Aldo Grasso stronca “Domenica In”. Il giudizio del popolare critico televisivo sul contenitore domenicale di RaiUno è impietoso. “Non trovavo le parole per dire quanto fosse noiosa e insulsa la tv che si nutre solo di sé stessa; per questo ho seguito Domenica in quando stava parlando di Ballando con le stelle con gli inevitabili highlights della sera prima – ha scritto nella sua consueta rubrica sul “Corriere della Sera” – Non so come esprimere la mia avversione per le giurie televisive (specie quelle con le palette); per questo mi incuriosiva Mara Venier che discuteva di una reazione verbale di Iva Zanicchi, come se tutto non fosse combinato o, quanto meno, prevedibile (se chiami certe persone si sa già come andrà a finire, vero signora Carlucci?). Domenica in come il Var di Ballando con le stelle, mah! Domenica in è fastidiosa perché Venier tratta la trasmissione come fosse casa sua, con una trasandatezza formale degna di una tv locale”.
“Chi sono le persone che seguono Domenica In?”
“A un certo punto, mentre l’ipocrisia dei discorsi si tagliava con il coltello, Venier se ne esce con questa frase: ‘Da casa poi i social pensano che io censuri’. D’improvviso, mi si è spalancato un mondo: chi sono le persone che seguono Domenica in e usano i social per interloquire? – si è chiesto? – Sono giovani interessati alle intemperanze di Iva Zanicchi? Sono vecchierelli che hanno scoperto i social e li usano come Silvio Berlusconi usa TikTok? Sono gruppi d’ascolto attratti dalle meraviglie del mondo digitale e organizzati per «ringiovanire» il target di Rai 1?”.
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“Pensi a fare un buon programma, come ai tempi di Pippo Baudo”
“La vecchia, cara tv generalista della domenica pomeriggio (l’horror vacui della domenica) messa sotto esame in diretta dai social? Invece di pensare a fare un buon programma, come ai tempi di Pippo Baudo, invece di guardare oltre la sua cerchia di amici, tipo Alberto Matano, Venier si preoccupa della reputazione dei social: non sapendo che alcuni di questi gruppi (il popolo dei social è la nuova entità astratta che ci domina) sono manovrati e non bisogna neanche prenderli in considerazione. Il servizio pubblico ha delle ragioni sociali che la ragione dei social non conosce”, ha concluso.