08 Giugno 2021, 19:37
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Un anno fa, disse che il coronavirus era clinicamente morto. Oggi Alberto Zangrillo, direttore dell’Unità operativa di anestesia e rianimazione generale del San Raffaele di Milano, dice che il Covid-19 “è clinicamente in letargo”.
Il medico personale di Silvio Berlusconi torna ad esprimersi sul virus ai microfoni del programma radiofonico “Un giorno da pecora”. “Questa mattina il Pronto soccorso del mio ospedale era pieno di pazienti con altre malattie, non esistono fortunatamente pazienti con insufficienza respiratoria da Sars-CoV-2 – dichiara – Questo per me vuol dire che il virus è clinicamente… in letargo. Vogliamo dirla così? Può darsi che si risvegli? Speriamo di no. Il virus esiste come esistono centinaia di virus. Adesso stiamo cercando questo, quindi troviamo questo, però se ne cercassimo altri ne troveremmo altri e quello che è certo è che dobbiamo affrontarlo con attenzione, evitando di fare le cassandre, ma anche di fare degli indovini”.
Secondo Zangrillo, “viviamo nel continuo e perenne pregiudizio. La verità assoluta non esiste. La verità è verità in quanto tale perché la dice qualcuno che appartiene al politically correct. Noi ricordiamo quando Trump disse che forse c’era poca trasparenza da parte dei cinesi: fu preso come un cialtrone, un buffone, e attaccato soprattutto dai media locali e poi ovviamente da tutti gli altri. Adesso, a un anno di distanza, le stesse cose le dice Biden e quindi ora è giusto indagare. In Italia è la stessa cosa, quindi il politically correct è alla fine quello che guida: la verità è in relazione a chi dice quella cosa”.
Per Zangrillo, usare le mascherine all’aperto non ha alcun senso. “Negli ultimi giorni ho scosso la testa quando mi è capitato di incontrare persone che in mezzo al bosco, in un sentiero lungo il corso di un fiume, avvicinandomi mettevano la mascherina terrorizzati perché arrivava l’untore – spiega – Questo è un modo di vivere che non ci porta a quella consapevolezza, a quell’equilibrio mentale e psicologico dell’evidenza, dell’obiettività, dell’informazione corretta. Senza questa informazione corretta saremo tutti un popolo di beoti che segue chi la spara più grossa”.
“Noi dobbiamo ritornare gradualmente alla normalità perché altrimenti – ammonisce – saremo in uno Stato in cui qualcuno anche autorizzato sulla base della sua presunta autorevolezza di medico o di ricercatore o di virologo può addirittura proporre che noi attraverso un chip siamo in qualche modo registrati, sorvegliati e questo non è più un modo di vivere”.
Infine, Zangrillo assicura che non ha alcuna intenzione di scendere in politica: “Sono convinto che un buon medico debba morire medico. Non cambio idea e spero che morirò, il più tardi possibile, facendo il mio lavoro”. Glielo hanno mai chiesto? “Ci hanno provato in modo abbastanza ricorrente ma senza convinzione”.
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08 Giugno 2021, 19:37