29 Ottobre 2021, 19:18
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La scomparsa di una bambina può diventare una storia da serie tv? A lanciare questo quesito girandolo ai lettori del “Corriere della Sera” è Aldo Grasso. Il critico televisivo accende i riflettori su “Chi l’ha visto?” e su Federica Sciarelli rei di aver trasformato il caso di Denise Pipitone in un “appuntamento serializzato” ricco di “colpi di scena”.
“Denise Pipitone è uno dei capitoli più «vitali» di Chi l’ha visto? e ogni volta si arricchisce di novità, di attese, di speranze, secondo la grammatica del feuilleton poliziesco – scrive Grasso nella sua consueta rubrica sul “Corsera” – Con tutto il rispetto per i genitori (tutti ci comporteremmo come loro), sono anni che la scomparsa di Denise (ha compiuto 21 anni il 26 ottobre) infiamma l’interesse mediatico e gli ascolti. Federica Sciarelli, che si vive come una sorta di presidio etico permanente (una forza vicaria delle forze dell’ordine), ha diffuso mercoledì sera una fotografia di come sarebbe oggi la ragazza. L’immagine è stata creata al computer da Paloma Galzi (un’americana che si definisce «artista forense») con quella che tecnicamente si chiama «age progression», cioè un invecchiamento attraverso le foto originali di Denise, dei genitori, del fratello: un collage dei tratti somatici”.
“Come ha scritto Matteo Marchesini, «oggi quasi tutti siamo delle tricoteuses della nera, che ci raggiunge con una potenza e capillarità inaudite – prosegue – Non per caso è dilagata a partire dagli anni 90, col crollo delle grandi narrazioni ideologiche e la drastica diminuzione della vita attiva, militante: le semplificazioni del giallo, che non finisce mai di complicare paradossalmente le cose per aggiungere una puntata in più, sono diventate la nostra Weltanschauung (e alcuni magistrati ne hanno preso atto)»”.
“La scomparsa di Denise – conclude il critico tv – si è trasformata in questi anni in un appuntamento serializzato e, secondo le logiche televisive, i comprimari sono aumentati di puntata in puntata: vicini di casa, sospettati, testimoni chiave e testimoni «chiavica» che non c’entrano nulla, ex magistrati, gli immancabili criminologi. Naturalmente non mancano i colpi di scena, dalle lettere anonime alle intercettazioni telefoniche, dai testi del Dna in diretta all’artista forense. Si va avanti, in attesa dell’agnizione, del momento catartico, di una purificazione che i media non possono darci”.
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29 Ottobre 2021, 19:18