La 20edizione di “Amici” è un successo di pubblico. Merito di un ritorno alle origini, non si sa se ed eventualmente in che misura dovuto alla pandemia, che non contempla star internazionali tra i giudici e pesca tra vecchi volti del talent. Vedi Stefano De Martino e Stash, senza contare che lo stesso Emanuele Filiberto di Savoia è un ex concorrente di “Amici Celebrities” e in quanto tale membro della corte defilippiana.
“Nel mondo di Maria il tempo sembra non passare mai”
Ad analizzare l’edizione numero 20 di “Amici di Maria De Filippi” è Aldo Grasso nella sua consueta rubrica sul “Corriere della Sera”.
“Vent’anni di storia sono molti per un programma televisivo: alla schiera dei defilippologi dovrebbero offrire l’opportunità di preziose osservazioni con risvolti storici e sociali, non solo «mitici» – scrive il critico tv – I programmi della De Filippi S.P.A. sono accomunati da una caratteristica interessante: nel mondo di Maria il tempo sembra non passare mai. Difficile trovare altri universi narrativi in cui i linguaggi e le estetiche si mantengano così immutati, forse perché sbocco diretto della sua «Weltanschauung»”.
“Amici è un fermo immagine, un assopimento nel tempo neutro”
“Vero che, nel tempo, «Amici» si è aperto all’esplorazione di nuovi stili e generi musicali (come dimostrano i profili dei concorrenti più interessanti di quest’anno, da Sangiovanni ad Aka7even), vero che Maria ha progressivamente smussato l’approccio da rigida istitutrice collegiale per proporsi come una figura più comprensiva, quasi genitoriale, ma il cuore narrativo del programma non ha bisogno di cambiare mai: «Amici» è un fermo immagine, un assopimento nel tempo neutro, né durata né eternità”.
“L’innesto più inspiegabile è quello di Emanuele Filiberto”
“L’effetto novità dovrebbe forse passare da giudici e professori del talent – conclude Grasso – il mondo di «Amici» si popola ogni anno di personalità nuove, che però vengono presto defilippizzate, modellandosi irrimediabilmente ai tratti caratteristici di linguaggi e ingranaggi ben consolidati. Bisogna aspettare tarda notte per veder comparire Pio e Amedeo, unici ancora immuni all’effetto Fascino, anche se sono parsi leggermente appannati rispetto ai loro standard di comicità volutamente scorretta e «cafona». L’innesto più inspiegabile di quest’anno è quello del principe Emanuele Filiberto: forse cerca una Oprah Winfrey che gli regali un senso (più narrativo che esistenziale)”.
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