Dopo la condanna all’ergastolo in primo grado, Alessandro Impagnatiello scrive una lettera a Giulia Tramontano da lui uccisa il 27 maggio del 2023 con 37 coltellate, mentre era incinta di 7 mesi del loro primo figlio, Thiago. La missiva, affidata alle mani del fratello Omar, è stata letta all’interno della trasmissione radiofonica “La Zanzara” condotta da Giuseppe Cruciani. Una lunga lettera scritta a mano, dove si rivolge alla donna e alla sua famiglia rinnovando le scuse, per poi scagliarsi contro i media. Il conduttore, prima di leggere la lettera in diretta, ha precisato di essere stato autorizzato da Omar Impagnatiello, procuratore del fratello, e dal legale. “Ogni istante della mia esistenza è dedicato a lei. E così anche ora le prime parole sono esclusivamente per te Giuliet, per la meravigliosa ragazza che eri, che sei e sarai. Perché dentro me non cesserai mai di splendere. Per quanto inutili e imbarazzanti siano, ti porgo nuovamente le mie scuse a te, alla tua meravigliosa famiglia e a tutte le persone toccate da questo inspiegabile e folle male. Mi manchi”, inizia così la lettera.
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Alessandro impagnatiello nella lettera attacca i media: “Siete riusciti a parlare più di me che di Giulia”
Giuseppe Cruciani continua a leggere senza mai alzare gli occhi scandendo le parole e precisando anche le virgolette: “So che ci sarebbero tante altre cose da dire. Io e te ce le diciamo tutte le sere, tu già lo sai. Ora però vorrei porre l’attenzione su qualcosa che passa inosservato: la tv e le sue vittime collaterali. In quest’ultimo anno e mezzo è stata trasformata una situazione drammatica in un crudo teatro per la sola soddisfazione del pubblico da casa. Posso già immaginare quali saranno i titoli ‘Impagantiello è narcisista, punta i riflettori su di sé e fa la vittima’. Il pm ha detto bene di questo processo, se n’è parlato troppo, ed è proprio così, siete riusciti a parlare più di me che di Giulia, facendo cadere le date delle udienze in date appetibili per il pubblico. L’interrogatorio esattamente un anno dopo il reato, le arringhe esattamente un anno dopo la perdita di Giulia Cecchettin e l’ultimo atto il 25 novembre giorno contro la violenza sulle donne”.
“Avete mai pensato a mio figlio di nove anni che porta sulle sue fragili spalle il cognome di quel mostro?”
Nella seconda parte della lettera Alessandro Impagnatiello parla dei suoi familiari e di ciò che stanno affrontando: “Fin dal principio la mia famiglia è stata costretta a lasciare casa perché pedinata giorno e notte dai giornalisti. Avete mai pensato a mio figlio di nove anni che porta sulle sue fragili spalle il cognome di quel mostro dei vostri titoli? Queste sono le vostre vittime. Vorrei tanto essere l’ultimo caso mediatico, ama quanto pare siete più interessati al guadagno. Questa è la ‘banalità dei media’. Mi spiace utilizzare questo canale per dire ciò che ho da dire, ma forse è l’unico modo perché qualcuno ascolti, sperando che in molti invece ci riflettano”. “Tutto questo – conclude – non mi distaccherà mai dal pensiero principale e costante che ho per te Giuliet, dal vuoto che ho lasciato e dall’abisso in cui nuoto. Nuovamente ed eternamente ti chiedo scusa”. Al termine della lettura, Giuseppe Cruciani aggiunge: “Io non commento nulla questa lettera è a disposizione di chiunque la voglia, la prima lettera di Impagnatiello dal carcere”.
La replica dei genitori di Giulia Tramontano: “Sei un miserabile”
La reazione della famiglia di Giulia Tramontano, in particolare dei genitori Franco Tramontano e Loredana Femiano, non ha tardato ad arrivare. Pochi istanti dopo la lettura in diretta del testo, la coppia ha affidato ai propri canali social solo poche e semplici parole accompagnate dall’immagine di una pantegana: “Sei un miserabile. No, non la pantegana, tu”. La frase fa riferimento al fatto che per mesi Alessandro Impagnatiello ha provato ad avvelenare la compagna con il veleno per topi ma non solo. Nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa di Giulia Tramontano, davanti ai carabinieri che gli chiedevano conto delle buste di topicida ritrovate nel suo zainetto di lavoro, l’assassino aveva dichiarato: “Quello è veleno per topi. Sapete perché? Perché quando dopo il turno all’Armani ci fumiamo le canne sui gradoni di piazza Croce Rossa arrivano pantegane così grosse. A Milano girano, pantegane così grosse”. Nel corso delle indagini è poi emerso che si trattava dello stesso veleno che era servito al barman per avvelenare, per mesi e mesi prima del delitto, Giulia Tramontano e il feto che portava in grembo.