano, avevo la parlantina sciolta, me li intortavo, parlavo per ore e quelli mi davano nove, dieci. Se però c’era matematica io mi rifiutavo e scrivevo sul compito: ‘non so neanche da dove iniziare’. Regolarmente prendevo due, tre (…) Il primo jukebox della mia vita? In un bar di Sferracavallo, avevo sedici anni. Il disco che mettevo sempre era Ti amo di Umberto Tozzi. Credo d’aver sentito Ti amo e Tu, senza esagerare, almeno centocinquanta volte, nel corso di quella vacanza”.
“I miei genitori non mi hanno mai ostacolato”
Il conduttore parla dei genitori: “Mio papà era istruttore di equitazione, mia mamma casalinga e hanno girato l’Italia. Dalla Sicilia si sono trasferiti a Ravenna dove sono nato io, poi a La Spezia. Infine a Verona, dove sono cresciuto. Cosa mi hanno detto dopo Sanremo? Si sono commossi. Mia madre mi ha scritto un messaggio che mi ha strizzato il cuore. Mi hanno detto: ‘Non siamo degni di essere i tuoi genitori’. Ho risposto: ‘Non lo dovete dire neanche per scherzo’. Loro stanno sempre in un angolo, non sono molto presenti, sono timidi. Mio padre poi è un uomo molto severo, molto forte caratterialmente, poco espansivo. Loro hanno fatto una cosa molto importante per me, non mi hanno mai ostacolato. Negli Anni 70 sentire che tuo figlio faceva il dj era come dire che era un drogato. Tante volte glielo hanno chiesto e non si sono mai vergognati. All’epoca per un ragazzo come me era impensabile fare la televisione. Avevo due genitori che non c’entravano niente col mondo dello spettacolo, io non conoscevo nessuno, non ero figlio d’arte. Le mie probabilità non erano una su mille, ma una su un milione. Però ce l’ho fatta (…) Sono sempre stato convinto di aver preso la strada giusta. Quello che sognavo di fare da ragazzo l’ho realizzato e questa la considero la grande fortuna della mia vita”.
“L’ultimo edizione di Sanremo è stata una gioia”
Il presentatore ripercorre i suoi tre Sanremo: “Sono stati tre festival completamente diversi dall’altro. Il primo era il festival dell’assembramento. Io non ho mai visto tanta gente nella mia vita, eppure ho frequentato locali, discoteche… C’era gente ovunque. Il secondo era il deserto, una situazione drammatica. Ho l’immagine di quando uscivamo dal teatro Ariston, la sera dopo le prove, e Sanremo sembrava una città morta. Con il lockdown si era pensato di non farlo, io mi sono opposto fortemente. Farlo con i palloncini al posto del pubblico è stato terribile. Per fortuna c’era Fiorello, vicino a me. Lui si è caricato sulle spalle molto. Io in fondo presento canzoni, non ho bisogno del rimbalzo delle emozioni del pubblico, mi concentro sulla telecamera e basta. Lui no, lui fa ridere e se davanti non c’è nessuno che ride è micidiale. Ma Fiore è riuscito anche a fare questo. L’ultima edizione è stata una gioia. Avevamo le mascherine ma non ci facevamo caso, c’era il calore del pubblico, l’applauso, l’ovazione, le risate e il divertimento, il calore. Era bellissimo vederli in piedi o ballare”.
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“A Fiorello non posso chiedere di più”
Fiorello, il prossimo anno, non ci sarà. Ad anticiparlo è proprio Amadeus: “E’ stato molto generoso con me. Mi ha accompagnato e mi è stato vicino, da par suo, in questi anni. Non posso chiedergli di più. Ma non si libererà di me. Lo tartasserò per avere consigli. E lui è la persona ideale, in virtù del talento e dell’esperienza, per darmi i più giusti”. “Sarebbe bello avere al festival Mina e Adriano Celentano – conclude – E, oltre a loro, mi piacerebbe tornasse Roberto Benigni. Ma se mi chiedi un sogno, un sogno vero, te lo confesso: vedere il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul palco del festival degli italiani”.